Intelligenza artificiale, Fran Drescher avverte dei pericoli

In occasione dei SAG Awards, la presidente del sindacato Fran Drescher ha fatto un discorso contro l'utilizzo dell'intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale - Fran Drescher
YouTube/SAG-AFTRA President Fran Drescher TV/Theatrical/Streaming Strike Press Conference Speech
Condividi l'articolo

Il discorso contro l’intelligenza artificiale

Sappiamo tutti che la questione dell’intelligenza artificiale è stata al centro dell’attenzione di tutti durante gli scioperi avvenuti nel mondo dello spettacolo lo scorso anno. Le manifestazioni, organizzati da WGA e SAG, i due sindacati statunitensi che rappresentano attori e tutti gli altri lavoratori del cinema e della televisione, hanno scatenato rallentamenti nelle varie produzioni di film e serie tv per tutto il 2023. Tra i tanti crucci, oltre a cercare condizioni lavorative migliori, una delle più importante preoccupazioni e il rischio che potrebbe derivare dall’utilizzo dell’IA.

Fran Drescher, presidente dal 2021 della Screen Actors Guild (SAG) e nota per il ruolo di Francesca Cacace nella famosa sit-com La tata, in occasione dell’evento di premiazione organizzato dallo stesso sindacato, ha continuato a schierarsi contro l’intelligenza artificiale. Infatti, l’attrice prima dell’inizio degli scioperi comunicò, attraverso una conferenza stampa, della crescente preoccupazione: l’IA potrebbe sostituire il lavoro di molti, tra cui quello delle scomparse. Sebbene le manifestazioni siano finite, il timore del pericolo resta. “Questo è stato un momento fondamentale nella storia del nostro sindacato che ha tracciato la traiettoria per molte generazioni a venire”, ha detto.

LEGGI ANCHE:  AiLex: la prima intelligenza artificiale che sposerà una donna [VIDEO]

Nel suo discorso contro l’intelligenza artificiale, Fran Drescher ha parlato delle difficoltà che potrebbero nascere: “Durante la lotta per un migliore contratto cinematografico televisivo, sono emerse idee globali. L’intelligenza artificiale ci intrappolerà in una matrice in cui nessuno di noi sa cosa è reale. Se un inventore manca di empatia e spiritualità, forse non è questa l’invenzione di cui abbiamo bisogno. Anche le storie di distopia possono diventare una profezia che si auto avvera. Dovremmo raccontare storie che accendano lo spirito umano, ci colleghino al mondo naturale e risveglino la nostra capacità di amare incondizionatamente.” 

E voi, cosa ne pensate?

Continuate a seguirci su LaScimmiaPensa