Night Swim, la Recensione dell’horror Blumhouse

La recensione di Night Swim, nuovo horror targato Blumhouse. In uscita al cinema dal 22 febbraio.

night swim, recensione
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Dal corto al lungo, come tanti altri prodotti, anche a Night Swim è toccata la medesima sorte, e sempre grazie alla Blumhouse. Nasce tutto infatti dall’idea di Bryce McGuire che in pochi minuti aveva regalato un senso di inquietudine a chiunque avesse cliccato play su YouTube.

Dal piccolissimo schermo al grande è un passo pressoché immediato, visti i tempi che corrono, e soprattutto vista l’onnipresenza di James Wan e della casa di produzione di Jason Blum, re Mida dell’horror.

Night Swim, la Trama

Una piscina maledetta che funziona come un pozzo dei desideri. Con la sola differenza che non si accontenta di certo di una semplice monetina. A farne le spese, la famiglia Waller, che si vedrà trascinata in un incubo senza fine. O senza fondo, a voler essere più precisi.

Lui, ex star del baseball con la sclerosi multipla, lei che fa di tutto per tenere in piedi la famiglia. E nel mezzo, la succitata piscina indemoniata pronta a prendersi la vita di qualcuno in cambio di un desiderio.

Night Swim, la Recensione

C’è da dire sin da subito che non sempre il grande salto di schermi funziona sempre. A riprova, abbiamo l’eccezione che conferma la regola e che risponde al nome di Saw, diretto proprio da James Wan. Abbiamo anche svariati altri esempi contrari all’esordio del giovane regista australiano, come ad esempio Lights Out. Emblemi costanti del fatto che non necessariamente una buona idea funzionale per un cortometraggio possa essere altrettanto funzionale su un lungometraggio.

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Non si esime infatti da quest’ultima riflessione neanche questo Night Swim, nonostante il regista abbia avuto molto tempo per sviluppare un’idea che potesse ben funzionare sul grande schermo. Il risultato, diciamolo subito, è pressoché scadente dall’inizio alla fine.

night swim, cast

L’unico motivo per cui merita un plauso è quello di aver evitato il consueto ed invadente spiegone dettagliato che senza il quale sembra non si possa vivere. In tal senso, la sceneggiatura ci regala un film che mostra quello che accade, dando sì spiegazioni ma in maniera sbrigativa e senza infognarsi nella ricerca della razionalità dell’orrore o in flashback volti a diluire il film ulteriormente.

Anzi, veniamo a conoscenza del fatto che la piscina è maledetta proprio da una “schiava” (termine usato casualmente per evitare spoiler), sul finire del film. Come vuole la prassi. Night Swim infatti è caratterizzato da una costruzione quantomai classica, da consueto pop corn movie a uso e consumo immediato. Il dramma iniziale del passato, il tormentato presente che trova una piega in cui tutto è perfetto, il terribile finale dove tutto o quasi torna alla normalità. Nulla più, nulla meno.

Il che potrebbe anche andar bene giacché nel cinema è la forma a veicolare il contenuto. Anche una storia debole può costruire un gran film, se dietro c’è un’ottima regia. Non è purtroppo questo il caso, ahinoi. Night Swim calca fin troppo la mano sui binari classici del film horror medio, andando alla fine a cavalcare l’onda della mediocrità.

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Da un lato, il dramma familiare della malattia che attanaglia il pater familias e che si riversa su tutti i componenti, condito da una velatissima retorica sulle dipendenze da farmaci, tra le cause principali dei veri drammi familiari presenti nella realtà. Dall’altro, i classici jumpscare da classici film horror targati Blumhouse. Che ormai, per funzionare, devono essere davvero ben confezionati.

night swim, recensione

Questi due binari però mostrano tutti i problemi di Night Swim, che di fatto non riesce ad esprimersi nella sua essenza di film horror di rapido consumo. Fin troppo mal gestiti i momenti drammatici, ancora peggio quelli prettamente horror, con jumpscare ormai prevedibili dall’inizio alla fine e che mai riescono a far sobbalzare davvero dalla poltrona.

È chiaro che ormai anche gli appassionati dell’horror non si aspettano mai il vero capolavoro, soprattutto se c’è la Blumhouse di mezzo, senza nulla togliere alla politica produttiva che risulta essere sempre vincente. D’altra parte però, si potrebbe anche rimanere stizziti dal fatto che questo “summer horror” non riesca mai a cogliere il segno e far scorrere anche un mezzo brivido lungo la schiena, se non a lasciare un senso di prevedibilità costante e profonda noia. Sarà per la prossima.

Cast

  • Ray Waller: Wyatt Russell
  • Eve Waller: Kerry Condon
  • Izzy Waller: Amélie Hoeferle
  • Elliot Waller: Gavin Warren

Trailer

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