Il grande mistero in True Detective 4 si risolve così: un finale molto concreto, che lascia molto non detto e arriva a una verità più utile che giusta
La premessa di True Detective 4 dà adito, come nelle stagioni precedenti, a un mistero dal carattere sovrannaturale. La scomparsa prima e l’enigmatica morte poi dei ricercatori di una remota stazione scientifica dell’Alaska sembrano essere causate da un’entità mostruosa, inconcepibile forse, che pare andare al di là di ogni interpretazione razionale.
Le parole “lei è sveglia” suggeriscono la persecuzione di qualcosa rimasto dormiente ma infine tornano per portare distruzione e morte. Cos’è che si è risvegliato di preciso, e cosa hanno fatto i ricercatori per scatenare l’ira di questo essere, se di un essere si tratta, su di loro? Questo è quello che scoprono le agenti Danvers e Navarro dopo sei episodi di indagini.
Ebbene, ciò che emerge è straordinariamente concreto. Andiamo con ordine: il centro scientifico, Tsalal, compie ricerche su un microorganismo congelato nel permafrost, il cui DNA potrebbe portare a importanti scoperte che “cambierebbero il mondo”. La serie suggerisce che probabilmente è tutto vano, le ricerche non portano a nulla.
In ogni caso, per studiare questo organismo i ricercatori hanno bisogno che le acque in cui si trova vengano “inquinate” così da avere maggiori probabilità di successo nel rintracciare esemplari utili. Quindi, di concerto con le fabbriche locali, forniscono dati falsi sull’inquinamento delle acque, le quali però causano moltissimi e gravi problemi di salute alla popolazione locale.
Una ragazza nativa, Annie K, scopre il magheggio anni prima degli eventi perché esce con uno degli scienziati. Si introduce nel laboratorio, trova la botola segreta e distrugge tutte le apparecchiature per gli esperimenti. Gli scienziati la scoprono e tutti insieme, come i congiurati con Cesare, la assassinano brutalmente. Il suo cadavere viene ritrovato e del caso si occupa Navarro: non riesce a risolverlo, e la perseguita per anni.