Succession: cent’anni di solitudine di una dinastia in declino, quella della famiglia Roy
In Succession la moderna lotta fratricida dal sapore Shakesperiano per la conquista dell’eredità paterna ha due contendenti, il vinto Kendall che si rivelerà , alla fine di tutto, il vincitore morale, mentre il vincitore effettivo, l’uomo comune Tom, è in realtà il vero vinto perchè succube del potere tale da renderlo, in termini di umanità , il vero perdente. E nel mezzo, fra i due, traditrice e vittima sacrificale, Shiv.
“C’è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre Non dovrai che restare sul ponte E guardare le altre navi passare Le più piccole dirigile al fiume Le più grandi sanno già dove andare Così son diventato mio padre Ucciso in un sogno precedente Il tribunale mi ha dato fiducia Assoluzione e delitto lo stesso movente”
La canzone del padre – Fabrizio De Andrè
C’era una volta…
C’era una volta un anziano re con quattro figli a regnare su un’immensa terra chiamata Waystar, il primo ha deciso di abdicare il trono paterno, e gli altri tre se lo contendono fra loro, ma il vecchio patriarca, per accontentarli ha diviso il regno in tre parti. I tre figli non si accontentano della spartizione, loro vogliono la corona del padre, così la figlia e il figlio minore si alleano con il fratello maggiore per spodestarlo, ma il vecchio re riesce sempre a batterli su ogni campo di battaglia sbaragliando tutti i loro schieramenti.Così il re, a ogni tentativo di spodestamento, dimostrando generosità ed amore continua a riaccogliere i figli alla corte reale quando tornano sconfitti alla corte reale.
A ogni tradimento il vecchio re rischia di morire, e sull’ultimo letto di morte, per la prima volta i figli, un tempo rivali, ora si ritrovano riuniti, pronti a battere insieme un nuovo nemico, un giovane re nordico che vuole possedere il loro regno, ma non sanno che il vecchio re aveva già stretto accordi con il giovane regnante, cosi facendo si sentono traditi dal vecchio padre, privati della sua fiducia e del suo amore, oltre che dal regno che spetterebbe loro di diritto.
L’amore è potere, lo sa bene Kendall Roy, secondogenito dei quattro figli di Logan Roy (Brian Cox) fondatore della Waystar, che per tutta la vita ha lotta per avere un minimo di riconoscimento da parte del padre, tentando a tutti i costi di dimostrarsi all’altezza della futura eredità .
Per lui il potere è amore.
E soprattutto lo sa bene Tom Wambsgans, che ha tentato di incastrare queste due cose, amando (e sposando) la figlia di re Logan (e sorella di Kendall), ma capendo presto che per avere il potere, deve sacrificare l’amore, quello sincero e genuino, a discapito di un altro tipo di amore, egoista e mirato a un obbiettivo ben preciso, quello di scalare la piramide sociale della Waystar.
Quindi, per Tom l’amore è potere.
Ma quando Kendall Roy ha capito che la sua posizione nella Waystar ( o meglio nella lista paterna dei possibili eredi ) è fragile, ha tentato più di una volta, di “spodestare” il padre per ottenere il posto di CEO, tentando di coinvolgere gli altri due fratelli, tranne il primogenito Connor che si definisce imparziale e fuori dai giochi di potere aziendali.
Il “punto di contatto” fra due personaggi agli antipodi come Tom e Kendall è proprio la principessa Shioban “Shiv” figlia di Logan Roy e sorella di Kendall e Roman ( l’ultimo figlio ).
Tom vorrebbe dei figli, a differenza di Shioban ( figlia di una donna che ha preferito affidare i tre figli al padre, piuttosto che crescerli personalmente ), e qui arriviamo a un altro punto in comune, se Tom desidera una famiglia l’unico Roy ad avercela è proprio Kendall, sposato anzi divorziato dalla moglie Rava, con due bambini, di cui una adottata.
Kendall che ha già figli, mette in atto con loro le stesse dinamiche paterne, è assente, invece che andare a rassicurare la figlia dopo un aggressione preferisce far seguire lei e la ex moglie da una scorta, dice di fare tutto “per i figli, per la famiglia” – le stesse parole usate da Logan – e a un certo punto quando la moglie con i bambini si rifiuta di partecipare al funerale di Logan, Kendall ne vuole la custodia, come ha fatto il padre con lui e i suoi fratelli, da piccoli.
E ogni volta Logan riacquisisce il controllo, non solo sull’azienda ma soprattutto sui tre figli in particolare su Kendall “il figliol prodigo” che ritorna sempre all’ovile, designato come sacrificio da esporre al pubblico, cosa che è accaduta alla fine della seconda stagione. Kendall, davanti a Logan, ritorna il bambino della sigla, quello che cerca continuamente il padre con lo sguardo quando quest’ultimo se ne va ( come gli altri tre del resto ).
I quattro fratelli Roy non sanno nulla della fatica e gli sforzi con cui il padre, scozzese che è andato da bambino insieme al fratello Ewan in America nel periodo della seconda guerra mondiale, dal niente ha fondato un impero, eppure conosce ancora il valore di “un gallone di latte”, mentre Kendall e i fratelli sono cresciuti in una gabbia dorata, all’ombra paterna e della Waystar, l’unico mondo e impero che valga la pena comprendere, e conquistare.
Senza questo impero, senza la Weystar, senza Logan, loro tre, Kendall, Shioban e Roman, non sono nulla, e nonostante la loro ricchezza e le infinite possibilità che questa comporta, non sanno come gestire la fine del loro intero mondo ( traditi, loro malgrado, dalla stessa Shiv, che ha preferito anteporre il futuro di suo figlio a quello dei fratelli ).
E qui entra in gioco Tom, più vicino allo spirito di Logan, l’ideale del self-made man, l’uomo che viene da una famiglia non ricca ( o almeno non ai livelli dei Roy ) ma che è riuscito a fidanzarsi e sposare Shiv, la figlia di Logan Roy, oltre che ottenere un posto alla Waystar.
Ma come presto Tom scoprirà , per scalare la gerarchia dell’azienda ci si deve abbassare e umiliare ( anche a mangiare e abbaiare come cani ), tradire i propri valori, servire, e soprattutto comprendere chi è sacrificabile e chi invece bisogna tenersi stretti, cambiando schieramento se è necessario.
Eppure, ciò di cui Tom ha veramente bisogno è l’affetto ( oltre che la protezione sociale ed economica ) di Shioban, un sentimento che dovrà dividere inizialmente con altre persone, un duro colpo che Tom si vedrà colpire durante la prima notte di nozze, quando Shiv gli dice di volere una relazione “aperta”, e soprattutto quando si rende conto che anche lui, il marito, è sostituibile e sacrificabile.
In entrambi i casi l’amore ( o meglio la sua assenza ) è solo una merce di scambio da barattare, non molto diversa dal denaro che i Roy sperperano senza conoscerne il reale valore ( in acquisti inutili e riempitivi, oltre che in relazioni momentanee e non durature ), una merce di scambio che può alimentare rabbia e frustrazione, come in Kendall, o anestetizzare i sentimenti e la morale dandosi la spinta per connettere atti ignobili, come in Tom ( e Greg al suo seguito ).
Dinastie europee e imperi americani
Per questi motivi non esiste un vero “vincitore” in Succession, certo chi ha “vinto” il posto di CEO non è Kendall ma Tom, che dopo esser eletto CEO da Mattsson perdonerà Greg ma con lo stesso orgoglio con cui l’ha elevato di posizione quando ha minacciato di ricattarlo con i documenti che invece doveva distruggere, un orgoglio non molto diverso da quello di Logan nei confronti di Kendall quando il figlio lo ha “assassinato” in diretta televisiva rivelando, alla fine della seconda stagione, quello spirito “da killer” che cercava nei suoi eredi ( ma a quanto pare non era abbastanza ).
E in Succession vengono mostrato gli effetti deleteri di questa narrazione, il cui rischio “minore” è di perdere la propria moralità , diventare un semplice guscio ben vestito a cui piace comprare belle cose, e dentro, il nulla.
La vittoria di Tom è solo una facciata, una necessità di Lukas Mattsson di avere un “frontman” servizievole e che accusi i colpi, nient’altro, Tom non sarà mai il vero capo e dovrà rispondere a Mattsson e alla Gojo ( fino al prossimo CEO ).
Se vogliamo designare un vero vincitore quello è proprio il re nordico Lukas Mattsson, giovane fondatore della Gojo, compagnia svedese tecnologica che ha acquistato la Waystar in un accordo voluto dallo stesso Logan Roy, dimostrando come, piuttosto che cedere la Waystar a uno dei figli, preferisca cederla a uno sconosciuto ( non è molto diverso da quando, pur di non annunciare Shiv come nuovo CEO, ha preferito rinunciare a un affare vantaggioso con i Pierce.
Uno sconosciuto che in realtà è un imbroglione e un bugiardo, ma pur sempre un abitante del “vecchio mondo”, un europeo ( come lo stesso Logan ) e soprattutto uno che ha fondato un azienda, e se con metodi illeciti o leciti non ha importanza, ma è uno come Logan, un killer, e ciò per i figli viene vista come la definitiva e ultima umiliazione di Logan nei confronti di quei loro quattro, nient’altro che dei “buoni a nulla”.
Quello di Kendall è un dolore interiore, un dolore che lo paralizza in una cronica incapacità di cambiare davvero le sorti sue dell’azienda, Kendall è incapace della freddezza paterna ma forse il più sensibile ed empatico dei tre ( soffrirà , per tutte le restanti stagioni, della morte del giovane cameriere morto a causa sua ), e agli occhi della famiglia quell’erede è solo un tossico con manie suicide, che crolla su quella panchina dopo l’ennesimo tradimento famigliare, quello di Shioban.
E ora forse, nel brindisi sorridente di Roman, nella fuga di Connor in Slovenia, e in Kendall perso nella momentanea abulica disperazione mentre guarda il tramonto del proprio impero sul mare, tutti loro quattro riusciranno finalmente a ricominciare da capo, a respirare senza guinzagli stretti al collo, e forse, ad amare.
Al guinzaglio dell’ex impero, ora c’è Tom e quindi a conti fatti la vera vincitrice ( e allo stesso tempo, la più grande perdente ) suo malgrado, è Shiv.