Cosa sta succedendo al box office italiano?

Cosa sta succedendo al box office delle sale italiane? Dati alla mano, cerchiamo di dare qualche risposta

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Uno degli argomenti più dibattuti intorno al cinema e alle sale è, negli ultimi anni, l’affluenza del pubblico, e come sta cambiando la fruizione della sala con l’avvento delle piattaforme e come, di consuegenza, si evolve la situazione del box office. La questione è stratificata, importante, sfaccettata, e certo non ha domande e risposte facili: ma osservando i numeri, e i titoli, si può provare quantomeno a delineare qualche conclusione parziale.

migliori posti al cinema

Proprio come in una detection, partiamo dalle prove: perché, come dicevano in C.S.I., le prove non mentono mai (forse).

CINEMA vs COVID

E allora, i dati.

Sono quelli raccolti da Cinetel, società partecipata dall’Associazione Nazionale Esercenti Cinema (ANEC) e da ANICA Servizi che cura quotidianamente la raccolta degli incassi e delle presenze in un campione di sale cinematografiche di prima visione in tutta Italia.

Uno spartiacque fondamentale, va detto preliminarmente per i sassi che ancora non lo sapessero, è stato il periodo di pandemia, quando l’emergenza Covid 19 ha chiuso le persone in casa per quasi due anni cambiandone abitudini e usi e costumi: ma più che altro (nel cinema come in qualsiasi altro campo) facendo affiorare tutto quello che già covava, dando un’accelerata a processi -tras-formativi già in atto.

Nel 2017, su 528 film distribuiti in Italia, il guadagno complessivo al botteghino è stato di 584 milioni.

Nel 2019 ci fu addirittura un’impennata con meno film distribuiti (495) e un incasso maggiore (635 mln).

Poi il lockdown: così che l’anno successivo, il 2020, è stato nero, con la metà dei film distribuiti l’anno prima (246, ma ricordiamo gli otto mesi di chiusura totale delle sale cinematografiche ex lege) e un incasso di 182 mln.

Non è andata meglio il 2021: 353 film distribuiti, 169 mln (addirittura un rapporto inversamente proporzionale, perché aumenta la distribuzione ma diminuisce il guadagno).

Solo nel 2022 qualcosa inizia a migliorare, perché i film mandati in sala sono 498, l’incasso annuo sale a 306 mln.

ANICA definitivo 2021

Il 2023 è l’anno in cui le sale riprendono quasi a lavorare a pieno ritmo, perché i film distribuiti sono 736 (addirittura di più del periodo pre-covid), e l’incasso sale del 61% rispetto all’anno prima arrivando a 495 mln, pur con una diminuzione del 16% rispetto al 2019.

Insomma, bene ma non benissimo.

Perché le sale non sono ancora piene come prima in quanto a frequenza, ma si riempiono solo per certi film: hanno avuto un successo travolgente Oppenheimer di Christopher Nolan e Barbie di Greta Gerwig, e si è abbattuto come un tornado nelle sale l’insospettabile C’è Ancora Domani di e con Paola Cortellesi, film sulla violenza domestica in bianco e nero con (vaghi) rimandi al neorealismo, che ha racimolato nientepopodimeno che 35 milioni di euro, superando Avatar in Italia e diventando il maggior incasso del post Covid.

CINEMA vs VHS

I numeri del 2023 spingono ad un relativo ottimismo: non più abissalmente lontani dai valori pre-pandemica, anche se non vicini alle cifre a cui ci si era abituati. Ma una riflessione va fatta, ed è quella che in tanti non vogliono sentire: la sala non è più, non può più essere né forse deve, l’unico luogo per usufruire dell’opera audiovisiva.

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Eppure c’è un ma.

Quando nel 1934 arrivò la tv in Italia, e quando nel 1977 si inaugura la televisione a colori, in tanti vedono in quel piccolo tubo catodico una sciagura per il cinema: vero e falso insieme.

Perché tra gli anni ’50 e ’60 si hanno i primi segnali di flessione del mercato cinematografico a causa della diffusione del nuovo elettrodomestico, ma in quel periodo di boom va considerato anche che la crescita economica del paese e la motorizzazione le società occidentali (e quindi l’Italia) possono permettersi anche altri tipi di divertimento che non siano solo il cinematografo, perché nel 1960 uno studio condotto dalla SIAE metteva in evidenza come la motorizzazione fosse uno svago pari al cinema e alla televisione.

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Senza dimenticare che alla fine degli anni ’70 arrivano i videoregistratori e la conseguente diffusione dei negozi che affittano film in videocassetta a basso costo, sancendo definitivamente la lotta tra cinema (inteso come sala) e tv a colpi di tecnologia.

CINEMA vs NETFLIX

Corsi e ricorsi storici, direbbe qualcuno. Quanto detto sopra potrebbe benissimo calzare alla situazione di oggi, semplicemente sostituendo alla parola motorino o videocassette i nomi di Netflix o Disney Plus: it’s only rock’n’ roll, baby, è il progresso e tu non puoi farci niente.

Tutto questo per dire che non c’è nulla di nuovo nell’erosione di pubblico dalle sale: è qualcosa di endemico in quanto oltretutto il cinema inteso nella funzione di consumo di massa nasce proprio come passatempo, e solo subito dopo si è evoluto diventando l’arte complessa e stratificata che è, ma essendo per tanti un passatempo deve far fronte alle altre forme di svago e divertimento.

E forse proprio per questo non è un caso il cambiamento di pubblico che si può e si deve osservare proprio in questo ritaglio di contemporaneità tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.

Se ci pensiamo bene, fino a qualche anno fa i re incontrastati del box office in Italia erano i cosiddetti cinepanettoni, genere erroneamente attribuito a Vanzina ma in realtà sviluppato dai film di Enrico Oldoini e Neri Parenti: film che per quanto, a posteriori, possono essere visti come uno specchio deformante ma che restituisce la vacuità dell’epoca (parliamo dei Novanta), hanno uno sviluppo leggero e sono rivolti ad n pubblico fortemente massificato e senza pretese artistiche, che si accontentano appunto di un superficiale divertimento.

E sembra che sia proprio allora questo il pubblico che è venuto a mancare nello scorso biennio, creando quel buco che hanno colmato le piattaforme: un pubblico poco esigente in cerca di un film che posa semplicemente essere un riempitivo di due ore.

E questo senza sminuire o criticare nessuno, perché il cinema (inteso come produzione) è anche questo: ma è un dato di fatto se appunto si osserva il box office dal 2023 ad oggi.

Le prime avvisaglie di un cambiamento sono evidenti nell’ottobre del 2022, proprio a fine pandemia: Dante, uno dei progetti più coraggiosi e una delle opere più riuscite di un genio come Pupi Avati, un film in costume che racconta la vita del sommo Poeta attraverso gli occhi di Boccaccio, in periodo di “vacche magre” totalizza quasi 2 mln di euro, sorpassando Smile, un horror, e avvicinandosi addirittura i 3 mln di Black Adam, cinecomics della DC Comics/Warner.

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ooppenheimer

In seguito, mentre i blockbuster del 2023 come MI7 Dead Reckoning, Indiana Jones e Il quadrante del Destino, o ancora Black Panther Wakanda Forever si attestano tra i 5 e i 7 mln di incasso, con una campagna pubblicitaria mondiale, è un caso che fa storia La Stranezza di Roberto Andò, “piccolo” film d’autore che commistiona dramma e commedia raccontando Pirandello e il processo creativo con un gigante come Toni Servillo, e che incassa ben 6 mln.

Abbiamo poi già detto dell’estate del 2023: i film della Gerwig e di Nolan non sono proprio due commedie, rappresentando uno un manifesto femminista in chiave pop, l’altro il racconto radicale in chiave autoriale dell’inventore della bomba atomica. Eppure Barbie fa 1.445.638.421 $, diventando il quattordicesimo film con maggiori incassi nella storia del cinema; e Oppenheimer totalizza 957.495.070 $, diventando il terzo maggior incasso mondiale del 2023.

Tutto questo mentre dalle classifiche entrano ed escono, sparendo velocemente, film come La Casa Dei Fantasmi (Disney) o Romantiche di Pilar Fogliati (scritto insieme a Giovanni Veronesi) che prevedibilmente avrebbero sbancato fanno fatica pure a farsi notare.

Culminando tutto a fine 2023/inizio 2024, quando il botteghino è colonizzato dalla Cortellesi ma anche dal nuovo film di Wim Wenders, Perfect Days, dall’ultimo di Hayao Miyazaki Il Ragazzo e L’Airone, il fastoso e difficile Povere Creature!di Yorgos Lanthymos e il malinconico Past Lives di Celine Song.

Latitano le commedie: Pieraccioni entra ed esce subito con il suo Pare Parecchio Parigi, i cinecomics come The Marvels non hanno più spinte propulsive, ma in generale è il disimpegno che non è più capace di accaparrarsi le folle di prima.

Si potrebbe spiegare tutto questo perché, come si è sottolineato, chi in sala cercava svago ora sa bene di poterlo trovare altrove (senza uscire di casa e a minor prezzo: non dimentichiamo che un biglietto al cinema costa in media 9 euro, l’abbonamento mensile a Netflix 15…), mentre chi vuole vedere il film di un autore o assistere ad un evento irrinunciabile senza attendere l’uscita in streaming continua ad andare al cinema.

CINEMA vs…?

Insomma, la guerra piattaforma/cinema potrebbe ridimensionarsi a ciclico fenomeno sociale, mentre la produzione cinematografica potrebbe dover iniziare a prendere coscienza che non sono i gusti del pubblico ad essere cambiati, ma probabilmente è cambiato il pubblico, diversificando l’offerta a seconda di chi la potrebbe recepire.

Va anche detto, per ultimo, che probabilmente settecento (700!!) film distribuiti in sala sono davvero troppi per essere assorbiti da un mercato in queste condizioni… ma questa è proprio un’altra storia.

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