Deadpool e Wolverine nell’MCU, come cambia con loro?

Il prossimo film Deadpool e Wolverine ha risvegliato l'attenzione sull'MCU: ma qual è stato il percorso che ha portato a tutto questo?

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Sono il Messia mutante… sono… Il Gesù della Marvel.”: con queste parole Wade Wilson, meglio conosciuto come Deadpool, si presenta ai fan dell’MCU, che sbavanti lo attendevano al varco. Proprio come un messia. Non è casuale che il trailer di Deadpool & Wolverine (il titolo di ora, non è detto che cambi o si affianchi ad altri) sia il trailer in assoluto più visto della storia del cinema nelle prime 24 ore di release, con ben 365 milioni di visualizzazioni sui vari profili social, battendo Spider-Man: No Way Home che aveva raggiunto 355 milioni, e Avengers: Endgame che si era fermato “solo” a 289 mln.

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Non è un caso neanche che questi tre film siano prodotti della Marvel, attesissimi da fan sbavanti e deliranti, tre film che in qualche modo sono stati un vero e proprio punto di svolta per l’MCU.

REWIND: DALL’INIZIO

E chi pensava, nel 2008, che Iron Man di Jon Favreau potesse essere una sorta di pietra miliare, destinato a cambiare letteralmente la narrativa cinematografica? L’eroe non era certo uno di quelli di punta della Marvel Comics, la storia casa editrice statunitense nella quale Stan Lee aveva dato libero sfogo al suo genio; ma il fatto era che gli eroi più famosi erano già stati presi da altre case di produzione, e i neonati Marvel Studios avevano pochissimo margine di scelta per i film dei loro eroi prodotti o co-prodotti direttamente da loro.

I Fantastici Quattro erano appannaggio della 20th Century Fox, così come le punte di diamante degli X-Men e i loro film di successo (i personaggi che nelle loro testate dominavano le classifiche di vendita dei fumetti da almeno due decenni); rimanevano personaggi di seconda e terza fascia, e contemporaneamente il consiglio di amministrazione della Marvel non riteneva i film un modo realmente utile da generare profitti.

Credevano invece che il grande schermo potesse essere un veicolo utile per vendere giocattoli e action figures, organizzando allora un focus group con dei bambini presentando loro vari personaggi: ebbene Iron Man si piazzò come favorito, probabilmente per il suo essere fondamentalmente un robot con tutti gli attributi e le attrattive di un personaggio robotico.

Certo, all’uscita del film le loro aspettative furono ribaltate: perché Iron Man ebbe un successo stratosferico, dimostrando che si, i film ispirati ai personaggi Marvel, se realizzati bene, potevano essere un enorme generatore di profitti anche da soli.

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Da lì, fu come al solito fondamentale l’intuizione base di Stan Lee, ovvero un vastissimo universo condiviso nel quale far ruotare diversi personaggi, ognuno con un suo film che contribuiva a raccontare una grande, unica macrostoria.

Ora: la Marvel non deve essere intesa come una casa editrice, perché Marvel Comics è un vero e proprio movimento, uno stile narrativo ben preciso, una filosofia: un pensiero che non si ferma mai e che guarda sempre avanti.

Perché fino ad allora, fino a quel grosso “fraintendimento” che era stato Iron Man, nessun creativo al cinema si era mai spinto a pensare di poter creare una sorta di serialità narrativa su grande schermo (così come nel 1963, quando uscì il primo albo di Fantastic Four scritto da Lee nessuno lo aveva mai pensato rapportato ai fumetti, arte poverissima per eccellenza): ed ecco che l’intraprendenza e la modernità della Marvel invece creano una serie di film tutti interconnessi, tutti legati da una storia singola che incredibilmente si sviluppava film dopo film.

Inventando anche, anzi dando un risalto come mai prima di allora, alle ormai celebri e proverbiali scene post-credit, ovvero delle sequenze cortissime posizionate dopo i lunghissimi titoli di coda che funzionavano da raccordo con il film o con i film successivi.

Voilà, la magia era creata.

PLAY PAUSE: VELOCITA’ A RITMO SINUSALE

Da lì in poi è stata (quasi) tutta discesa: se editorialmente gli Avengers e il mondo di eroi che girava intorno a loro viveva un periodo di fiacca, su grande schermo stavano entrando in un momento dorato a dir poco. Thor, Capitan America, Hulk e tutti gli altri vendicatori uscivano pian piano dalla zona d’ombra e diventavano superstar.

Complici film che erano si enormi giocattoloni fracassoni e rumorosi e colorati, ma anche delle bombe ad orologeria impossibili da disinnescare. Una narrazione epica, una grandeur che ben presto fu (retroattivamente) divisa in Fasi, ovvero capitoli a sé stanti che iniziavano e finivano una microtrama che componeva un pezzo di un affresco più grande. Un ennesimo colpo di genio per avvinghiare lo spettatore e non lasciarlo più: dopo il primo film di Jon Favreau, sono arrivati L’Incredibile Hulk di Louis Leterrier, Iron Man 2, Thor di Kenneth Branagh, Capitan America Il Primo Vendicatore di Jon Johnston, un percorso (la Fase Uno) culminato con il trionfale The Avengers di Joss Whedon, ovvero la creazione in sala del primo grande super gruppo di supereroi.

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Le regole dei cinecomics e quelle dell’industria hollywoodiana stavano per essere riscritte in maniera assoluta e definitiva: il film del creatore di Buffy si rivela uno dei successi commerciali più grandi di sempre, con oltre 1 miliardo e mezzo di dollari incassati in tutto il mondo, pimo film a superare la soglia dei 600 milioni dopo Avatar e Titanic e miglior apertura di sempre con oltre 207 milioni di dollari incassati solo nel primo weekend.

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Nonostante Whedon non avesse un passato glorioso alle spalle come regista, era un fumettista e sapeva maneggiare con genialità la serialità: questo lo portarono a gestire delle vere e proprie icone popolari e renderle ancora più famose, riuscendo nel tentativo -come accennato sopra- di riunire diverse linee narrative sparse nei film precedenti plasmando qualcosa di unico e innovativo, unendo dialoghi effervescenti a meccanismi pop inesorabili.

Con in più (questo si può dire oggi, a quindici anni di distanza) la capacità di aver programmato fin dall’inizio tutto quello che sarebbe venuto di lì in poi.

Se allora la Fase Uno era stata un Big Bang, la Fase Due va più avanti: Iron Man 3di Shane Black, Thor 2 The Dark World di Alan Tayolr, Captain America The Winter Soldierdei fratelli Russo, Guardiani della Galassiadi James Gunn, Avengers Age of Ultrondi Joss Whedon e Ant-Mandi Peyton Reed decidono di svelare definitivamente le potenzialità letterarie dell’Universo Marvel, che attraverso il racconto epico ricrea un vero e proprio epos moderno declinando in salsa supereroica i generi cinematografici.

Qualcosa di così pazzesco ed enorme da sembrare inconcepibile fino a poco tempo prima: eppure The Winter Soldier riprende il cinema politico degli anni Settanta, Ant-Man rilegge il weist movie, Guardians of the Galaxy modernizza la sci-fi con un occhio a Star Wars. Insomma, il cinema del presente e del futuro indossa una calzamaglia colorata e diventa blockbuster.

La Fase Tre alza l’asticella della spettacolarità: ormai consapevoli del proprio potenziale e della loro forza, i Marvel Studios tirano dritti e portano alle estreme conseguenze quella grandeur che è ormai marchio di fabbrica dei propri film.

Un gruppo di film che ad ogni uscita crea un boato: dall’ingresso trionfale dell’Uomo Ragno nell’MCU (Spider-Man: Homecoming di Jon Watts, il rientro ufficiale del personaggio dalle scuderie della Sony, apre le strade all’ormai strafamoso concetto di Multiverso) fino al ritorno della blackexlploitation (con il Black Panther di Ryan Coogler) fino ad uno dei successi commerciali più strabordanti di sempre, il terzo film degli Avengers che udite! udite! è un unico film diviso in due parti (Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, dei fratelli Russo) che escono a distanza di un anno uno dall’altro, ad aprile 2018 e aprile 2019.

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Le due opere concludono le trame aperte addirittura con l’Iron Man del 2008, chiudendo di fatto la Infinity Saga, un enorme racconto durato undici anni e ben 22 film.

Dal 2008 al 2019 in definitiva la Marvel ha saputo innovare come mai prima d’ora in un sistema, quello hollywoodiano, che ha poi inglobato queste caratteristiche per ricalcarle su altri film; rivoluzionando stili, moduli produttivi, modalità letterarie, riuscendo persino a ricreare la magia del rito collettivo in sala, con gli spettatori a condividere un’unica grande emozione per vedere come andrà a finire e cosa succederà dopo.

Ad oggi, Avengers Endgame ha incassato 2.799.439.100 $, a fronte di un budget di produzione di $356 milioni, diventando secondo il film che ha incassato di più nella storia del cinema dietro solo ad Avatar.

FAST FORWARD: VERSO IL FUTURO E OLTRE

Una volta arrivati così in alto, cosa si poteva fare? Quale poteva essere un altro traguardo?

Rincorrere gli incassi di un film così monumentale come Endgame era inutile e addirittura dannoso; perciò, terminata la trama orizzontale della Infinity Saga, la Marvel ha ben pensato di cambiare drasticamente rotta.

Chiuso (per il momento…?) con gli eroi più conosciuti, ovvero Captain America -tornato anziano in un’altra linea temporale-, Iron Man -morto nello scontro con Thanos-, Hulk -con un braccio distrutto-, non restava che percorrere il sentiero più ovvio e insieme più pericoloso, ovvero fare quello che la Marvel stessa fa nei fumetti: cambiare pagina.

Fuori il vecchio ordine, dentro il nuovo: i film della Fase Quattro del MCU (che inaugura quella che ad oggi viene chiamata la Multiverse Saga, ancora ben lontana dalla sua fine) introducono nuovi eroi e nuovi orizzonti.

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli di Destin Daniel Cretton, Eternals di Chloè Zhao, vedono l’ingresso nell’MCU di nuovi personaggi che iniziano una nuova trama a lunghissima gittata: ma per la prima volta, vanno di pari passo con le serie tv che parallelamente escono sul grande schermo. E allora ecco la rivoluzionaria e bellissima WandaVision, Falcon & The Winter Soldier, Loki, Moon Knight, Ms. Marvel, Licantropus, She-Hulk: una pletora di eroi ed eroine che iniettano nuova linfa nell’Universo Cinematico della Marvel.

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Contemporaneamente, però, c’è il pubblico: un pubblico vertiginoso probabilmente non pronto al mood rivoluzionario della Marvel. Perché al netto di alcuni errori obiettivi ed obiettive cadute, va riconosciuto il tentativo coraggioso di abbandonare un sentiero ricco di sicuri successi a vantaggio di uno totalmente nuovo, che oltretutto porta avanti storie con concetti innovativi: leggende orientali, rapporti emotivi delle I.A., scontri politici, schizofrenia, inclusione delle minoranze, metaletteratura e metatesti, sono tematiche che sottotraccia percorrono serie e film intridendone le trame.

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Da una parte forse era prevedibile che il grande pubblico non seguisse ciecamente questo nuovo corso; ma dall’altra, a conti fatti, dal punto di vista produttivo e creativo la sfida dei Marvel Studios è stata più proficua e suggestiva.

I risultati al botteghino della recente storia del MCU sono stati quindi magri, per quanto possa definirsi “magro” un incasso di $ 432243292 a fronte di un budget di produzione di $150 milioni (Shang-Chi) o di $ 476071180 a fronte di un budget di produzione di $200 milioni (Ant-Man & The Wasp: Quantumania sempre di Reed, il film più discusso); e l’ultimo film uscito, The Marvels, ha avuto una valanga di critiche -anche non sempre obiettive- provenienti da un periodo nero dei Marvel Studios, complice anche lo sciopero di sceneggiatori del 2023 che ha dato un brusco stop a tante produzioni.

Era allora necessaria un’altra svolta forte.

Dal conteggio degli eroi, da quanto raccontato, manca(va)no delle vere e proprie icone culturali: i mutanti, i campioni di vendite di fumetti, i rappresentanti della metafora più forte della Marvel Comics… in una parola, gli X-Men.

TO ME, MY X-MEN!

Febbraio è il mese dell’inizio del ReStart. Il giorno 11, durante il superbowl, esce il primo trailer di Deadpool & Wolverine, che in poche ore diventa il teaser più visto della storia del cinema nelle prime 24 ore: secondo diversi sondaggi, il film è il più atteso in assoluto dell’anno, per diversi motivi.

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L’eroe, o meglio l’antieroe protagonista, Deadpool, è sempre stato un idolo delle folle: non il primo eroe della Marvel a sfondare la quarta parete (la prima è stata la She-Hulk nella run a fumetti scritta e disegnata da John Byrne), ma il primo a rendere la propria consapevolezza di essere un fumetto parte integrante del suo background, con conseguenze tra l’esilarante e il drammatico, è proprio lui.

Inoltre, i primi due film (rispettivamente diretti da Tim Miller e David Leicht) nascono dall’inventiva corrosiva dell’attore protagonista, Ryan Reynolds, e hanno nel loro palmarès diversi record e premi, non ultimi quelli di avere avuto un successo iconografico non indifferente.

Da non sottovalutare poi quello che sarà a tutti gli effetti il co-protagonista, ovvero Wolverine.

Tra i personaggi a fumetti più amati e iconici, pieno di sfumature, ha avuto ben tre film stand-alone (Wolverine, Wolverine- L’Immortale, Logan) presenziando in altri quattro film corali (X-Men, X2, X-Men The Last Stand, X-Men Giorni di un Futuro Passato), ed ha avuto la fortuna di avere Hugh Jackman come efficacissimo interprete. Senza dire che proprio Logan, di James Mangold, è un piccolo capolavoro di introspezione, una specie di western crepuscolare noir in salsa superomistica.

Questa lunga e fruttuosa presenza su grande schermo, però, non ha mai visto il personaggio indossare il suo celebre costume giallo-blu, e neanche la famosissima maschera: cosa promessa e puntualmente mantenuta in Deadpool & Wolverine. Un’opera che oltretutto si inserisce a pieno nelle trame dell’MCU seriale e cinematografico, e insieme riprende personaggi delle gestioni degli X-Men dei film prodotti dalla 20th Century Fox per fare un po’ di pulizia in un universo che deve essere rilanciato e che conta un bel po’ di caos.

X Men 97 serie animata

Questo proprio per preparare la strada all’arrivo su grande schermo, anzi al ritorno, degli X-Men, eroi mutanti che sono da sempre proverbiale, grande e potentissima metafora letteraria per parlare delle minoranze e delle persecuzioni di ogni genere.  

Dopo appena quattro giorni, poi, il 15 febbraio è uscito invece il primo trailer della serie animata X-Men ’97, diretto seguito di una delle serie a cartoni animati più amata di sempre, quella X-Men The Animated Series che dal 1992 al 1997 portò il gruppo in tutte le case aumentando spropositatamente la sua popolarità.

X-Men ’97, insieme a Deadpool & Wolverine (e in coda, la scena post-credit di The Marvels, dove appare Bestia, uno dei mutanti più amati del grande schermo), sono insomma il preludio dello sbarco nei feature film e nella timeline dell’MCU degli X-Men, messi da parte un po’ per i notori problemi legati ai diritti a cui abbiamo accennato sopra, un po’ per far trascorrere del tempo da pellicole, anche queste menzionate prima, di grande successo e qualità. Insomma, dopo essere stato (con enorme successo) avengers-centrico, l’MCU sembra che per tornare sulla cresta dell’onda -senza per questo rinunciare alla sua portata da sempre rivoluzionaria e per non essere mai uguale a sé stesso- voglia diventare mutante-centrico, all’ombra di una bella, gloriosa X.

Sono il Messia mutante… sono… Il Gesù della Marvel.”: dice quindi Deadpool nel trailer. Come dargli torto?

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