Quando si parla d’amore, si sa, ci si addentra in una dimensione volatile, imprevedibile, difficile da afferrare. Molti film, nel corso degli anni, hanno cercato di esplorare la sua natura: che si parli di film sull’amore in crisi o su amori appena nati, la settima arte si è sempre dimostrata uno strumento efficace per l’esplorazione di questo mondo intangibile.
Ultimo esempio di film che mette in dubbio le nostre relazioni, indagandone le ragioni più immediate, è La natura dell’amore, ultima fatica di Monia Chokri in uscita il 14 febbraio grazie a Wanted Cinema. Di seguito potete apprezzare il trailer ufficiale:
La narrazione segue le orme di di Sophia (Magalie Lépine-Blondeau) e Xavier (François Létourneau), una coppia stabile, due professori universitari che hanno costruito la propria relazione sulla corrispondenza intellettuale. Un match razionalmente perfetto, ma che mostra tutte le sue fragilità nel momento in cui subentra Sylvain (Pierre-Yves Cardinal), il falegname tutto-fare di zona che si abbatte sulla loro quotidianità come un uragano.
Nella settimana di San Valentino e in attesa dell’uscita del film, abbiamo deciso dunque di regalarvi un po’ di consigli, guidando in quel cinema che indaga le tante forme dell’amore, indagando sulle sue strutture e invitandoci a mettere in dubbio le nostre relazioni.
La natura dell’amore (2024), Monia Chokri
Partiamo proprio dall’opera di Chokri, che ci porta alla scoperta di una coppia consolidata rassegnata alla monotonia. Xavier e Sophia si reggono su un equilibrio apparentemente inscalfibile, fatto di condivisione culturale, di pensiero e di valori, dove ogni folata di libido sembra però ormai soffocata.
L’arrivo di Sylvain, assunto per condurre i lavori di ristrutturazione della casa, manda in frantumi l’illusione dei due, riaccendendo nella donna il fuoco della passione. Due anime lontane, anzi lontanissime, capaci di trovarsi e riconoscersi nella chimica dei loro corpi.
Ne nasce una torrida relazione clandestina che costringerà Sophia a mettere in dubbio ogni sua certezza. Possono due persone intellettualmente e socialmente tanto distanti coltivare un amore così forte? Può la passione insegnarci un linguaggio comune diverso da ogni altro idioma razionalmente accettato?
La natura dell’amore è un film girato con maestria, che sa essere leggero e devastante, sensuale e divertente, commovente e realistico. Un’opera che vive della staordinaria capacità della Chokri di misurare i diversi registri, ma anche di un cast in stato di grazia.
Un film che ci pone di fronte alla realtà delle nostre relazioni, invitandoci a uscire dalla safe zone alla ricerca di una condivisione relazionale appagante. Da recuperare dal 14 febbraio, proprio a San Valentino, per guardarci allo specchio e chiederci cosa stiamo celebrando: l’amore o la comoda routine?
Amore mio aiutami (1969), Alberto Sordi
Alberto Sordi e Monica Vitti, due mostri sacri della commedia italiana, che mettono in scena le inquietudini post-sessantottine: Amore mio aiutami è un comedy-drama che scuote le fondamenta stesse della società italiana di quegli anni.
I due interpretano Giovanni e Raffaella, una coppia sposata da dieci anni che entra in crisi nel momento in cui la donna si innamora di un altro uomo, un affascinante quarantenne di nome Valerio. Raffaella confessa questi nuovi sentimenti al marito, chiedendogli di aiutarla a trovare la quadra e scegliere se gettarsi in una nuova relazione o restare con lui.
Giovanni, perdutamente innamorato della moglie, ma anche convinto di essere un uomo moderno, di ampie vedute, va incontro alla richieste della consorte, cercando, al contempo, di sabotare la possibile tresca. La narrazione, inizialmente costruita sui toni della commedia, assune progressivamente un volto sempre più angosciante.
Man mano che le certezze di Giovanni vengono meno e l’inevitabile epilogo si fa più manifesto, ci ritroviamo a vivere il profondo senso di disorientamento di una coppia cresciuta con la certezza del “finché morte non vi separi”, di fronte a un mondo non più necessariamente legato all’eterna monogamia, ma che riconosce invece la complessità delle strutture relazionali.
Un film che distrugge costrutti sociali vecchi di secoli, obbligandoci a fare i conti con la nostra natura, la nostra fragilità , con la mutevolezza del nostro mondo interiore.