Darren Aronofsky è uno dei registi più apprezzati e discussi degli ultimi anni, che ha diviso il pubblico e la critica subito dopo l’uscita di tutti i suoi film, alternando atmosfere oniriche e cupe, a storie talmente reali e commoventi da emozionare schiere di cinefili. Specializzato nel rilanciare carriere di molti attori, Darren plasma personaggi complessi che attraversano drammi che lo sono altrettanto. Esplora gli angoli più difficili e sofferti dell’animo umano, facendoci fare i conti con le nostre incertezze, tentazioni, paure.
Il nome del regista è stato recentemente annunciato per direzione del biopic su Elon Musk, prodotto da A24 e basata sulla biografia tratta dal romanzo di Walter Isaacson, già noto per la biografia su Steve Jobs, utile a Danny Boyle per il film omonimo del 2015. C’è già grande attesa per questa pellicola, visto che i film di Aronofsky, finora, si sono basati su personaggi non realmente esistenti, quindi sarà interessante vedere come il regista approccerà a questa nuova pellicola, della quale non sappiamo la futura data di uscita nelle sale. Nel frattempo, come promesso, ecco qui la classifica dei migliori cinque film del regista:
5) Mother! (2017)
Se dopo aver visto questo film siete andati subito a cercare sul nostro sito la spiegazione, vi diciamo di stare tranquilli: non siete soli. Se invece avete colto facilmente le metafore allegoriche e il suo significato, vi porgiamo i nostri complimenti. La metafora biblica della pellicola con Javier Bardem e Jennifer Lawrence entra di diritto in top 5 perché riesce nel suo intento di essere un film disturbante e saper tenere incollato allo schermo lo spettatore, con il cast che coerentemente sembra disorientato dagli eventi che si susseguono nella storia, come il pubblico.
La coppia di sposi (i cui nomi non sono mai citati), riceve la visita di due sconosciuti nella loro casa (metafora di Adamo ed Eva e del giardino dell’Eden) che intuiamo essere stata vittima di un incendio non molto tempo prima. I due inizialmente vengono ben accolti da “lui”, per poi essere cacciati malamente in seguito all’aver infranto un divieto impostogli.
Seguiranno una serie di eventi apparentemente incomprensibili, che raggiungeranno l’apice della tensione nella scena del sacrificio umano (la comunione) perpetrato dai “fedeli” dell’uomo, da poco accolti in casa, ai danni del neonato figlio della coppia, con la conseguente distruzione di tutto quella che era stato creato ad opera di “Madre”, simbolo della Madre Terra, che trova la sua vendetta sugli uomini tramite la distruzione della casa, con un incendio purificatore. Il ciclo poi ricomincerà, con “lui” (Dio) che decide di dare ancora una chance al genere umano, con un’altra Madre.
Il film ha ricevuto una bordata di fischi durante la presentazione alla 74ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, a causa dell’eccessiva espleticità di alcune scene. Successivamente ha ricevuto critiche favorevoli presso alcune riviste cinematografiche. Un film che divide, che probabilmente aveva come intento proprio questo: porre interrogativi e creare dibattito.
Le vite di Ellen Burstyn (Sara Goldfarb), Jared Leto (Harry Goldfarb), Jennifer Connelly ( Marion Silver) e Marlon Wayans (Tyrone C. Love), si intrecciano in questo film suddiviso in tre parti: estate, autunno, inverno. Manca la primavera che simboleggia il ritorno alla vita e, come ben sappiamo, non riguarderà i protagonisti.
Un film che potremmo quasi definire come una denuncia contro le terribili conseguenze dell’abuso di droghe, ma anche di smascheramento nei confronti della droga del ventunesimo secolo: l’apparire, la sete di celebrità e considerazione, che è ancora attuale 24 anni dopo l’uscita del film.
La ricerca di approvazione da parte di se stessi e degli altri; il cercare costantemente l’assuefazione dell’eroina per sopravvivere in un mondo grigio e senza vie di uscita per molti, fanno di questa storia una delle più conosciute del regista, anche se non una delle più apprezzate. Apprezzabili le musiche e la tecnica dello split screen, segna il momento in cui Aronofsky si consacra come regista emergente.
3) The Whale (2022)
Vincitore di due premi Oscar (miglior Attore Protagonista e miglior Trucco e Acconciatura), il film con Brendan Fraser è stato considerato uno dei migliori del 2022. Protagonista della storia, è un docente gravemente obeso, che ha deciso di isolarsi dal mondo in seguito alla perdita del suo compagno. Ha un rapporto conflittuale con la figlia Sadie Sink (Ellie), che cerca in tutti i modi di ricucire, ma la sua indole autodistruttiva lo porta, nonostante i suoi sforzi, ad un destino sempre più segnato.
Una storia commovente, dove a regnare è la continua sofferenza di un uomo, sia dal punto di vista fisico che interiore. Charlie (Brendan Fraser) ci accompagna nei nostri gesti quotidiani con la sofferenza dei suoi, resi sempre più complicati dalla sua diagnosi. Ci trasporta nella sua sofferenza per l’amore perduto (Alan), e il tentativo di ritrovare l’amore della figlia. L’eremitismo di Alan non deriva solo dalla sua obesità, perché ne è una conseguenza. Il suo stare solo è un tentativo di allontanarsi dai dolori della vita, finché non resterà che la morte.
Il tutto è girato con inquadrature strette e tutto nella stessa location, aumentando il senso di claustrofobia nello spettatore e inserendolo nel contesto di vita di Charlie. La scena finale è una liberazione vera e propria, con il protagonista che finalmente si libera della sua ingombrante forma umana (lo capiamo dall’inquadratura dei piedi), durante la lettura della recensione di Moby Dick di Ellie, scritta quando era piccola, unico sollievo nella sua vita di sofferenza. The Wale è senza dubbio uno dei migliori film di Aronofsky.
2) Il cigno nero (2010)
Altra pellicola, altro Oscar (Miglior Attrice Non Protagonista) per Natalie Portman, nella storia che narra il conflitto interiore che viviamo tutti ogni giorno, che spesso risulta essere il nostro primo nemico. Nina Sayers (Natalie Portman) deve lottare in un mondo spietato come quello della danza, per riuscire a trovare il suo posto nel mondo, affermare la sua personalità (instabile e autolesionista), troppo spesso oppressa dalla figura della madre Erica.
L’occasione si concretizza quando le viene affidato il difficile doppio ruolo del Cigno Nero e del Cigno Bianco per l’apertura della nuova stagione teatrale. Sia lei stessa, che il direttore artistico Vincent Cassel (Thomas Leroy), sembrano non credere in lei, aumentando la difficile convivenza tra la ballerina e le sue paure. Il rapporto con Mila Kunis (Lily) è incerto: a volte materno, a volte burrascoso. La rivalità è il tema centrale del film: la sete di successo porterà Nina a combattere contro se stessa e decretare la calata del sipario sulla sua vita.
Le visioni inquietanti della protagonista; la metafora dello specchio come “porta” per un mondo parallelo dove i nostri destini e scelte seguono strade diverse, fanno di questo film un vero capolavoro del cinema, apprezzatissimo dalla critica e dal pubblico.
1) The Wrestler (2008)
Al primo posto di questa speciale classifica c’è il film che segna la rinascita di Mickey Rourke nei panni di Randy the Ram, wrestler costretto a fare i conti con una vita di eccessi, proiettato in una realtà che non è la sua, che alla fine decide di tornare nell’unico luogo che gli ha regalato gioie e emozioni: il ring. The Wrestler condivide tantissime similitudini con The Whale: uomini decaduti che cercano di risalire il fondo dove sono caduti; rapporti conflittuali con la progenie; dolori e sofferenze che l’età impone e le quali, difficilmente, riusciamo ad accettare.
Protagonista è, inoltre, il mondo della lotta: un mondo fatto di finzione, di accordi, di denaro e di droghe. Uno “star system” che non tutela i suoi atleti, ma li utilizza come carne da macello finchè sono utili, per soddisfare un pubblico sempre più esigente di spettacolarità. Tutti temi di cui abbiamo parlato in questa classifica, che ritornano ciclicamente in storie diverse ma sempre originali e appassionanti. Randy ha ottenuto il successo in questo mondo. Quando questo gli viene tolto per i problemi al cuore, è costretto a ridisegnare la sua vita. Si ritrova, dopo anni di lavoro, a rendersi conto di non aver costruito niente, di aver vissuto alla giornata senza programmare il futuro, trascurando gli affetti.
Quando il futuro gli bussa alla porta, è disorientato e procede a tentoni, respinto da Marisa Tomei (la lapdancer Cassidy) nel suo tentativo di mettere radici e sistemare la sua disordinata vita. Un film che ci parla degli ultimi, di un’america spaccata tra le luci della ribalta e il tessuto sociale che si nasconde nel sottobosco, quello dei dimenticati. Nonostante abbia raccolto meno di quanto seminato, con una colonna sonora meravigliosa del rocker Bruce Springsteen, The Wrestler si aggiudica il primo posto di questa classifica.
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