Michael J. Fox parla del morbo di Parkinson: “Lo odio. Fa schifo. Ma non mi ha sconfitto”

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Michael J. Fox e l’importanza della verità e dell’ottimismo nella sua lotta alla malattia che da anni lo affligge

“Non sono io il protagonista della storia” esordisce Michael J. Fox nell’intervista rilasciata al The Guardian “il protagonista è l’ottimismo ed il suo potere. L’ottimismo è davvero una scelta. Accettare non significa rassegnarsi a qualcosa. Guardi in faccia la realtà e ti chiedi: cosa posso ricavare da essa?” beve un sorso di coca cola, poi continua. “La sola risposta è la verità; è inutile essere risentiti, pieni di odio, o cose simili: ti consumeranno. L’unica cosa che puoi fare è combattere quella roba.”

L’attore 62enne, noto al grande pubblico per l’interpretazione di Marty McFly nella saga di Ritorno al Futuro, parla in questo modo del morbo di Parkinson, la malattia che gli ha stroncato la carriera e stravolto la vita nel 1990. L’aspettativa media di vita è di 10 massimo 20 anni. Quando gli viene diagnosticato il morbo, Fox ha solo 29 anni. È distrutto, inizia a bere, finché la moglie Pollan non gli da un ultimatum: non vuole crescere i suoi figli con un alcolizzato. Allora si disintossica, recita in una sitcom, e nel 1998, rende pubblica la diagnosi.

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Sintetizzato così può sembrare il riassunto principale di una storia a lieto fine, ma Fox racconta quanto ha dovuto impegnarsi per farcela: “Devi ricordati chi sei, il mondo di oggi non è così facile da affrontare (…) rimuginare è inutile: è quello che è. Non mi ha sconfitto. Cioè, non è da dire ‘Si, il Parkinson! Lo voglio pure io’; lo odio. Fa schifo. È un pezzo di merda. È difficile alzarsi ogni giorno ed andare avanti. Ma ho una bella famiglia, ed un ufficio a Los Angeles pieno di trofei”. È da lì che parla, e ricorda le grandi soddisfazioni ottenute nel tempo.

“Il mio obiettivo non è mai stato quello di fare il martire, è noioso fare il martire” la pietà, dice scherzando, è come una lieve forma di abuso. “Non recito da un decennio. È una battaglia. Mi annoio a parlare di me, mi conosco troppo bene”. Poi confessa: “Mi fa anche paura, il punto a cui sono arrivato; i miei ragazzi sono adulti. Mi fa star male pensare a cosa dovranno affrontare quando non ci sarò più”.

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“Ma la sola risposta è essere ottimisti. Se ti ossessioni con il peggiore scenario, sicuramente si realizzerà, anche due volte. Non voglio questo. Io voglio vivere giorno per giorno”. In un certo senso, il Parkinson lo ha aiutato: “Il mio unico obiettivo è diventato quello di liberarmene, non avere tempo per pensarci. In questo, il Parkinson è più eccitante della mia carriera”. Inoltre, nel 2000 l’attore ha fondato la Michael Fox Foundation per la ricerca contro il Parkinson, che ha raccolto fino ad oggi due miliardi di dollari. 

A cura di Sofia Fazzi

Fonte: The Guardian

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