Tutta la luce che non vediamo, la recensione della miniserie
Il romanzo bestseller "Tutta la luce che non vediamo" di Anthony Doerr è stato adattato in quattro puntate scritte e dirette da un’interessante accoppiata artistica, Steven Knight (Peaky Blinders e Taboo) e Shawn Levy (The Adam Project – che qui ritrova Mark Ruffalo)
Marie-Laure LeBlanc (Aria Mia Loberti) è una ragazza ipovedente, cresciuta a Parigi con suo padre Daniel (Mark Ruffalo), curatore di musei. La guerra è alle porte, i nazisti ormai hanno invaso la città e Daniel la conduce per mano attraverso sentieri impervi e sconosciuti, costruendo per lei una mappa delle diverse città in miniatura “affinché sappia sempre come tornare indietro”. Daniel però ha un segreto, nasconde con sé una delle pietre più preziose, leggendarie e maledette della Francia, mentre Marie ascolta tutte le notti l’onda radio 13.10, la stessa che la legherà inconsapevolmente al giovane soldato tedesco Werner Pfennig (Louis Hofmann).
Marie e Daniel presto si trasferiranno da parenti nella cittadina di Saint Malo per sfuggire agli invasori nazisti e per proteggere il loro segreto. Ma lì, dopo la misteriosa scomparsa del padre, la ragazza si troverà a vivere da sola e inviare con un podcast messaggi in codice alla Resistenza per ordine dello zio, il veterano di guerra Etienne (Hugh Laurie, un inedito e ritrovato Dr. House). Sulle tracce della ragazza, Reinhold von Rumpel (Lars Eidinger), un ufficiale tedesco disposto a tutto pur di recuperare il famoso “elisir della vita” custodito da Daniel in nome della Francia. Il destino porterà Marie a “scontrarsi” in seguito con il giovane Werner, intento a inseguire i richiami e i suoni dell’infanzia, fino a trovarli nella soffitta della giovane protagonista.
Tutta la luce che non vediamo, la Recensione
Marie-Laure non ha bisogno della luce per vedere. La scena del primo episodio la mostra chiusa nella soffitta della sua casa, ancora in piedi nonostante i massicci bombardamenti. Werner invece è prigioniero sotto le macerie di una cantina. Freddo e calore, luce e buio si confondono e si annullano grazie all’ invisibile, impercettibile, fievole suono che percorre gli anni della seconda guerra mondiale e che lega, oltre lo spazio e il tempo, il destino di questi due ragazzi.
La serie “Tutta la luce che non vediamo” (in originale All the light we cannot see) è un dono. Per chi riesce a cogliere la luce oltre l’oscurità delle cose, il senso profondo dell’umanità oltre l’annullamento della realtà interumana.
L’interpretazione di Aria Mia Loberti e Mark Ruffalo
Coinvolgente è l’interpretazione di questa attrice esordiente (Aria Mia Loberti) ipovedente, così come la chimica familiare che si crea con un emozionante Mark Ruffalo. Un personaggio misurato negli affetti e nella manifestazione dei sentimenti, ma disposto senza esitazioni a dare la vita pur di tutelare sua figlia e il suo Paese.
Daniel non è solo un padre per Marie ma un compagno di vita, una guida illuminata in grado di insegnarle che “ogni cosa ha una voce. Basta solamente ascoltare”. E’ lo specchio più autentico di una giovane ragazza la cui unicità non consiste tanto nel vedere, quanto nel sentire. A far parlare questo rapporto spesso è la dolcezza di uno sguardo, o la tenerezza di un abbraccio silenzioso.
In questo racconto, in cui sono più importanti le luci che non vediamo rispetto a quelle che ci appaiono evidenti, il generale nazista Reinhold von Rumpel porrà a Daniel una semplice ma fatale domanda: “Il dolore si rivelerà più forte dell’amore?”
Struttura della serie e messaggio
Qui la regia sa cogliere i particolari, riesce ad andare al cuore delle cose, spingendo i personaggi a rivelare sé stessi oltre la luce. La serie vuole aprire una crepa nella tavolozza nera delle guerre per parlare invece d’amore. Quello di un padre per una figlia. Di un partigiano per il suo Paese. Di un soldato tedesco per una ragazza non ariana, diviso tra l’umanità del sentimento e la tenacia del dovere.
Bisogna dirlo: è difficile talvolta star dietro ai ritmi e ai flashback della serie, perché la scelta di condensare un libro di più di 500 pagine in quattro puntate presuppone inevitabilmente un’opera attenta di selezione e di scelte. La volontà dei registi è stata quella di puntare i riflettori su uno dei periodi storici più bui e dolorosi, lanciando un appello estremamente attuale contro ogni forma di orrore, criminalità e guerra. Tutta la luce che non vediamo non si rifà a sofismi complicati, e proprio in questa sua semplicità risiede la forza di un racconto che arriva allo spettatore in modo diretto e ben costruito. Tutto si fonda su un concetto forse ingenuo, ma spesso ignorato da un’umanità sempre “meno umana”: la conoscenza e la verità costituiscono la chiave della vera salvezza.
Marie e Werner, grazie alle parole ascoltate per radio da uno sconosciuto professore che parla ai bambini, sono cresciuti con questa profonda consapevolezza, e saranno in grado di riconoscersi ad “occhi chiusi” nelle luci che apparentemente gli altri non sono in grado di vedere.
Sceneggiatura e fotografia
“Tutta la luce che non vediamo” è una serie impegnativa, ma luminosa. Per i suoi dialoghi profondi, per il suo rivelarsi al contempo dolce e amara, delicata e ruvida, triste ma soprattutto poetica. La sceneggiatura di Steven Knight e la regia di Shawn Levy hanno provato a costruire, attraverso colori caldi e luci soffuse, un ambiente riconoscibile e tangibile grazie alla fotografia, all’uso della luce e le scenografie, complice anche la consulenza di Joe Strechay – che risulta tra i produttori esecutivi – sui temi della cecità e accessibilità.
Ad un’impeccabile ricercatezza estetica corrisponde un grande spessore dei contenuti, con la volontà di trasmettere agli spettatori un semplice messaggio: non esistono confini, oltre a quelli naturali, in grado di giustificare la crudeltà e la ferocia dell’odio. L’episodio finale del film ribalta un punto fondamentale descritto nel libro: a uccidere il generale tedesco non sarà il soldato Werner ma la giovane Marie, con tutta la determinazione di una sognatrice che non ha smesso di resistere e di lasciare, nonostante tutto, accesa la luce della speranza.
Tutta la luce che non vediamo, il Cast
Aria Mia Loberti: Marie-Laure LeBlanc
Mark Ruffalo: Daniel LeBlanc
Hugh Laurie: Etienne LeBlanc
Louis Hofmann: Werner Pfennig
Lars Eidinger: Reinhold von Rumpel
Marion Bailey: Madame Manec
Nell Sutton: Piccola Marie
Tutta la luce che non vediamo, ilTrailer
E voi avete visto “Tutta la luce che non vediamo”? Che ne pensate? Dite la vostra nei commenti.