Un fenomeno sempre più comune, che una serie tv venga cancellata dopo solo una o due stagioni. Perché accade? C’è una ragione particolare, ed è nota agli addetti ai lavori. Ecco di cosa si tratta
Serie cancellate: succede sempre più spesso?
Siamo abituati ormai, in questa nuova era d’oro delle serie tv, alla cancellazione di nuovi show dopo anche solo una stagione. Qualcosa che cozza con il modello di “telefilm”, come si diceva ai tempi, di venti o trent’anni fa, quando cioè le serie andavano avanti per otto stagioni di ventisei episodi ciascuna, creando per forza di cose veri fenomeni generazionali come Scrubs o Lost.
Oggi, questo avviene solo quando una serie in streaming (perché, di fatto, ormai sono tutte in streaming) ottiene un successo stratosferico, come Stranger Things, e comunque raramente si prosegue per più di tre o quattro stagioni in totale. Questo risponde molto a una logica dell’hype, seguita dai colossi come Netflix, Amazon Prime Video e Disney+, che cercano più di lanciare il fenomeno subitaneo che fidelizzare il pubblico con una messa in onda regolare e continuata.
O successo o niente: non c’è via di mezzo
Ragion per cui, quando le nuove serie vengono presentate ma non ottengono subito immensi numeri e risultati eccezionali sul mercato di oggi, vengono cancellate anche per risparmiare sull’investimento e sulle tasse; si tratta, in altre parole, di seguire produzioni che assicurino un pronto ritorno economico: se non arriva subito, la serie viene scartata e si passa a un’altra.
Questo finisce inevitabilmente col penalizzare serie di ottima qualità come Paper Girls, in streaming su Amazon Prime Video per una sola stagione nel 2022, o Brave New World, in streaming su Peacock nel 2020 anch’essa per una sola stagione, e solo perché non c’è stato un immediato riscontro di pubblico. Ma c’è dell’altro.
Modello vecchio e modello nuovo
Ne parla Mike Schur, creatore dello show di grande successo The Good Place: “Nel vecchio modello televisivo se uno show aveva successo il suo autore diventava ricco con i profitti back-end (percentuali). Con le messe in onda lineari combinate con le pubblicità, le repliche e i diritti per l’estero uno studio poteva guadagnare tre dollari per ogni dollaro in termini di costo, con una hit”.
“Il problema per molti autori era che molti show facevano flop, per cui non c’era un back-end di cui prendere un pezzo. Gli streamer hanno offerto qualcosa di diverso. Il loro modello, chiamato ‘cost plus’, può pagare da 1,30$ a 1,50$ subito [rispetto a 3 per 1], rendendo ogni show un vincitore, ma non un grande vincitore”.
Gli incentivi: come fregare il sistema
“Per compensare il back-end perduto – [perché gli show in streaming rimangono solo in streaming, generalmente non prevedono pubblicità, né repliche, né accordi di distribuzione se la stessa piattaforma è disponibile in più paesi] – gli streamer offrivano incentivi basati sulle performance”.
“Una piattaforma può promettere a uno showrunner 100mila dollari di bonus per la prima stagione, 200mila per la seconda, 500mila per la terza e 1,7 milioni per la quarta. C’era una fregatura: molte serie apparentemente di successo hanno cominciato a svanire dopo solo un paio di stagioni. Quello che nessuno aveva previsto è che loro [le piattaforme] avrebbero iniziato a cancellare gli show ancora prima di dover pagare quei soldi. Hanno fregato tutti. Adesso se arrivi a 20 episodi è un miracolo“.
Prima o poi ne usciremo?
Ora forse le cose potrebbero cambiare rispetto al resoconto di Schur, perché piattaforme come Netflix stanno iniziando a introdurre abbonamenti con pubblicità. Ma finora e per anni l’idea è stata quella di offrire grandi incentivi con l’aumentare delle stagioni ma che venivano pagati solo se lo show raggiungeva un successo adeguato.
In altre parole, molte serie venivano e vengono lanciate con un investimento di partenza minimo; se non ottengono i risultati sperati vengono subito cancellate, mentre se li ottengono tempo di arrivare alla quarta stagione e pagare quei quasi due milioni di bonus non sarà questo grande sacrificio. Per la piattaforma è quindi un win-win. Per gli autori scartati rimane solo il fantasma della mancata realizzazione di quello che poteva essere il progetto della vita.