Il meraviglioso e ultraterreno mondo di David Lynch: una filmografia imprevedibile, e spesso indecifrabile
Una Storia Vera, 1999
Come dice il titolo: la vera storia dell’uomo che viaggiò per miglia e miglia a bordo di un tagliaerba per andare a far visita a suo fratello in punto di morte. Nessun omicidio, niente sangue né sequenze sovrannaturali. Questo è il David Lynch più letterale, e anche quello più poetico. Forse non sarebbe sbagliato dire che è anche quello più sottovalutato.
The Elephant Man, 1980
John Hurt in uno dei suoi ruoli più brillanti interpreta Joseph Merrick, il cosiddetto “Elephant Man”: un uomo, realmente vissuto, affetto da una grave forma di gigantismo che gli causò una deformità inconcepibile per l’epoca vittoriana, cosa che lo rese un fenomeno da baraccone prima e un personaggio popolare nei salotti inglesi poi. Il regista racconta in questo caso una profonda e sentita storia di umanità.
Dune, 1984
Il racconto di fantascienza di Frank Herbert è rivisto da Lynch con un occhio surreale, attento al sottotesto spirituale e filosofico dell’opera, in un film però viziato da una gestazione da incubo. Brilla Kyle MacLachlan nel suo primo ruolo importante come Paul Atreides, ma il film è stato negli anni criticato come poco convincente, se non apertamente “trash”. La parte migliore: Sting nel ruolo di Feyd-Rautha.
Forse uno dei film più dimenticati del regista americano, che vede Nicolas Cage e Laura Dern impegnati in una rocambolesca fuga d’amore in un miscuglio di romance, action e, ovviamente, grottesco. Da segnalare un villain estremamente inquietante con il volto di Willem Dafoe, e la famosa canzone Wicked Game di Chris Isaak nella OST, diventata quasi più famosa del film stesso.
Velluto Blu, 1986
Per molti il primo “vero” film di David Lynch: un neo-noir dalle atmosfere sovrannaturali con Kyle MacLachlan, Isabella Rossellini e Dennis Hopper che scava in perversioni e pulsioni segrete. All’epoca fece scandalo per via dei contenuti trattati e dei temi approfonditi, sconvolgendo il pubblico con un carattere profondamente provocatorio.
Twin Peaks: Fuoco Cammina Con Me, 1992
Prequel e complemento della celeberrima serie televisiva, questo film doveva servire come chiave per comprendere a fondo il mistero dietro l’uccisione di Laura Palmer. Tuttavia, allo stesso tempo non fece che complicarne ulteriormente le premesse, rendendo il tutto la più intricata e surreale indagine su un omicidio che si sia mai vista.
Strade Perdute, 1997
Un altro lavoro del regista ampiamente dimenticato e sottovalutato: un altro neo-noir che scivola in toni horror, con momenti di pura tensione orrifica e altri di criptica incomprensibilità che rendono la storia nell’insieme una grande allegoria ardua da decifrare. Qui iniziamo a scivolare verso il Lynch più arcano, e anche quello che inizia a mettere più a disagio.
Qui arriviamo al cult per eccellenza: spesso considerato il migliore, più completo e più audace film di Lynch, questo racconto sembra commentare la realtà di Hollywood tramutandosi in una metafora su amore e morte e su come la condizione umana viene rappresentata dal cinema. Negli anni sono state fornite innumerevoli spiegazioni sul film, ma c’è chi ancora giura che in fondo non abbia alcun senso.
Inland Empire, 2006
Ad oggi l’ultimo lungometraggio ufficiale di David Lynch, questo viaggio mentale intricatissimo rappresenta per certi versi l’apice della sua opera. Una storia quasi completamente inafferrabile, che parla di un’attrice (Laura Dern) sconvolta dalla natura di un personaggio che interpreta. Questa la trama, ma le scene del film sono una giungla di sequenze da incubo, momenti drammatici criptici e puro cinema sperimentale. Ancora oggi, una sfida anche per gli amanti del film dell’assurdo.
Eraserhead, 1977
E non potevamo che chiudere con il primo film di David Lynch: il più sperimentale, il più incomprensibile, il più grottesco. Tecnicamente un body horror, tratta in realtà di istinti, paure, traumi repressi e incubi nascosti tutti rimescolati in una sequela di momenti inquietanti e onirici che hanno l’autentica capacità di atterrire. Rimane ancora oggi, per molti versi, il Lynch più puro di cui si possa avere esperienza.