Perché Die Hard rimane un cult assoluto, e perché proprio grazie a un villain epico come Hans Gruber (Alan Rickman)
Die Hard e Hans Gruber
Il genere dei film d’azione è spesso caratterizzato da eroi carismatici e situazioni adrenaliniche, ma spesso è il cattivo a definire la qualità del film. Sicuramente è il caso di Hans Gruber, cattivo di Die Hard, cult di fine anni ’80 che ha reso Bruce Willis celeberrimo come eroe iper-cazzuto dei film action e che rimane ancora un film famosissimo.
Ma appunto, come in questo caso, parlando di antagonisti pochi hanno lasciato un’impronta così indelebile – pari se non superiore a quella del personaggio principale – quanto Gruber, interpretato magistralmente da Alan Rickman. Proprio lui: anni prima di dare il volto al Severus Snape di Harry Potter, lo trovavamo villain in questo film.
Il villain machiavellico
Una delle caratteristiche distintive di Hans Gruber è il suo straordinario carisma. Alan Rickman ha portato a questo personaggio un magnetismo che ha affascinato il pubblico, trasformando un criminale freddo e calcolatore in un personaggio indimenticabile. La sua presenza sullo schermo è inconfondibile, grazie a una combinazione di intelligenza, eleganza e spietatezza machiavellica.
Gruber è un terrorista della Germania dell’Est (nonostante Rickman sia inglese, dà il volto a un personaggio tedesco) che giustifica la sua sete di ricchezza e di potere con alibi ideologici, cosa che lo rende tanto più pericoloso perché le sue idee seguono la classica logica del fine che giustifica i mezzi. E quindi, le vittime.
Un cattivo tridimensionale
Hans Gruber si discosta perciò dallo stereotipo del cattivo monodimensionale. La sua intelligenza e la sua capacità di pianificazione lo collocano in una categoria a parte. Non è semplicemente un criminale che cerca di ottenere ricchezza o potere; è un uomo con un piano ben strutturato e una mente brillante.
La sua motivazione va oltre il puro desiderio di male: è mosso da un fine preciso, e questa complessità lo rende intrigante. La scrittura di un personaggio è essenziale per renderlo indimenticabile, e i dialoghi di Hans Gruber sono tra i più iconici della storia del cinema. Da non sottovalutare poi l’umorismo sottile e la sagacia di Gruber, che aggiungono un certo livello di sofisticatezza al personaggio.
Una fine memorabile
La grandezza di un cattivo si misura spesso dalla sfida che rappresenta per l’eroe. Hans Gruber si rivela un avversario formidabile per il protagonista, John McClane, interpretato da Bruce Willis. La sfida tra i due diviene presto personale, nonché epica, e la sua capacità di Gruber di adattarsi alle situazioni con tenacia lo rende un antagonista degno di nota.
Lo scontro termina con la famosa scena della caduta (qui sopra) che traccia il confine finale tra il buono e il cattivo, dando a ognuno ciò che si merita in pieno spirito anni ’80. Curiosità: per ottenere un realismo estremo il regista disse a Rickman che lo avrebbe fatto cadere contando fino a tre, ma lo fece cadere al due. La sua espressione, l’ultima che vediamo sul volto del personaggio di Gruber, è rimasta iconica a sua volta.