Le 10 (+1) migliori Serie TV del 2023 [LISTA]

Ecco la personale classifica della redazione de LaScimmiaPensa delle migliori serie TV arrivate al cinema in Italia nel 2023

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5) Ted Lasso

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A cura di Valeria Spinelli

Una delle gemme di Apple TV è volta al termine quest’anno e, com’era da intuirsi, ci fa emozionare alla grande. L’ultima stagione di Ted Lasso, serie scritta e prodotta da Bill Lawrence (Scrubs, Shrinking) vede l’allenatore alle prese con trasferte, partite impegnative e strategie per provare a vincere il campionato. Ma ovviamente non c’è solo questo: Ted Lasso sfrutta il tema sportivo per affrontare con ironia e profondità le diverse sfumature dei rapporti umani, tra cui ancora più dell’amore spicca l’amicizia.

E’ soprattutto di amicizie inaspettate, intense e commoventi che parla questa serie TV, che si chiude dopo sole tre stagioni, probabilmente al punto giusto. A chi si è affezionato ai suoi personaggi bizzarri e unici, questa stagione offrirà moltissime soddisfazioni, portando a compimento le loro storie personali.

Il saluto a Ted Lasso ci intristisce non poco, perché anche poche stagioni ci avevano fatti sentire parte integrante della squadra di Ted (interpratato da uno splendido Jason Sudeikis) e dei suoi amici: Rebecca (quanto è figa Hannah Waddingham?), Jamie (Phil Dunster), Roy (Brett Goldstein), Nate (Nick Mohammed) e Keeley (Juno Temple). Allo stesso tempo, siamo contenti di averli conosciuti, e sicuri che non li dimenticheremo.

Punta di diamante: 3×06, “Sunflowers“, un episodio tutto ambientato ad Amsterdam, con tanto di avventure romantiche e allucinazioni calcistiche.

4) Only Murders in the Building

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A cura di Matteo Furina

Arrivata alla sua terza stagione, Only Murders in The Building (qui la nostra recensione), si conferma uno dei prodotti meglio pensati, meglio realizzati e meglio scritti dell’attuale panorama seriale mondiale. Sebbene per questa nuova iterazione gli autori abbiano deciso di abbandonare la confort zone dell’Arconia per allargare i propri orizzonti, la scrittura dello show non ne ha deficitato neanche per un attimo. Le avventure dei nostri beniamini continuano ad essere emozionanti, divertenti, commoventi e immancabile.

La chimica tra i Selena Gomez, Martin Short e Steve Martin è arrivata oramai al suo Zenito e quasi ogni interazione tra loro dà vita ad una scena o uan sequenza memorabile. Tuttavia è assolutamente rimarchevole il lavoro tecnico svolto dalla produzione. La terza stagione di Only Murders in The Building presenta infatti scene oniriche, di musical e altri momenti particolari e atipici per quello che ci era stato mostrato nelle prime due davvero meravigliose che riescono a far emergere ancor di più la bravura degli attori mostrandoci, nel contempo, elementi della personalità dei protagonisti che ancora non conoscevamo.

Azzeccattissime (anche se qui era davvero fin troppo facile prevederlo) le new entry nel cast. Paul Rudd e, soprattutto, la divina Meryl Streep sono la ciliegina sulla torta. La loro bravura e il loro talento si mischiano perfettamente a quello dei protagonisti già presenti nella serie ed elevano il livello di tutto ai massimi storici. Probabilmente la quarta sarà l’ultimo stagione e solo il cielo sa quanto siamo grati di poter vivere ancora una puntata delle avventure di Charles, Oliver e Mabel.

Punta di diamante: 3×04, “La Stanza Bianca”: geniale episodio in cui gli autori mettono in scena la Stanza Bianca, ovvero sia ciò che accade nella mente di Charles in situazioni di forte stress generate dalla pressione del palco.

3) The Bear

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Una scena di The Bear 2

A cura di Lorenzo Pietroletti

Alienazione e ristorazione. Nonostante il continuo vociare, il caos classico delle cucine, The Bear si è presentata sui nostri schermi silenziosamente, attirando successo e consensi pressoché unanimi. Pressoché impossibile infatti trovare un giudizio negativo su questa serie di cui siamo in trepidante attesa per la terza stagione, soprattutto visto il finale della seconda, tra le migliori dell’anno.

Se nella prima stagione di The Bear la serie si focalizzava molto più sul perfetto protagonista Carmen “Carmy” Berzatto, in questa seconda (qui la nostra recensione) parte le vicende si ampliano su tutti i personaggi, dedicando una puntata intera a gran parte di essi. Andando a scavare nella loro essenza, questa stagione ci restituisce un quadro di insieme più intimo di tutti loro.

Memorabile in tal senso il salto che fa Richie, il cugino fracassone, e che racchiude in sé tutto il senso di questa seconda stagione. Una stagione che di fatto segna il concetto di rinascita, dove il The Beaf chiude, viene distrutto, per risorgere dalle sue ceneri e sublimare in altro, il The Bear per l’appunto. Non un ristorante per famiglie ma un posto dove si vendono esperienze culinarie, con il sogno della stella Michelin.

Distruggere per rinnovarsi, creare un qualcosa di nuovo e memorabile, uscendo dalla comfort zone. È finito quindi il tempo di piangersi addosso, ora è necessario uscire dai legami tossici e malati, di spezzare quelle catene che ci tengono ancorati ad un’istituzione familiare che fatichiamo a riconoscere e dalla quale siamo sempre fuggiti.

La sesta puntata diventa un monito di tutto ciò, andando a mettere in luce questi legami da tagliare, decostruendo il consueto episodio “special natalizio” (tanto caro agli inglesi), dove i classici buoni sentimenti vengono più che messi da parte. Un’ora di folli chiacchiere dove tensione, dramma e commedia si mescolano in continuazione, anche grazie a prove attoriali superbe che vedono la partecipazione di Jamie Lee Curtis e Bob Odenkirk.

Punta di diamante: 2×6. Come sopra menzionato, tra i dieci episodi di questa seconda stagione, spicca tra tutti il delirio natalizio in cui si delineano (almeno una parte), i motivi che rendono il protagonista schivo e nevrotico.

2) Succession

Succession

A cura di Lorenzo Pietroletti

Si è concluso quest’anno uno dei viaggio seriali più belli e sottovalutati di sempre. Grazie alla sempre amabile HBO, Succession è giunta al capolinea, arrivando di fatto al suo apice narrativo.

Quest’ultima stagione arriva a centrare il punto che di fatto tutti gli spettatori si stavano immaginando (ATTENZIONE SPOILER), quella dell’inevitabile morte di Logan Roy. Una morte ben lontana dall’essere solenne e coerente con il personaggio magistralmente interpretato da Brian Cox e altrettanto ben scritto. Una morte casuale, a tratti banale, e che per assurdo pone fine alla folle guerra fratricida che Shiv, Roman e Kendall stavano portando avanti per ottenere l’impero mediatico che risponde a nome Waystar.

Tra piani sequenza ed handy-cam, Succession ci ha raccontato una storia che attinge dall’immaginario di Shakespeare, tra Macbeth e Amleto, ma anche da quello della realtà che ci circonda, mostrando la follia dei media USA e la loro capacità di veicolare opinioni al miglior offerente. Tutto è business, anche l’affetto di tre figli che vogliono l’esclusiva su tutto.

Tre squali cresciuti da uno squalo, quello per eccellenza, granitico fino alla fine dei suoi giorni, capace di annientare tutto con un semplice sguardo. Un personaggio, quello di Logan, che sembra quasi trascendere le leggi umane, piegandosi solamente di fronte alla morte. Succession è un vero capolavoro che tutti dovrebbero vedere almeno una volta. E per convincersi, basterebbe la sola sigla che coerentemente a tutte le serie firmate HBO, è già di sé un capolavoro accompagnato dal meraviglioso pianoforte di Britell.

Punta di diamante: 4×09. Sicuramente è il momento più intenso di tutta la serie, quello del funerale di Logan. Un momento in cui il Re viene messo a nudo, con monologhi che esaltano le interpretazioni magistrali del cast, soprattutto il non detto di Kieran Culkin

1) The Last of Us

The Last of Us

A cura di Andrea Campana

In The Last of Us (qui la nostra recensione) i due super-produttori Craig Mazin e Neil Druckmann uniscono l’ottimo all’ottimo nella migliore trasposizione di un’opera videoludica in formato seriale che si sia mai vista (finora). Pedro Pascal e Bella Ramsey sono perfetti nei ruoli storici di Joel Miller ed Ellie Williams, due tra i personaggi videoludici più importanti e significativi di sempre.

Le vicende di The Last of Us Pt. 1, corrispondenti alla prima stagione della serie, sono riprese ed esplorate da una prospettiva parallela ma differente al tempo stesso. La storia di Ellie e Joel, il loro viaggio per portare a termine la missione che potrebbe salvare l’umanità e il tragico e moralmente complesso epilogo che lo conclude sono tutti elementi rispettati.

Ma il formato televisivo consente di esplorare più ampiamenti nuovi passaggi della storia, presentarne altri di nuovi ampliando una lore che guarda a quanto esperito nel gioco ma allarga il respiro filosofico e concettuale dell’intera IP, toccando tutte le corde: dall’indagine sulla profondità dei rapporti umani alle inside dell’antropocene.

Un grande racconto umano e di civiltà, che si decora di preziosi motivi action e horror con effetti speciali convincenti, una narrazione diretta, lineare e coerente, citazioni e piccoli sottili accenni a significati celati. Un’opera post-apocalittica che, nel 2023 e dieci anni dopo l’uscita del primo videogioco, dimostra che una narrativa di questo tipo può ancora essere originale, non trash e anche di spessore.

Non solo: questa prima stagione di The Last of Us alza parecchio l’asticella per quanto riguarda l’adattamento di opere videoludiche sul grande e piccolo schermo. Da questo punto in poi non sono più accettabili trasposizioni grossolane, e anzi il futuro stesso dell’entertainment si può dire legato alle idee che i videogiochi forniranno al resto dell’industria nei prossimi anni.

Lo vedremo con l’uscita della serie tratta dalla saga di Fallout, e con gli adattamenti delle IP di Horizon e God of War. Tutti questi prodotti dovranno raggiungere e se possibile superare (ma sarà molto difficile) gli standard decisi da The Last of Us. E la serie stessa, con la sua seconda stagione, dovrà puntare ancora più in alto.

Punta di diamante: 1×09, “Look for the Lights”, il frenetico episodio conclusivo nel quale Joel ed Ellie si confrontano con la loro natura umana, e gli eventi che ne scaturiscono sono ben più gravi di quanto è prevedibile.

+1) Copenaghen Cowboy

copenaghen cowboy

A cura di Lorenzo Pietroletti

Impossibile non aggiungere a questa lista, Copenaghen Cowboy (qui la nostra recensione), ultimo lavoro firmato Nicolas W. Refn che sembra aver mollato ormai il grande schermo in favore di serie TV quantomeno atipiche. Dopo Too Old To Die Young, uscito su Amazon Prime Video, il regista di The Neon Demon fa il suo esordio anche su Netflix, raccontando una storia di mafia cinese, magia e prostituzione. Un potpourrì che altro non è che una grande citazione tanto al cinema di Refn quanto ai grandi maestri che il genio danese ha sempre apprezzato apertamente.

Emblematico in tal senso la seconda puntata di questa perla seriale, dove è quantomai aperto l’omaggio al cinema di Mario Bava e al suo capolavoro Sei Donne Per L’Assassino. Coadiuvato da una colonna sonora di altissimo livello, Copenaghen Cowboy si muove su lenti binari quasi contemplativi, andando ad accelerare sempre con somma sapienza fino ad un finale aperto e magico. Un neo noir onirico e folle che va in pieno contrasto con quanto mostratoci fino ad oggi di generalista presente sulle piattaforme streaming.

Una vera e propria mosca bianca che manca della consueta linearità richiesta e quasi obbligatoria per un prodotto seriale. Piuttosto, sembra che ci troviamo di fronte ad un lunghissimo film che minuto dopo minuto riesce ad ipnotizzare lo spettatore con le sue immagini meravigliosamente costruite, restituendo un incanto visivo di pregevole fattura. E dal quale è impossibile staccare gli occhi.

Che ne pensate? Qual è stata la vostra serie preferita del 2023?

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