Questo 2023, dal punto di vista delle serie TV, ha regalato moltissimi prodotti di alta qualità. Il proliferare di piattaforme streaming ha costretto i vertici delle aziende e cercare di superarsi a vicenda per tentare di accontentare il pubblico. E il risultato è stato che moltissimi show davvero sopra la media sono arrivati nelle nostre televisioni. Arrivati agli sgoccioli di dicembre è arrivato dunque il momento di tirare le somme e di stilare la classifica (qui quella dei film) delle serie che maggiormente ci hanno impressionato in questi ultimi 12 mesi tra tutt’e quelle rilasciate sulle varie piattaforme nel nostro paese.
Inoltre vi ricordiamo sempre che queste classifiche sono frutto dell’esperienza e del gusto personale delle persone che vi scrivono. In questo caso specifico un’intera redazione che ha discusso animatamente per diverso tempo per trovare una lista di 10 serie tv che andasse bene per tutti. Sentitevi dunque autorizzati a rivelarci quali opere avreste messo o quali lasciato fuori, tenendo sempre fermo questi criteri di base.
Fatte questa rapida, ma doverosa premessa, iniziamo.
10) Gen V
A cura di Matteo Furina
Quando Amazon annunciò di voler produrre Gen V, spin-off di The Boys, i cuori di tutti i fan di Billy Butcher e soci hanno mancato un battito. La paura di trovarsi di fronte a un prodotto che quasi pariodasse la serie madre per trasformala in una sorta di teen drama era palpabile. Tuttavia il rischio preso ha pagato grossi dividendi. La prima stagione di Gen V (qui la nostra recensione) riesce a mantenere lo stesso livello di follia di The Boys trasportandolo in un liceo per giovani supereroi.
La trama, sebbene debba portare in scena decine di personaggi nuovi, riesce a legarsi perfettamente a quella della serie madre, aprendo la strada a ciò che vedremo nella quarta stagione. I nuovi protagonisti sono tutti ben raccontati e con un background solido, in grado di far empatizzare il pubblico con pressochè chiunque.
Davvero interessante inoltre il modo con cui Gen Vha trattato alcuni temi delicati come violenza e identità sessuale, bullismo, problemi alimentari e psicologici, tipici dei giovani. Non si è mai cercato di indorare la pillola o di limitare la violenza o lo shock visivo tipico della serie, anzi. Il tutto è stato fatto in modo al contempo rispettoso e folle. Come The Boys comanda.
Visivamente lo show, grazie ai nuovi assurdi poteri dei protagonisti e all’estro degli autori, riesce a regalare momenti memorabili che non fanno rimpiangere la serie madre. L’esempio più importante che possiamo fare è quello della scena dei pupazzi che vede protagonista Sam e che può essere vista come la sorella di quella dei cartoni che ha visto protagonista Black Noir nella terza stagione di The Boys.
Insomma Gen V è tutto quello che un buon spin-off deve essere.
Punta di diamante: 1×05 “Benvenuto nel club dei mostri”. L’episodio che più di tutti ci porta pienamente nel mondo di The Boys grazie alla meravigliosa scena della strage dei pupazzi di Sam.
9) Questo mondo non mi renderà cattivo
A cura di Francesco Buffa
Questo mondo non mi renderà cattivo è la seconda opera animata di Michele Rech, in arte Zerocalcare. L’ artista romano ha ormai raggiunto una considerevole notorietà grazie alla serie ‘Strappare lungo i bordi’, che ha segnato il suo debutto sul piccolo schermo nel 2021. Questa seconda serie televisiva prodotta da Netflix si discosta profondamente dalla precedente e rappresenta una sua evoluzione sotto tutti i punti di vista. L’elemento narrativo viene riproposto nel classico stile di Zerocalcare, con richiami alla sua vita privata, alle sue amicizie e all’ecosistema della periferia romana dove è nato e cresciuto.
Questo mondo non mi renderà cattivo però presenta tematiche molto più crude e mature, che l’artista sceglie di affrontare di petto collocandole al centro della storia. Il fulcro della trama è il ritorno in quartiere di Cesare, amico d’infanzia scomparso per vent’anni perché caduto nel buco nero della dipendenza. L’evento offre la possibilità a Zero e ai suoi amici di confrontarsi con le problematiche che attanagliano il substrato culturale della periferia di Roma e di tutto il Paese.
La serie è infatti molto più impegnata politicamente rispetto a Strappare lungo i bordi e, a prescindere dalle idee che ciascuno di noi può avere sulle questioni affrontate, non si può non apprezzare la libertà narrativa che Netflix ha concesso a Zerocalcare, da sempre sensibile alle questioni sociali nelle sue opere. Nei suoi fumetti infatti, porta spesso all’attenzione del lettore numerose problematiche di attualità e questo è diventato un suo tratto distintivo.
Anche a livello tecnico Questo mondo non mi renderà cattivo rappresenta un importante balzo in avanti. La qualità delle animazioni è nettamente superiore ed è evidente come questa serie tv abbia ricevuto un budget superiore rispetto alla precedente. Se conoscete già l’artista probabilmente non sarete rimasti sorpresi ma questa serie sembra essere la consacrazione definitiva di Zerocalcare.
8) Jury Duty
A cura di Valeria Spinelli
Dopo The Office, Parks and Recreation e Modern Family il genere mockumentary sembrava aver esaurito tutte le sue cartucce. I nuovi prodotti televisivi che sfruttano questo formato, come Abbott Elementary, per quanto simpatici ricalcavano la maestosa scia dei predecessori che, dall’uscita di The Office di Greg Daniels e Michael Schur aveva creato un genere di comedy tutto nuovo e indubbiamente originale rispetto alle classiche sit-com.
Ma ecco che il 2023 ci sorprende con un nuovo mockumentary, tutto sperimentale: in Jury Duty c’è un finto processo su cui è chiamata al verdetto una giuria finta, composta interamente da attori. C’è anche James Mardsen, unico VIP, che interpreta se stesso, chiamato alla giuria come gli altri cittadini. Peccato che, in mezzo a quella finzione, ci sia un elemento di verità: l’Eroe si chaima Ronald, è una persona normale e crede veramente di partecipare ad un processo reale. Insomma, la versione meno inquietante di Truman Show è accaduta davvero, ed è oggettivamente uno spasso.
Punta di diamante: 1×04 “Field Trip”. La giuria di attori e Ronald vanno a fare un field trip dai risvolti investigativi interessanti, per poi approdare in un ristorante per una cena di gruppo esilarante.
7) The Crown
A cura di Valeria Spinelli
Lo abbiamo scritto approfonditamente nella nostra recensione (qui per leggerla), che l’ultima stagione di The Crown si è salvata in calcio d’angolo staccandosi in termini di qualità dalla precedente, che era stata sotto le aspettative. In questa sesta stagione, che chiude ufficialmente l’antologia, torniamo a focalizzarci sulla vera protagonista: la Regina Elisabetta.
Finalmente ci godiamo appieno l’interpretazione della celeberrima Lilibet di Imelda Staunton, candidata per il ruolo anche i Golden Globes. Nelle precedenti stagioni, infatti, l’occhio di bue è rimasto puntato su Diana, oscurando il ruolo della regina, che sembrava più impenetrabile del solito.
La stagione 6 affronta (finalmente) e supera la morte di Lady Di, e risulta interessante soprattutto nelle ultime puntate, in cui assistiamo alla scomparsa di alcuni membri cruciali della royal family mentre la vita della monarca procede fino al presente e alla contemporaneità. Si dedicano alcuni episodi anche a William e – in misura minore – ad Harry, attualizzando più che mai ciò che abbiamo visto finora. E poi, il finale è spettacolare, degno di ciò che ha rappresentato The Crown per la televisione degli anni ’10.
Punta di diamante: 6×08 “Ritz”, dove Margaret ricorda una serata (realmente accaduta) del 1945, quando finita la guerra lei e Elisabetta uscirono sotto mentite spoglie a festeggiare nel celebre hotel di Londra.
6) One Piece
A cura di Claudio Faccendi
Se si deve indicare la sorpresa più grossa di tutto il 2023 quella è senza ombra di dubbio il live action dedicato a One Piece (qui la nostra recensione). L’annuncio da parte della piattaforma con la grande N rossa aveva letteralmente diviso il pubblico. Storicamente i live action dedicati agli anime, a parte rarissime eccezioni, sono sempre usciti decisamente male, nel modo peggiore che la mente umana potesse concepire. Dopo la rocambolesca, se così vogliamo definirla, versione di Death Note da parte di Netflix, e altri progetti non proprio entusiasmanti, i dubbi su questo nuovo progetto erano veramente molti. Ma qui tutto cambia.
La trasposizione ha visto la collaborazione diretta del creatore del manga Eiichirō Oda e riprende, praticamente in scala 1:1, l’inizio dell’avventura di Luffy e i suoi compagni di viaggio. Netflix sorprende regalando all’opera diversi ingredienti che funzionano perfettamente a prescindere che la serie fosse una trasposizione di un manga o no. Il cast è sicuramente uno dei motivi per cui il live action di One Piece ha funzionato così bene. Al di là della pura somiglianza con i corrispettivi cartacei, la ciurma funziona proprio grazie all’alchimia creata dal cast che traspare episodio dopo episodio.
Il ritmo generale è sempre molto buono, si passa da un personaggio all’altro (con i loro passati e i loro sogni) a combattimenti all’ultimo sangue passando dagli immancabili sketch divertenti. Non mancheranno infatti le risate che verranno accompagnate da momenti che strappano il cuore, la vera essenza di One Piece. La stesura narrativa è quindi ben fatta e può tranquillamente essere goduta sia dai vecchi fan di Cappello di Paglia che da chi non si è mai interessato a quell’universo narrativo. Anche gli avversari e comprimari sono ottimamente rappresentati, sia nella forma che nella sostanza. Sicuramente un plauso all’ottimo Vincent Regan che interpreta Garp.
Fortunatamente si è scelto di optare per protesi e trucchi invece di un’invasiva CGI che avrebbe reso il tutto posticcio. Rimane il grottesco dell’opera principale e i lunghi combattimenti visti nel manga e nell’anime vengono giustamente ridimensionati per dar spazio ai momenti salienti. Netflix ha cambiato quindi le carte in tavola, abbiamo di fronte probabilmente la miglior trasposizione live action di un manga vista fino a ora.