Come ogni anno, anche questo 2023 ha prodotto moltissimi film di alta qualità . Giunti agli sgoccioli di dicembre è arrivato dunque il momento di tirare le somme e di stilare la classifica dei prodotti che maggiormente ci hanno impressionato in questi ultimi 12 mesi. È bene ricordare che per formare questa lista di nomi abbiamo scelto tra i film che sono stati rilasciati in Italia durante l’anno. Dunque, sebbene alcune pellicole di valore altissimo siano arrivate nei cinema negli States, non hanno potuto essere considerate perchè la loro distribuzione nel Belpase è programmata per i primi mesi del 2024.
Inoltre vi ricordiamo sempre che queste classifiche sono frutto dell’esperienza e del gusto personale delle persone che vi scrivono. In questo caso specifico un’intera redazione che ha discusso animatamente per diverso tempo per trovare una lista di 10 film che andasse bene per tutti. Sentitevi dunque autorizzati a rivelarci quali opere avreste messo o quali lasciato fuori, tenendo sempre fermo questi criteri di base. Fatte questa rapida, ma doverosa premessa, iniziamo.
Il risultato è una commedia del tutto originale, non immediatissima da comprendere nei toni satirici e nel sottile umorismo, ma certamente ad alto intrattenimento per il pubblico, e particolarmente geniale nell’affrontare di petto un tema che solitamente viene trattato in maniera molto diversa: il patriarcato, e ciò che impone in termini di aspettative e discriminazioni sociali sulle donne. Allo stesso tempo, mette in campo una delle operazioni nostalgia (e marketing, ma quello buono) che siano mai state fatte su un prodotto di consumo nel cinema: forse la bambola della Mattel non era mai stata così tanto sulla cresta dell’onda.
Margot Robbie e Ryan Gosling, entrambi candidati ai Golden Globes per le loro interpretazioni di Barbie e Ken, ci regalano tantissime risate e momenti divertenti, mentre portano avanti una trama che, finalmente, non è scontata ed è frutto di una visione ben precisa e accuratamente sceneggiata.
9) The Killer, David Fincher
A cura di Francesco Buffa
The Killer (qui la nostra recensione) ci presenta il ritratto di un assassino che si differenzia profondamente dall’archetipo tradizionale del personaggio. Il protagonista interpretato da Michael Fassbender si presenta con un lungo monologo nel quale spiega la sua condizione di killer mercenario. La sua è una vita di isolamento fatta di lunghi momenti di solitudine intervallati da pochi secondi di alta tensione nei quali portare a termine la sua missione.
Il Killer, di cui non viene mai svelato il nome, conduce la sua vita applicando una religiosa attenzione ai particolari e svolge il suo mestiere con estrema professionalità , distaccandosi totalmente da qualsiasi forma di empatia e non permettendo a dilemmi morali di intrufolarsi nella sua mente. All’inizio del film, il protagonista si sta preparando a neutralizzare una delle sue vittime alloggiata all’interno di una camera d’hotel a Parigi. Nonostante la lunga e metodica preparazione, la sua mira fallisce e compie per la prima volta nella sua carriera un errore fatale.
Il Killer è costretto a fuggire dalla scena del crimine e a quel punto si trova in una situazione completamente nuova, confrontato da un fallimento che non ha mai dovuto affrontare in vita sua. Una volta tornato nel suo nascondiglio in Repubblica Dominicana si accorge che la sua casa è stata invasa e che la sua fidanzata è stata aggredita dagli uomini che lo avevano assunto. A questo punto la sua missione diventa quella di risalire all’identità dei suoi assalitori per avere vendetta e per risolvere le conseguenze del suo fallimento.
The Killer è un film che riesce nel suo intento di raccontare la storia di un assassino da un punto di vista realistico e non romanzato. Questo emerge anche dal tono e dalle tecniche tipiche di David Fincher, che non è estraneo a ritrarre la violenza nei suoi film. Il regista però riesce a rendere il realismo e la crudeltà in un modo unico che lo ha caratterizzato anche in altre opere come Fight Club o Seven. The Killer emerge per la capacità di ritrarre l’uomo dietro l’assassino e grazie ad una prestazione fenomenale di Michael Fassbender.
8) The Whale, Darren Aronofsky
A cura di Andrea Campana
Brendan Fraser in una interpretazione da Oscar, con il valido apporto di Sadie Sink (Stanger Things) e la regia visionaria di Darren Aronofsky, il tutto in una storia di redenzione impossibile. Una caccia alla balena bianca come quella del capitano Ahab (quella del titolo), irraggiungibile come il miraggio della propria salvezza.
Charlie, un uomo irrimediabilmente obeso e schiavo del cibo e della propria indolenza, non riesce a perdonarsi di aver rovinato la vita della moglie e della figlia per inseguire un amore proibito con un uomo. La vicenda si interseca con tematiche religiose che portano in superficie le segrete speranze di salvezza, più spirituale che fisica, che Charlie ma anche gli altri personaggi covano.
Un messaggio sacro ma sacrilego, tanto più che Charlie è gay e sappiamo che tra la comunità omosessuale e la chiesa i rapporti sono sempre stati difficili. Ma la storia spinge oltre queste barriere nell’estendere il significato più puro e immediato della redenzione cristiana anche a chi di norma non potrebbe trarne beneficio.
Parliamo quindi di una favola moderna, che scava nel profondo ed eleva un individuo peccatore da più oscuri abissi dell’esistenza a uno scopo superiore e ultraterreno, lasciando intendere che la salvezza (per come concepita dalla religione, ma anche dallo spirito umano puro e semplice) è possibile davvero per tutti. Basta cercarla.
7) Bussano alla Porta, M. Night Shyamalan
A cura di Matteo Furina
A distanza di 2 anni dall’ottimo Old, M. Night Shyamalan torna dietro la macchina da presa e lo fa regalandoci uno dei migliori film degli ultimi 10 anni di carriera. Bussano alla porta(qui la nostra recensione) racconta di quattro persone guidate dall’insegnante elementare Leonard (un meraviglioso Dave Bautista) che prendono in ostaggio una coppia di papà e la loro piccola figlia mentre si trovano in vacanza nella loro casa in mezzo alla foresta. Gli assalitori spiegano che se gli ostaggi non sacrificheranno uno di loro tre, sul mondo cadrà l’Apocalisse. Eric ed Andrew inizialmente non credono ovviamente a questa storia. Tuttavia col passare del tempo saranno sempre di più le coincidenze che metteranno in dubbio le loro convinzioni.
Il film, basato, con grandi cambiamenti sul finale, sul romanzo La casa alla fine del mondo di Paul Tremblay, regala tutto quello che una pellicola del genere deve avere. Sebbene si svolga tutto all’interno della casa in mezzo al bosco di Eric ed Andrew, il film riesce a far sentire allo spettatore il peso universale che le decisioni prese all’interno di quelle quattro mura avranno sull’umanità . Nonostante neanche noi che guardiamo sappiamo se fidarci o no delle teorie di Leonard e soci, fin dall’inizio ci viene instillato il dubbio che cresce mano mano che i minuti scorrso.
Shyamalan torna alle origini regalando un thriller ricco di tensione e con colpi di scena degni del suo nome e condensa il tutto in circa 100 minuti in cui l’attenzione dello spettatore non cala neanche di un secondo. Davvero, davvero rimarchevole, la performance di Dave Bautista. Se fino ad oggi l’ex wrestler veniva ancora visto come un semplice atleta che si diletta col cinema, dopo questo film è evidente che siamo di fronte ad un attore vero. Sebbene il cast comprenda attori di altissimo livello come Jonathan Groff è Bautista a rubare totalmente la scena. Il suo Leonard, sebbene abbia la sua fisicità ercuela, è un uomo pacato, buono e lui stesso vittima degli eventi. Sarebbe stato facile per lui apparire come una minaccia violenta e spaventosa, ma nell’arco del film spesso ci si trova a provare pena per lui. Questo grazie sopratutto alla sua mimica facciale sensazionale e alla sua innata capacità di tenere in piedi svariate sequenze con la forza dell’espressione.
Un film quadrato, asciutto, che non cerca facili sensazionalismi ma regala semplicemente momenti di ottimo cinema. Insomma, l’M. Night che tutti abbiamo imparato ad amare e che ogni tanto si è perso per strada.
6) Spider-Man: Across the Spider-Verse, Joaquim Dos Santos, Justin K. Thompson, Kemp Powers
A cura di Claudio Faccendi
Il primo film animato dedicato a Miles Morales lasciò decisamente senza fiato. Le animazioni uniche nel panorama mondiale, il ritmo, una storia ben strutturata e personaggi ben caratterizzati hanno lasciato un segno indelebile nei cuori dei fan di Spider-man e non solo. Un progetto ambizioso, creato con passione e in modo minuzioso, che non è certo passato inosservato. Dopo che abbiamo tessuto le lodi, anche in video in questa nostra chiacchierata online, del primo capitolo l’attesa per il suo seguito diretto era veramente alta.
Ritroveremo vecchi amici e incontreremo nuovi incredibili personaggi (con le proprie animazioni) oltre a ritrovarsi di fronte a un titolo più maturo di quel che può sembrare all’apparenza. Non mancheranno infatti i classici conflitti che ogni Spider-man è costretto ad affrontare, soprattutto se si è nella piena fase adolescenziale. Se vogliamo trovare un unico, vero, difetto a questo film è che ogni giorno in più che attendiamo il suo seguito sembra un secolo. Vogliamo assolutamente vedere come proseguiranno le gesta di Miles e compagni.