Celebre in merito è un romanzo di Neil Gaiman e Terry Pratchett che viene adattato per il piccolo schermo in una serie TV che vede protagonisti David Tennant e Michael Sheen, il cui titolo in italiano, Buona apocalisse a tutti, è quasi più azzeccato di quello inglese (Good omens).
A prima vista la trama di Good Omens a tratti può ricordare Dogma (senza la sua vena “blasfema” e pregna di un assurdo umoristicamente nero…da tutti i punti di vista) anche se il tratto in comune può essere la rappresentazione di Dio come una donna (nella serie di Good Omens sottoforma di voce narrante) e della presenza del Metatron (in Dogma interpretato da Alan Rickmann).
Qui si parla di produzioni estere, americane, inglesi e tedesche, ma anche nel nostro Bel Paese a volte i miracoli accadono:
Il 14 dicembre 2023 nei cinema italiani esce “Santocielo” un insolito film del duo comico Ficarra e Picone, o meglio insolito rispetto ai loro precedenti lavori.
Il film narra di un angelo, Aristide, che dopo una votazione in Paradiso sul mandare o meno un nuovo Messia oppure distruggere la terra con un diluvio universale, un assemblea “democratica” elegge la prima opzione (con grande disappunto di Dio, un Giovanni Storti sempre sul pezzo, che ignora perfino le leggi che regolano il paradiso e le sue modifiche, non molto diverso da un Paese di nostra conoscenza).
Aristide si offre volontario per ingravidare la nuova “Maria”.
Sulla Terra però combina un pasticcio, e invece di mettere incinta con un tocco di mano la cameriera di un bar, per sbaglio, nel tentativo di salvarlo da un incidente stradale, tocca la pancia di un professore di matematica, mettendolo, disgraziatamente, incinto. Così si dipana la vicenda di Aristide e Nicola, un angelo e un professore di matematica conservatore, un uomo che nel corso del film cambierà completamente, decidendo finalmente di smettere di nascondere la sua gravidanza superando la paura di ciò che potrebbe pensare “la gente”.
E sarà proprio “la gente”, ovvero gli abitanti di un paesello composto solo da anziani, a far frenare la fuga del gruppo e convincerli a partorire li, non importa se a farlo è un uomo che porta in grembo il nuovo Messia, per quelle persone è solo una nuova vita che può portare una rinascita in quel paese ormai in procinto di scomparire (come i suoi abitanti ovvero solo anziani, una critica non troppo velata alla nostra situazione demografica italiana). E alla fine dopo esser tornati in città per partorire, si scopre che il nuovo Messia è una femminuccia.
Aristide, capelli improbabilmente biondi e completo celeste (letteralmente) è un angelo goffo e combina guai, che piano piano si affeziona agli esseri umani, non molto diverso da un Castiel o un Aziraphale. E a proposito dell’angelo interpretato da Michael Sheen, molti hanno associato il trailer di Santocielo a Good Omens, per il modo in cui è finita la seconda stagione ovvero con la preparazione di un secondo avvento, oltre che per la similitudine con i due nomi e sopratutto per la chimica fra i due attori italiani che ricorda quella dei due attori inglesi.
Aristide, nonostante abbia “provato” le esperienze umane decide di tornare in paradiso e restare un angelo, a differenza di Castiel (diventato però umano per forza, anche se poi una volta ritornato angelo deciderà di restare accanto ai due protagonisti) o Damiel, umano per amore di una donna.
Certo viene da chiedersi se l’annuncio di una terza stagione di Good Omens dopo l’uscita di Santocielo al cinema sia una coincidenza, ma forse è solo un piccolo miracolo di Natale (dopotutto Santocielo nella sua semplicità e leggerezza qualcosa ha smosso nel cinema italiano, non visibile subito ma probabilmente in futuro) visto che i piani dei registi e showrunner, come quelli di un certo Signore (con la S maiuscola) sono infiniti…
…e ineffabili, ovviamente.
E per concludere questo articolo, un buon Natale da tutti gli angeli, reali o meno compresi i nostri amici a quattro zampe, che forse in modo sbadato e imprevedibile vegliano su di noi.
Anche se sono solo bambini con il trench. “Quando il bambino era bambino, se ne andava a braccia appese. Voleva che il ruscello fosse un fiume, il fiume un torrente; e questa pozza, il mare. Quando il bambino era bambino, non sapeva d’essere un bambino. Per lui tutto aveva un’anima, e tutte le anime erano tutt’uno. Quando il bambino era bambino, su niente aveva un’opinione. Non aveva abitudini. Sedeva spesso a gambe incrociate, e di colpo sgusciava via. Aveva un vortice tra i capelli, e non faceva facce da fotografo.
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