Gli ultimi capitoli della stagione 6, conclusiva della storia di The Crown, riescono nel loro intento: commuoverci e ricordarci perché l'abbiamo amata. Ecco la nostra recensione.
La prima parte di The Crown non ci era dispiaciuta, ma non aveva neanche rischiarato gli animi dopo la delusione della stagione 5. Ne avevamo parlato qui, nella recensione dei primi episodi usciti a Novembre, trattando anche degli ammiccamenti all’establishment e al neo-incoronato Re Carlo. Ma, ci siamo chiesti, ora che Netflix ha pubblicato i cinque capitoli finali, vale la pena aggiungere qualcosa?
Dopo averli guardati, la risposta che ci siamo dati è: sì. C’è qualcosa da aggiungere, e molto da riconoscere alla serie. Sarà che è la fine di un capitolo di, tutto sommato, squisita televisione moderna, sarà che ci avviciniamo al Natale, ma gli ultimi episodi di The Crown sono arrivati dove dovevano arrivare, pur con una notevole dose di fan service e uno stile mutato rispetto alle prime, eccezionali stagioni.
La voce di William e Harry
Certe volte, come si suol dire, non ti rendi conto di volere qualcosa finché non ce l’hai davanti. Tra le prime stagioni introspettive sulla storia, la politica ed Elisabetta II e le ultime dove Diana, anche in fiction, si poneva da catalizzatore della nostra attenzione e del nostro interesse, quasi ci dimenticavamo di William e Harry.
E di fatto gli autori non danno loro una vera e propria voce fino a questi ultimi episodi. Già dall’episodio 6 “Willsmania”, si comincia a entrare nel punto di vista di William, timido e riservato, afflitto dal dolore della perdita della madre, consapevole di ciò che lo aspetta come erede al trono e improvvisamente sotto ai riflettori di quella stampa che tanto detesta. L’empatia scatta immediatamente, come scattò nella realtà alla fine degli anni novanta una vera e propria ossessione, soprattutto femminile, per quel bel principe triste, che così tanto somigliava a Lady Di.
William è un ragazzo del nuovo millennio, più simile a noi di quanto lo sia stato chiunque altro, finora, nella famiglia reale. E finalmente si arriva a esplorare un animo contemporaneo, percorrendo l’ultimo miglio di distanza tra la storia di The Crown e dei suoi componenti e il presente, una sensibilità moderna. Vederlo alle prese con le feste, l’università e l’amore è stato inaspettatamente interessante, e quando Kate Middleton entra nell’equazione lo diventa ancora di più.
Su Harry l’esplorazione è più accennata e forse meno riuscita: si sceglie, anche per ragioni comprensibili, di focalizzarsi su William che è ancora parte del futuro della famiglia reale, e ci sta. Gli autori decidono comunque di buttare qua e là dei semi di discordia sul “number two” e le sue bricconate come a lasciar intendere che Harry, già dalla tarda adolescenza, fosse destinato a creare scompiglio e a scontrarsi, se non con l’intero establishment, quanto meno con suo padre. Questa è una di quelle scelte in cui la “fiction realistica” di The Crown smette di essere tale e diventa, quasi dichiaratamente, più inverosimile e all’insegna del fan service. Ma su questo va aperta una parentesi a parte.
L’abbandono al fan service, salvato dal british humor
Tra tutte le stagioni di The Crown questa è decisamente quella più, palesemente, volta al fan service. Per essere ancora più precisi: gli autori sembrano aver attinto al gossip generale sulla famiglia reale per scrivere la maggior parte delle scene della stagione sei, in particolare degli ultimi cinque capitoli. Degli accenni alla precoce preoccupazione su Harry abbiamo già parlato, ma ci sono altri esempi.
Per esempio, il discorso intimo e accorato tra William e Carlo, dove il primo gli attribuisce la responsabilità per la morte di Diana e il secondo, che ormai è diventato (ne abbiamo già parlato nella prima parte di recensione) un personaggio tutto adorabile e positivo, ne resta ferito. Nelle parole messe in bocca a William si riscontra tanto di ciò che l’opinione pubblica ha effettivamente pensato di questa storia, ma, ça va san dire, non c’è nessuna prova che William si sia sentito davvero così verso suo padre.
Resta valida la considerazione precedente: in passato la fiction di The Crown è stata più verosimile e incantevole, mentre in queste ultime stagioni la scrittura si tradisce spesso, allontanandosi dalla promessa di accuratezza storica che sembrava sottintendere all’inizio.
Ma tornando al fan service, un altro esempio: si allude in maniera ripetuta ma non incisiva al fatto che la madre di Kate Middleton volesse farla sposare con William, e al fatto che l’abbia messa apposta nella stessa università. Allo stesso tempo poi non si va a fondo sul reale sentimento di Kate nei confronti di William, il che lascia un po’ con l’amaro in bocca: è chiaro che tra i due c’è attrazione, ma se ciò che William prova viene reso in maniera efficace, non si comprende altrettanto bene dove finisca la volontà di arrampicata sociale della signora Middleton e dove (e se) inizi quella di Kate. Può anche darsi che ciò sia voluto e che rispecchi le convinzioni degli autori, ad ogni modo il tema resta un po’ sospeso e ambiguo e a noi, forse, interessava saperlo.
Tutto sommato, però, questo fan service non risulta del tutto sgradevole: è vero, ci fa riemergere dalla finzione narrativa e ci fa affrettare su Google a fare fact-checking per capire cosa è più o meno verosimile, ma è anche vero che Peter Morgan negli ultimi episodi addensa questi momenti di british humor, entrando in complicità diretta con gli spettatori. Per esempio, si parla in modo simpatico del desiderio disperato di Carlo di diventare Re al posto di sua madre, dando voce a quelle che erano le supposizioni dei giornali e dell’opinione pubblica. E ci strappa più di un sorriso.
La solitudine di chi regna (SPOILER)
La stagione sei di The Crown, compresi gli episodi rilasciati a novembre, riesce nell’intento fallito dalla precedente: coinvolgerci ed emozionarci. E lo fa soprattutto l’episodio 8. “Ritz”, il più riuscito degli ultimi anni di vita della serie, che sembra tornare ai vecchi fasti delle prime stagioni.
Quando il punto di vista dell’episodio si apre su quello di una Margaret settantenne, capiamo subito che per lei è arrivato il momento tanto temuto: per citare Battisti, è tempo di morire. E infatti così è, la principessa se ne va con spirito e originalità, così come aveva vissuto, non senza regalarci lo spettro di emozioni a cui ci ha abituato dalle prime stagioni. Va ricordato che quello di Margaret è senza dubbio uno dei ruoli più riusciti della serie, soprattutto perché la storia della sorella della regina, morta nel 2002, non era conosciuta tra i giovani ed è stata in The Crown approfondita e sviscerata in maniera appassionante, risultando più efficace dell’ormai nota storia di Diana.
La scomparsa di Margaret viene abilmente mostrata non solo in quanto tale, ma rispetto all’impatto che ha sulla vera protagonista della serie, che finalmente torna centrale: Elisabetta. “Ti stiamo abbandonando tutti”, dice la sorella alla regina sul letto di morte, presagendo anche alla scomparsa dell’anziana Regina Madre, che avverrà qualche anno dopo.
E lo dice come se quello fosse il suo più grande dispiacere, nel morire: abbandonare la sorella, al fianco del quale aveva, nonostante tutto, trovato il suo scopo di vita. E per cui si rendeva conto di essere un supporto fondamentale. Con lo sguardo che torna su Lillibet, e un bellissimo racconto di una serata al Ritz dove Elisabetta, a quanto pare davvero, andò a festeggiare la fine della guerra spinta dall’energia trascinante della sorella. Anche se non sappiamo chiaramente se e cosa successe quella sera, la scelta autoriale di tornare sul concetto di “Lilibet prima di Elisabetta”, e porre nuovamente l’accento sull’entità del sacrificio personale che ha sopportato per diventare la Corona, risulta vincente. Era, in fondo, l’essenza di ciò che ci ha più appassionato di questa serie, l’angolo narrativo principale che ci ha convinto a seguirla per tutte queste stagioni.
La scena finale dell’episodio 8, magistralmente eseguita, prelude all’inesorabile solitudine della Regina, fil rouge di (quasi) tutte le stagioni che torna a farsi sentire forte e chiara con l’avvicinarsi dei suoi ultimi anni. E torniamo a sentirci vicini a lei, a volerle genuinamente bene.
Uno splendido omaggio finale (SPOILER)
L’episodio finale di The Crown è tutto ciò che un episodio finale di una serie pluripremiata dovrebbe essere: conclusivo, epico ed emozionante. Si parte dal programmare un funerale (anzi due) che ancora deve accadere, un espediente piuttosto riuscito per affrontare il tema della morte della sovrana e cominciare quello che diventerà, alla fine, un indiscusso omaggio alla memoria di Elisabetta II.
Oltre ai funerali e alle relative colonne sonore, c’è un matrimonio: quello di Carlo con Camilla, che finalmente coronano il loro sogno d’amore che purtroppo però ha causato tanta sofferenza a loro e a chi li circonda. Gli autori cercano qui di prendere due piccioni (forse troppo diversi) con una fava: da una parte vogliono trasmettere supporto verso il Re Carlo e la consorte, dall’altra un matrimonio del genere, con un contesto del genere che è stato ben approfondito dalla serie non può non mostrare i suoi aspetti controversi. Sebbene questo doppio tentativo non sia riuscitissimo, non si capisca bene cosa vogliano dirci gli autori a riguardo e (forse volutamente) la situazione risulti un po’ goffa e tesa, fortunatamente non è questo che ci interessa dell’episodio.
Ci interessa lei: la regina. La regina che (allarme fan-service!) pensa all’abdicazione in favore di Carlo come regalo di nozze, la regina che ha un bellissimo rapporto con William, di cui ci rallegriamo. Ma soprattutto, dopo 50 anni di regno, il suo rapporto con la Corona e con la morte. Questo era ciò che volevamo, e questo ci viene dato, perciò non possiamo che essere soddisfatti.
E, oltre alle solite interpretazioni degli attori (soprattutto Dominic West e, finalmente, Imelda Staunton a cui viene dato il giusto spazio attoriale), Morgan e autori decidono di farci un ultimo, delizioso regalo: un cameo delle versioni più giovani di Elisabetta, con Olivia Coleman e Claire Foy che riappaiono dove pensavamo fosse impossibile rivederle. C’è di più: contrariamente alle aspettative e pur nel contesto di un fan service quasi dichiarato, il dialogo delle regine con la loro versione più anziana non risulta stucchevole, ma forte, sensibile e commovente.
Infine, dopo un emblematico momento a due tra Filippo e la regina che ci conferma (nel caso ce lo fossimo dimenticati) qual è la storia d’amore più bella della serie, The Crown ci accompagna verso la sua fine con una regia che tocca il suo picco di intensità.
Una signora anziana cammina a piccoli passi verso l’uscita di Westmister Abbey. Alle sue spalle, quello che è stata, quello che non sarà più, e quello che sarà per sempre: l’incredibile donna dietro la Corona.
The Crown 6, il Trailer
Che ne pensate? L’avete già vista la sesta stagione di The Crown?