The Boys e Preacher: confronto tra le due opere

The Boys e Preacher sono due opere nate dalla stessa penna, all'apparenza diversa eppure così simili. Ecco la nostra analisi

the boys, the preacher
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A cura di Lucrezia Manca Trangoni

In principio vi era un fumettista dell’Irlanda del Nord, Garth Ennis, che creò due fumetti molto particolari e molto diversi fra di loro: The Boys uscito nel 2006 e Preacher nel 1995. Queste due opere, a loro volta, vennero adattate per il piccolo schermo seriale con una differente risposta del pubblico.

The Boys, la storia di un gruppo di uomini capeggiati dal duro e vendicativo Butcher, il cui fine ultimo è distruggere la Vought, la società che ha elevato i supereroi al rango di divinità, in particolar modo i Sette che non sono eroi nel senso canonici, ma sono quasi divinità, esseri capricciosi, sadici e interessati al proprio tornaconto e sopratutto, moderni influencer divini, la cui propria immagine è venduta e “consumata”, come un qualsiasi altro prodotto commerciale.

Questi influencer in mantella e calzamaglia con i loro poteri fanno il bello e il brutto tempo, lasciando dietro di sé una scia di vittime innocenti, gli uomini comuni considerati alla stregua di views e futuri consumatori, solo sudditi adoranti da sacrificare, se necessario. Però alcune vittime dei soprusi supereroistici hanno deciso che no, non ci stanno più, a partire dal giovane Hughie che diventerà per Butcher il surrogato di quel fratello minore morto per un suo errore e poi Frenchie, la muta Kimiko e l’ex collega agente di Butcher, Marvin.

Tutti con i proprio demoni, e guidati dall’atavico odio di Butcher nei confronti dei super, rivolto in particolar modo verso il leader dei sette, Patriota che altro non è che un bambino non cresciuto, ossessionato dalla figura materna incarnata dalla dirigente della Vought, Madelyn Stillwell (e dal suo latte), un essere umano che preso da solo si rivela miserabile e patetico.

The Boys è ed è stato un successo, osannato come la serie che ha dissacrato e demitizzato il mito del supereroe tipico (e quindi anche una demitizzazione dei valori americani che i supereroi, canonicamente dovrebbero proteggere e racchiudere). Inoltre ha mandato in visibilio il pubblico per l’inusuale  violenza, le parolacce e un politicamente “scorretto” a permearne tutta la visione.

E Preacher?

Passato in sordina, scoperto dopo il successo della sua “serie sorella”, è la storia di Jesse Custer, un predicatore di una piccola cittadina situata in un Texas bigotto e ipocrita che per caso si ritrova posseduto da un entità sovrannaturale, Genesis, che gli permette di far fare a chiunque ciò che dice, basta una parola, come Dio.

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E a proposito di Dio, dopo una prima stagione in cui il tormentato parroco cerca di capire come utilizzare il suo potere al meglio, e dopo uno scontro con il magnate della carne della zona, interpretato da Jackie Earle Haley, insieme alla storica fidanzata Tulip, e Cassidy un ironico vampiro amante delle droghe quanto del sangue, scopre che Dio, barba bianca e veste candida, è sparito e nessuno, nemmeno “ai piani alti” sanno dove si trovi.

E così decidono di partire per un viaggio on the road per ritrovarlo. In questo può ricordare a tratti Supernatural, così come anche i temi, angeli, demoni, apocalisse, e un latitante Dio sono simili. Tuttavia Jesse Custer & co non combattono mostri, in senso stretto. Lui è un Cowboy uscito dall’inferno per dar la caccia, mosso da un rancore senza tempo, a divinità, fra cui lo stesso Dio, caricaturali al limite del ridicolo, del “fumettistico”

In Preacher il predicatore ha fede, fino all’ultimo, nei piani dell’Onnipotente (che veglia su di loro nei panni di una tuta canina sadomaso, un gioco di parole, poichè God letto al contrario è Dog). Lo stesso Dio altro non è che un vecchio rintanato in una roulotte, sporco e malandato, che passa il tempo a costruire modellini e guardare vecchi video di quando era davvero temuto e venerato. Ora invece è solo, in fuga, latitante dal paradiso per codardia, paura di affrontare un potere, un essere come lui o forse superiore. Soprattutto vuole essere di nuovo venerato come in passato, rifare tutto da capo, una creazione 2.0

Se dietro a i Sette di The Boys c’è la Vought con a capo Stan Edgar e il composto V, dietro il Dio di Preacher, non vi è nessun altro, è un essere lontano che guarda tutto quasi con noia e fastidio che nel finale non appare molto diverso da un banale supercattivo. Tuttavia chi regge il gioco, chi prepara tutto è un organizzazione impegnata a difendere i discendenti di Cristo, il Sacro Graal guidato dal mutilato Herr Starr, a sua volta un sottoposto dell’ingordo e mostruoso leader supremo del Graal, ovvero Allfather (nome richiamo alla mitologia nordica, Allfather, “Padre del tutto”, modo in cui veniva chiamato Odino ).

E chissà, lo stesso Dio potrebbe benissimo essere uno dei Sette, un supereroe con i poteri di un fumoso Onnipotente. In Gen V, lo spin – off di The Boys, uno dei personaggi ha il potere di far fare agli altri ciò che vuole (anche se deve toccare gli altri per poter esercitare il suo potere) come Jesse Custer con Genesis. A tutti gli effetti il predicatore si comporta come un supereroe, ha anche un costume, il vestito da prete che non si toglie mai, nemmeno quando ha ormai pareggiato i conti con Dio e nemmeno quando si lascia Genesis alle spalle. Quindi cosa accadrebbe se Dio si arruolasse nei Sette?

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Ovviamente a Butcher e Hughie non interesserebbe sicuramente, Dio o non Dio sarebbe solo un altro super da eliminare, anche se sarebbe anche divertente vedere un vero e proprio crossover fra i due “universi”. Tuttavia rimarrebbe il dilemma etico di voler compiere l’omicidio di un essere “divino”. Questo significherebbe che Nietzsche aveva ragione, che Dio è morto e l’abbiamo ucciso noi, si attuerebbe la rivalsa dell’uomo “artefice del proprio destino” che non dà retta a nulla, non “al denaro non all’amore e non al cielo” (per citare De Andrè) pur di salvare un umanità che dopotutto non vuole essere salvata

E oltre a tutto questo, capi che altro non sono che pedine di qualcosa di più grande, uomini comuni che commettono orrori per vendetta o “giustizia” (non risultando così diversi da coloro che vogliono combattere) e composti chimici, laboratori, fight club di mostri, divinità meschine. In tutto questo, cosa resta, dell’Uomo? In The Boys resta l’amore e la pazienza di Frenchie nei confronti di Kimiko, l’affetto di Butcher verso Hughie, l’amore di quest’ultimo per Starlight e la sete di giustizia della ragazza, insomma un gruppo saldo contro tutti e tutto.

Mentre in Preacher vi è l’amore straziante, e non corrisposto, di Cassidy per Tulip, a sua volta innamorata di Jesse, una coppia insieme nella buona e cattiva sorte, un duo a cui si ricongiungerà il vampiro, dopo la fine del mondo, dopo quarant’anni. Il filo che lega The Boys a Preacher dopotutto è l’amore, per l’umanità con i suoi difetti, e l’amicizia, quella sincera e assoluta.

Eppure, dietro a questi pochi sentimentalismi, vi è sempre l’atavica domanda, implicita ma d’obbligo, il chiedere se una risposta a tutta questa immotivata sofferenza, tutto questo spargimento di sangue, ci sia mai stata. Butcher come Jesse tenta di uccidere un Dio, forse riuscendoc,i forse no, ma l’unica domanda a cui entrambi vorrebbero risposta, e a cui risposta non c’è, è un inutile e sempre sordo, ripetitivo:

Perché?

Che ne pensate? Avete amato queste due serie?

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