L’annuncio di Baldur’s Gate 3 piombò come un fulmine a ciel sereno sulla comunità di gamer che portavano nel cuore la vecchia saga creata dalle geniali menti di Bioware. Alle redini del progetto uno studio che ha saputo dimostrarsi preparatissimo in materia: Larian Studios. Nel loro curriculum possiamo notare come la saga Divinity sia tanto sfaccettata quanto imponente. Sin dal 2002 infatti lo studio belga ha portato avanti, tra prequel e spin-off, la loro creatura cambiando però costantemente forma passando dalla pausa tattica, all’action e i turni puri.
Uno studio quindi in grado di destreggiarsi in più situazioni ma mantenendo sempre i piedi saldi all’interno del genere dei giochi di ruolo. Baldur’s Gate 3 risulta quindi la prima vera avventura al di fuori della loro confort zone narrativa seppur si parli sempre di GDR. Sviluppare un titolo dal nome così importante è sicuramente un’opportunità unica ma anche potenzialmente un disastro annunciato. Questo perché quando si va a infastidire saghe storiche come quella in oggetto c’è sempre il rischio di disastro.
Larian ha quindi impostato il suo sviluppo ricalcando i suoi ultimi lavori, sistema di combattimento a turni e dialogo a doppio filo con la community. Proprio quest’ultimo punto è stato necessario a cambiare realmente passo e dare una propria identità al titolo. Questo perché, durante i lunghi mesi di Early Access (qua quelle che furono le nostre impressioni), il gioco è notevolmente cambiato. La componente ambientale è sempre presente ma molto meno impattante rispetto ai Divinity dando così più risalto alle varie abilità combattive e le magie dei personaggi. Larian ha quindi plasmato Baldur’s Gate 3 verso qualcosa di più simile al prodotto cartaceo, riferendosi alla versione 5.0 del famigerato gioco di ruolo Dungeons & Dragons.
Un tentacolo per domarli…
Già dalla presentazione si poteva notare come una delle creature più iconiche del gioco cartaceo fosse parte integrante della narrativa del gioco. Il nostro eroe, l’alter ego che creeremo a inizio gioco, verrà infettato da un Mind Flayer, un abominio tentacolare che inserisce nelle cavità oculari un parassita per riprodurre la propria specie.
Una sorta di Alien ma con chiara ispirazione lovecraftiana. Ma andiamo con ordine. Larian ha impostato l’intero gioco, e la sua narrativa, su un gruppo di eroi reclutabili all’interno del proprio party e dà fin da subito la possibilità al giocatore di creare il proprio avatar o di impersonare uno dei suddetti personaggi già creati. Già questa piccola, grande, scelta apre a un mondo di varianti e offre di per sé un’incredibile rigiocabilità.
Tra le possibilità iniziali possiamo trovare anche l’opzione Pulsione Oscura. Consigliamo a tutti di iniziare con questa scelta attiva dato che la storia avrà notevoli novità e riprenderà le dinamiche narrative già viste nei 2 precedenti titoli. La scelta del proprio alter-ego è quindi abbastanza profonda. L’editor è buono e, al netto dei pochi volti selezionabili per ogni specie, la personalizzazione è abbastanza efficace. Specie e classi sono quelle già incontrate più volte nel mondo di D&D riviste in piccole dosi per riportare al meglio il regolamento cartaceo su schermo. I giocatori di vecchia data si ritroveranno quindi a casa pur con un sistema regolistico “nuovo”.
…e nel buio incatenarli
Ben presto formeremo un piccolo gruppo di eroi. Gli altri protagonisti, o almeno la maggior parte, potranno essere reclutati già nelle prime battute di gioco. Sin da subito noteremo come le scelte del protagonista possano piegare la storia e come i propri compagni possano accettare o meno alcune decisioni intraprese. Ovviamente il gioco dà la possibilità di avanzare in modo eroico ma anche malvagio, oppure un mix tra i due. L’avanzamento da buoni però offre sicuramente più spunti e situazioni giocabili, soprattutto nelle battute finali e quindi si adatta in modo migliore a una prima run.
Ogni personaggio si porta dietro un proprio background che sarà legato a doppio filo con la nostra avventura. Uno dei punti fondamentali dell’opera e che la rende enormemente interessante è la capacità di intrecciare main quest a side quest. Un giocatore potrebbe benissimo tirare dritto verso gli eventi principali proposti dal gioco, andando così diretti verso uno dei molteplici finali a disposizione. Baldur’s Gate 3 offre la possibilità di farlo andando a elargire molta esperienza nelle fasi principali così da far mantenere un buon livello e un buon grado di sfida a chi decide di non impegnarsi nelle quest secondarie.
Ovviamente questa scelta avrà delle ripercussioni sulla trama, così come la maggior parte degli eventi che troveremo per strada. Magari piccole deviazioni o personaggi ed NPC che appaiono o scompaiono in base alle scelte fatte. Fatto sta che ogni decisione data al giocatore ha un reale peso su tutto il sistema di gioco. Approfondire le quest di ogni personaggio e le secondarie in giro per il grande mondo di gioco amplifica il tutto in modo incredibile.
Lascia sbalorditi il fatto che anche un, all’apparenza, inutile dialogo o combattimento possa poi portare ad avere un oggetto o delle informazioni per proseguire in un determinato evento futuro. Probabilmente, tra i tantissimi pregi, questo di Baldur’s Gate 3 è uno dei più influenti sulla qualità generale.
Baldur’s Gate 3 e il fardello della saga
Come già specificato a inizio articolo, Baldur’s Gate 3 offre un sistema a turni puro. Come nel gioco cartaceo possiamo affrontare gli avversari in diversi modi, utilizzando un approccio stealth, andando in carica o preparando il terreno con magie di controllo. Una volta iniziato il combattimento e tirato le iniziative (cioè il tiro di dado che, sommato al bonus destrezza di ogni personaggio, elencherà i turni di azione alleati e nemici) i vari personaggi verranno inseriti all’interno di una griglia di gioco. Questo si discosta notevolmente dal sistema adottato dai primi due capitoli che avevano un gameplay in tempo reale con la consueta pausa tattica.
Abbiamo apprezzato però questo cambiamento e il sistema a turni non ha, nei limiti, rallentato troppo il ritmo di gioco. Larian è stata abile a inserire il giusto numero di avversari così da non appesantire costantemente i turni di combattimento. Capiterà spesso di trovarsi contro interi plotoni di nemici e alleati e avere scontri decisamente più lunghi ma il tutto verrà intervallato da sezioni di esplorazione e/o combattimenti più ristretti.
Fatto sta che Baldur’s Gate 3, seppur molto diverso dai predecessori, riesce a delineare una propria personalità senza snaturare però le dinamiche principali. Questo perché la narrativa adottata sembra una vera e propria evoluzione dei precedenti capitoli, complice anche la derivazione dei vari Divinity.
3 atti, come a teatro
Inizio, svolgimento e fine. Proprio come nel teatro di nozione aristotelica i ragazzi di Larian han saputo segmentare l’avventura in modo che il giocatore potesse addentrarsi all’interno della narrativa. L’inizio è decisamente curatissimo, grazie anche al lungo periodo in early access, e porta per mano il giocatore all’interno del gameplay e dell’oscura storia. Il primo atto crea quindi la base drammatica che funge da motore per proseguire con la trama e per scavare a fondo nei vari background degli alleati.
Lo svolgimento mette di fronte il giocatore al nocciolo della questione. Nel secondo atto infatti il protagonista verrà a conoscenza della vera natura del male che lo circonda mentre nel terzo e ultimo atto tutto questo avrà la sua conclusione. Gli sviluppatori hanno dato risalto a questa divisione, all’ingresso e uscita dei 3 atti. Ogni tassello, ogni personaggio, è parte integrante di uno spettacolo ludico veramente di rara bellezza.
Ma quindi è tutto perfetto in Baldur’s Gate 3?
Gameplay, narrativa, personaggi, grafica e musiche, difficile trovare un difetto in questi aspetti. Il gameplay è solido, facilmente intuibile anche per neofiti e altrettanto facilmente “masterabile” da chi ha più esperienza nei giochi di ruolo (ma non per questo è un difetto). La narrativa è solida seppur andando, nella pura trama principale, a rallentare nelle ultimissime fasi finali. I personaggi sono senza alcun dubbio una delle punte di diamante dell’opera. Ognuno di essi ha un proprio carattere, diversi approcci situazionali e interpersonali e una caratterizzazione (compreso il design) unico.
Difficile non innamorarsi di personaggi come Astarion, Karlach o Cuorescuro. Un altro punto da evidenziare come estremo pregio è l’interazione narrativa tra i personaggi in base alla composizione del party. Non sarà raro vederli punzecchiarsi a vicenda con battute incredibilmente divertenti o velenose. Insomma, l’intreccio tra narrativa e personaggi è veramente di altissimo livello.
A livello tecnico il gioco è solido. Non è assolutamente il miglior impatto visivo mai visto ma, soprattutto in ambito GDR di questa portata, siamo di fronte a un qualcosa di difficilmente trovabile altrove. Di contro però possiamo trovare, come c’era da aspettarselo su un titolo così enorme, tantissimi bug anche gravi. Non a caso Larian sta cercando si sistemare più cose possibili, anche in modo abbastanza celere, a suon di hotfix e corpose patch. Uno dei problemi più evidenti, ma che in qualche modo stanno iniziando a sistemare seppur marginalmente, è la gestione dell’inventario. Ma siamo di fronte a una vera e propria goccia nel mare.
Baldur’s Gate quindi è tra i migliori GDR di sempre?
Difficile da dire e soprattutto molto difficile fare confronti con giochi di sottogenere diverso. Ci troviamo di fronte però a uno dei titoli più ambiziosi e ben definiti da molto molto tempo a questa parte. La complessità narrativa, seppur di supporto a una trama leggera, è sicuramente cosa rara e Larian ha dimostrato di saper impacchettare un prodotto tanto sontuoso quanto qualitativamente impeccabile.
Sotto questi termini quindi sì, Baldur’s Gate 3 è tra i GDR più importanti di sempre, con una propria identità e una qualità generale difficilmente avvicinabile. Alcuni personaggi sono già icona, come fu per alcuni storici alleati nei giochi precedenti, e Baldur’s Gate 3 è senza alcun dubbio meritevole del GOTY (qui la lista dei vincitori ai TGA) del 2023. Un gioco che farà parlare di sé a lungo e che resterà nei cuori di tutti quei giocatori che lo hanno sviscerato in ogni sua sfaccettatura.