Nel secondo giorno del famigerato Lucca Comics and Games abbiamo avuto l’opportunità e l’onore di ascoltare una vera e propria leggende dell’arte della regia: Michel Gondry (qui una carrellata sulla sua carriera e i suoi miglior film). Invitato a Lucca per promuovere il suo nuovo film Il Libro delle Soluzioni, il regista francese si è aperto a domande riguardanti il suo nuovo progetto ma anche qualche curiosità del suo passato. Vogliamo ricordare alcune delle opere che lo hanno elevato a vera e propria icona, da Eternal Sunshine of the Spotless Mind agli indelebili video musicali di artisti come Daft Punk, The Rolling Stones, The Chemical Brothers e tantissimi altri.
Come protagonista del suo nuovo film vedremo il talentuoso Pierre Niney che assumerà una sorta di alter ego dello stesso Michel Gondry. Sul palco del Cinema Astra il regista ha dichiarato che Il Libro delle Soluzioni è estremamente autobiografico e che c’è molto di lui all’interno di esso. Basti pensare che alcune scene del film sono state girate nell’abitazione dov’è cresciuto, chiedendo agli attuali proprietari di casa il permesso di girare.
Una vita da regista, in bilico tra arte e compromesso
Il Libro delle Soluzioni parla proprio di questo e della continua sfida che Marc (il protagonista) dovrà affrontare per portare a termine il proprio film sfidando tutto e tutti. Al suo fianco però, per fortuna, troverà una validissima alleata che lo riporterà in strada nei momenti più critici, la montatrice del film.
Ad accompagnarlo sul palco abbiamo trovato, in modo simile a quanto visto nei vari spezzoni del film, la montatrice del progetto in uscita: Élise Fievet. Proprio lei ci ha spiegato in modo preciso e puntuale il ruolo del montaggio, in particolare del suo lavoro su Il Libro delle Soluzioni. Come è semplice immaginarsi Michel Gondry è un regista dalla straordinaria immaginazione e, soprattutto in questo progetto, ha messo all’interno delle registrazioni molte sue esperienze passate, molto di quel che ha vissuto come regista di fama internazionale.
Non neghiamo che ci siamo letteralmente emozionati durante la proiezione del making of di Around the World dei Daft Punk. Vedere il regista alle prese con decine di metri di cavi, software (a quei tempi all’avanguardia) e l’iconica doppia scala circolare è stato letteralmente suggestivo. “Avessi saputo che i Daft Punk fossero diventati tanto famosi mi sarei impegnato di più” ha detto scherzando il regista.
Durante la conferenza ci ha infatti detto che le risorse economiche per creare quel video erano decisamente limitate e che è dovuto quindi ricorrere alla cosiddetta arte dell’arrangiarsi. Grazie all’aiuto del fratello crearono il pannello a luci colorate che poi si troverà sullo sfondo del music video in modo analogo a come fecero insieme per una festa tra amici. Il balletto doveva simulare la musica, ogni gruppo di ballerini travestiti doveva infatti muoversi a ritmo di uno specifico strumento. Musica che si poteva vedere (un qualcosa di analogo visto con Discoteca Labirinto nel nostro Paese).
Tutto il film permeerà intorno al libro che il regista, il protagonista del film, scriverà per potare avanti il proprio progetto. Servirà un punto di svolta e questo nasce in concomitanza con il ricordo del libro, un progetto nato e poi lasciato lì. Con solo la copertina e completamente vuoto dentro, Marc inizierà finalmente a scrivere, letteralmente iniziando qualcosa. La prima fase è infatti quella di iniziare. Qualsiasi cosa, basta iniziare a muoversi.
Da lì il film entra in moto e, come visto in una clip al Cinema Astra, tutto porterà a deliziose scene come quella della composizione della colonna sonora. L’arte dell’arrangiarsi porterà infatti il protagonista a dirigere in modo autonomo un’orchestra con una vera e propria trovata geniale. Un tuffo quindi in una commedia che evidenzierà il lavoro di un regista per affermare la propria opera e le proprie idee. Un progetto senza alcun dubbio interessante di un regista che ci ha regalato più di un’emozione.