Il libro, l’adattamento, il remake di Tim Burton e ora il prequel diretto da Paul King: Wonka ritorna al cinema con un nuovo volto, quello di Timothée Chalamet, in un film pressoché perfetto per il Natale, la cui cornice riesce ad esaltarlo ancor di più e pur non essendo un film strettamente natalizio.
Si prevedono buonissimi incassi, anche alla luce delle recensioni positive fuori dai confini italiani, complice soprattutto (molto banalmente) il fatto che è un bellissimo film adatto davvero a tutti. Dai più grandi ai più piccoli, questo Wonka scalderà il cuore di ogni spettatore presente in sala.
Wonka, la Trama
Chi era Willy Wonka prima di essere il mastro cioccolataio che tutti conosciamo? Ce lo racconta Timothée Chalamet, portandoci indietro nel tempo, dove approda un giovane ragazzo con pochi soldi e tantissimi sogni.
Non tutto andrà per il verso giusto, tra sfruttatori truffaldini e lobbisti che vedono nel cioccolato di Wonka una minaccia per la loro triplice alleanza monopolista di cioccolatai industriali. La magia però tornerà sempre d’aiuto ai nostri protagonisti. Così come un particolare Umpa Lumpa, ovviamente.
Wonka, la Recensione
Da Gene Wilder a Johnny Depp, con due stili molto differenti tra loro, accomunati però dal personaggio creato nel 1964 dal celebre scrittore Roald Dahl. La Fabbrica Di Cioccolato è un film che è diventato cult in pochissimo tempo, grazie alle sue bizzarrie che liberarono la fantasia di Mel Stuart prima e di Tim Burton poi. Non poteva dunque esimersi da questo compito, Paul King, regista degli apprezzatissimi Paddington, altra trasposizione di un famoso personaggio della letteratura inglese.
Se il film di Tim Burton è un chiaro omaggio all’originale del 1971, con il classico tocco che solo il regista degli acclamati Batman sa dare, in questo Wonka assistiamo ad un qualcosa di completamente nuovo, rispetto il personaggio protagonista. Non una semplice riproposizione nostalgica, comfort zone in cui è facile cadere, ma una vera e propria fedele reinterpretazione. Il che suona inevitabilmente quasi come un paradosso.
Eppure questo Wonka è un personaggio che attinge da un immaginario preciso e che grazie a Timothée Chalamet ci dona un interpretazione meravigliosa, incarnando a pieno l’essenza del personaggio. Un giovane carico di sogni e di buon cuore, che crede sempre nel prossimo nonostante le disavventure meschine che è costretto a subire.
Tematiche forse un po’ trite e ritrite, che vengono confezionate in un meraviglioso involucro dove dramma e commedia si mescolano tra di loro, regalandoci due ore di pura gioia visiva, e non solo. Impossibile rimanere impassibili di fronte ai personaggi, al netto del nostro amato protagonista. Si ride, ci si commuove, si balla e si canta, soprattutto. Perché in fin dei conti, Wonka è ascrivibile al genere del musical senza troppi patemi.
Un musical che ci regala momenti di puro realismo magico e che rimanda inevitabilmente al Moulin Rouge di Baz Lurhmann. Tra scenografie magistralmente costruite dal fedelissimo scenografo di Christopher Nolan e la fotografia di Chung (un altro fedelissimo ma di Park Chan-wook), entrare nel mondo di Wonka è come fare un viaggio attraverso il meraviglioso, dentro una fiaba che solo la penna di Dahl avrebbe potuto scrivere.
Paul King infatti riesce a costruire e dirigere un immaginario preciso e inequivocabile, una cornice che permette allo spettatore di qualsiasi età di staccare dal mondo che lo circonda, costruendo una nuova zona sicura per chi vedrà Wonka. Un safe movie, in altre parole, dove ci si potrà rifugiare e che esattamente come il cioccolatino che Willy offre a Noodle, regalerà un momento di bellissimo buonumore. Il tutto, donando un nuovo sguardo sul personaggio ma sempre con rispetto verso le opere che l’hanno preceduto.
Lo stupore che viene restituito dalle immagini non è l’unica cosa che rende Wonka un gran bel film. Ciò che cattura l’attenzione è anche e soprattutto la modalità con cui la sceneggiatura riesce a costruire con originalità tanto il protagonista quanto i suoi comprimari, antagonisti inclusi. Spiccano tra tutte, le interpretazioni di Timothée Chalamet e della sempre meravigliosa Olivia Colman (come una Trinciabue meno violenta ma più subdola), ma questo non dovrebbe di certo far notizia, visto il calibro dei nomi.
Interpretazioni che comunque sono figlie di un’ottima scrittura, capace di regalare al protagonista in particolar modo, una profondità di spessore, mostrandoci Willy Wonka con un’altra chiave di lettura e senza mai snaturarlo. In piena coerenza con i crismi che una origin story richiede, Wonka ci regala uno sguardo sul personaggio e sulle motivazioni che l’hanno spinto a creare la famigerata fabbrica. Inutile dire di preparare i fazzoletti.
Merita un plauso a parte Hugh Grant nei piccoli panni dell’Umpa Lumpa, mostrandoci anche come i due si sono conosciuti. E qui, posate i fazzoletti perché c’è davvero tanto da ridere, soprattutto durante i titoli di coda. Per racchiudere tutto in una frase: gli affari sono affari.
Al tempo stesso, Wonka ci mostra che ci sono Affari e affari. Quelli fatti per un bene superiore, quelli fatti per mero lucro, col pensiero del profitto senza mai mettere il cuore in ciò che si fa. Un nemico invisibile ma che prende il volto di istituzioni, come lo Stato (corrotto), industriali (spietati come un Cartello), Chiesa (protettrice dei nemici).
Un gioco di microcosmi che proietta un macrocosmo di più ampio respiro, il nostro, e che mette in scena quindi un insegnamento ben preciso, capace sì di scaldare i cuori, ma anche di far riflettere grandi e piccini. Anche se il mondo non è sempre bello, c’è sempre speranza che si possa migliorare. Possibilmente con la cioccolata.