Ricordiamo tutti l’agghiacciante immagine della bambina con il cappotto rosso, evidente nel bianco e nero di Schindler’s List. Ma qual era il significato dietro questa immagine? Scopriamolo insieme
L’Olocausto in bianco e nero
Il capolavoro cinematografico di Steven Spielberg, Schindler’s List, ha toccato i cuori di milioni di spettatori in tutto il mondo con la sua potente rappresentazione dell’Olocausto. Tra le molte scene indimenticabili, una in particolare ha catturato l’attenzione e ha suscitato intense riflessioni: quella della bambina con il cappotto rosso.
Innanzitutto, la bambina col cappotto rosso rappresenta l’innocenza. Nel contesto di un mondo dilaniato dalla brutalità e dall’orrore, la sua presenza serve a mettere in risalto la purezza che viene distrutta dall’oscurità circostante. Mentre gli adulti intorno a lei affrontano le atrocità della guerra, la bambina sembra ignara della portata della tragedia che si sta svolgendo attorno a lei.
La sua presenza agisce come una dolorosa reminiscenza della perdita dell’innocenza in un contesto così brutale. Il cappotto rosso può essere interpretato come un simbolo di speranza. In un mondo dominato dal male, il colore vivido del cappotto della bambina rappresenta una luce, un segno di vita in mezzo alla morte.
La morte e la speranza
La scelta di Spielberg di far distinguere il cappotto (senza la bambina) in una scena successiva in mezzo a un mucchio di corpi morti, aggiunge un ulteriore strato di significato. La sua morte sottolinea la vulnerabilità dell’innocenza e la fragilità della speranza in un contesto così devastante. La sua figura dà voce a tutte le vittime innocenti che hanno sofferto durante l’Olocausto, senza distinzione di età .
Infine, la bambina col cappotto rosso può essere vista come un richiamo alla responsabilità e alla testimonianza. La sua immagine si insinua nella memoria dello spettatore, costringendolo a confrontarsi con la brutalità della storia rappresentata nel film. Questa scelta di rappresentazione mira a far sì che il pubblico non dimentichi mai le atrocità dell’Olocausto.
Perforare lo schermo
L’escamotage è una rottura della realtà cinematografica, tipica della scuola di apprendimento dei registi della New Hollywood (come Spielberg) formatisi guardando i film della Nouvelle Vague francese o i lavori di Michelangelo Antonioni. Un cinema che spesso trasgrediva e forzava le regole, come in questo caso, per lanciare messaggi ancora più potenti.
Spielberg distrugge l’illusione del film, perforando lo schermo cinematografico con l’intensità di un colore che richiama la speranza ma anche il sangue, l’innocenza ma anche la violenza, trascendendo i confini della narrazione e ferendo l’animo dello spettatore senza via di scampo. Tre decenni dopo, possiamo dire che c’è riuscito egregiamente.