All’inizio della scorse estate usciva Redfall, l’ultimo progetto di Arkane Austin. Gli sviluppatori dietro ad alcuni dei videogiochi più amati degli ultimi anni come Dishonored e Prey hanno dato vita a quello che può essere considerato il peggior gioco dell’anno.
La community di Xbox è stata unanime nel considerare Redfall un fallimento, tanto che Phil Spencer si è dovuto presentare personalmente per scusarsi con i fan. Si è trattata della prima esclusiva che la famiglia Bethesda ha prodotto da è stata inglobata da Microsoft e non poteva esserci battesimo peggiore di questo.
Redfall si presenta come un looter-shooter cooperativo che prende ispirazione dai maestri del genere come la saga Borderlands. Al lancio vengono forniti quattro personaggi giocabili, tutti con diverse abilità speciali che possono essere attivate una volta ricaricate.
L’idea alla base è quella di ambientare il gioco nella città immaginaria di Redfall, che a causa di sinistri avvenimeni è ora piombata nel caos e dominata da vampiri assassini. Isolati dal resto del mondo, gli eroi di Redfall dovranno farsi strada lungo la mappa per risolvere il mistero che avvolge la città e liberarla dai vampiri.
Sebbene la premessa non sia fra le più originai, avrebbe comunque le potenzialità per raccontare una storia unica e interessante. Questo però viene reso impossibile dalle modalità scelte da Arkane per trattare la narrativa. Già dalle scene iniziali, che dovrebbero servire a darci il contesto della storia, capiamo che tutto verrà raccontato tramite l’utilizzo di fermo-immagini stilizzati. La voce fuori campo racconta di eventi che spesso non si collegano alle immagini sullo schermo e più volte capita di fissare le illustrazioni mute e decontestualizzate, accompagnate soltanto dalla colonna sonora di sottofondo.
Il gameplay non può salvare questo videogame perchè ne è sicuramente la parte peggiore. L’open-world in cui ci avventuriamo è essenzialmente vuoto, senza veri punti d’interesse che catturino la nostra attenzione. Ci si riduce quindi a seguire in modo passivo l’obiettivo sulla mappa che ci catapulta in un susseguirsi di quest insipide e banali.
Il combattimento si pùò definire frustrante, perchè le armi che maneggiamo sono animate in maniera grossolana e frettolosa, mentre i nemici che dobbiamo affrontare sono ripetitivi e statici. In un’ambientazione come quella proposta da Redfall le occasioni per inserire nemici unici erano frequentissime ma invece ci dobbiamo accontentare di qualche vampiro che esegue sempre lo stesso set di mosse e un solo modello di nemico umanoide. Il tutto viene condito da un’AI insufficiente che non è in grado di mettere in difficolta il giocatore nemmeno per pochi secondi.
Paura e confusione ad Austin
Un rapido sguardo a quello che offre Redfall ci fa pensare di essere di fronte al progetto di uno studio totalmente differente rispetto a quello che ha prodotto Dishonored e Prey e la verità è che le cose stanno proprio così. La maggior parte degli sviluppatori responsabili dei successi del passato ha scelto di andarsene proprio durante lo sviluppo di Redfall. È emerso che lo sviluppo di questo videogioco è stato sin da subito confuso perchè la leadership non aveva bene in mente che identità dare al progetto.
Inizialmente sembrava dovesse essere sviluppato per essere un gioco live-service ma a qualche mese dall’uscita si è deciso di tagliare lo shop e tutto ciò che avrebbe potuto ricondurre questo gioco al modello live-service per evitare le forche di stampa e fan. Il destino di Redfall ormai però era segnato perchè tutte le sue meccaniche riportano a quella tipologia di videogame e non è bastato cancellare lo shop per nasconderlo.
La miriade di problemi tecnici non fa altro che completare il quadro di un videogame già destinato a fallire prima del lancio e che entra di diritto nella classifica dei giochi peggiori degli ultimi anni
Redfall è stato sicuramente un brutto colpo per Xbox e la sua reputazione ma soprattutto per Arkane Austin. La diaspora di sviluppatori veterani rischia di avere un grave impatto sullo studio perchè ora rischia di rimanere un nome illustre svuotato di ogni talento.