Rustin, recensione del film Netflix prodotto da Obama

Ecco la nostra recensione di Rustin, nuovo film Netflix prodotto da Barack Obama con protagonista Colman Domingo

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Su Netflix è appena arrivato Rustin, film diretto da George C. Wolfe e prodotto da Barack Obama che racconta la storia di Bayard Rustin, celebre attivista per i diritti degli afroamericani e degli omosessuali che organizzò la celeberrima marcia su Washington del 28 agosto 1963. La pellicola può vantare un cast di eccellenza con Colman Domingo in grandissimo spolvero accompagnato da un Aml Ameen eccellente nei panni di Martin Luther King oltre che da guest star d’eccezione come Chris Rock. Ecco dunque la nostra recensione.

Rustin, il Cast

  • Colman Domingo: Bayard Rustin
  • Chris Rock: Roy Wilkins
  • Glynn Turman: A. Philip Randolph
  • Audra McDonald: Ella Baker
  • Aml Ameen: Martin Luther King
  • CCH Pounder: Anna Arnold Hedgeman
  • Michael Potts: Cleveland Robinson
  • Bill Irwin: Abraham J. Muste
  • Thomas W Wolf: Barnes
  • Carra Patterson: Coretta Scott King
  • Adrienne Warren: Claudia Taylor

Rustin, il Trailer

Rustin: la Trama

Rustin racconta gli sforzi immani compiuti da Bayard Rustin per organizzare la celeberrima marcia su Washington alla quale presero parte circa 250 mila persone e che divenne il nodo focale che permise alla comunità nera in America di acquisire i diritti fondamentali e demolire la segregazione razziale. La pellicola ci mostra tutte le varie fasi dell’evento, raccontandoci i dissapori con altri componenti di spicco della comunità oltre che i continui tentativi di boicottaggio da parte di molte frange della popolazione.

Rustin non manca inoltre ci mostrarci aspetti fondamentali della vita privata del protagonista, fondamentali per capire il suo personaggio e i motivi dell’astio che molti nutrivano verso di lui. Tra questi, fortunatamente, non ci fu Martin Luther King, suo grande amico che credette nel suo sogno fino alla maestosa realizzazione.

Rustin, la Recensione

Rustin parte da un’idea interessante e funzionale. Sebbene il titolo stesso faccia riferimento ad una persona in particolare, non si tratta di un biopic. Tutta la vicenda è rinchiusa nelle circa 10 settimane precedenti alla marcia su Washington della quale il nostro protagonista è stato artefice e stratega. La sua vita passata ci viene raccontata in modo estremamente estemporaneo e rapido, con rari flashback che mostrano solo brevi momenti funzionali alla narrazione.

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Il film ci racconta di quando Rustin perse il dente a causa delle botte della polizia in quanto scena funzionale a capire i suoi principi di non violenza o quando fu incriminato poichè sorpreso a fare sesso con altri due uomini poichè necessaria a capire il peso che la sua omosessualità ha sull’opinione pubblica. Ma niente di più. La vita dell’uomo è solo funzionale a ciò che farà. Si tratta di una scelta particolare in un film che all’apparenza dovrebbe essere un biopic ma che risulta vincente. Si tratta infatti di un’opera scorrevole con un ritmo incalzante sebbene non ci sia azione e che lancia forte e chiaro un messaggio: Bayard Rustin ha messo la sua vita nella lotta per i diritti degli afroamericani e questo è ciò che vogliamo raccontare

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Ovviamente per fare una cosa simile c’è bisogno di un grande cast. E Rustin può vantare un Colman Domingo in assoluto stato di grazia. La sua performance riesce in ogni momento a mostrare la stratificazione emotiva del suo personaggio. Dai sorrisi di facciata che nascondono furia e rabbia agli occhi gonfi di lacrime che raccontano una storia di amori finiti male e dolore represso. Domingo dà vita a un uomo carismatico e accentratore ma allo stesso tempo umile. Sebbene in tutto il film sia lui a guidare il progetto relativo alla marcia su Washington, sa perfettamente che davanti alle luci della ribalta dovrà esserci Martin Luther King. Tuttavia quando alla fine il Reverendo compie il suo celebre discorso, Rustin lo guarda con gli occhi sognanti. Davvero complicato trovare una prova attoriale in cui gli occhi recitino in modo superbo con in questo.

Registicamente Rustin si presenta ispirato e ben realizzato, sebbene non brilli per chissà quali virtuosisimi. George C. Wolfe, come già dimostrato nel precedente Ma Rainey’s Black Bottom, sà raccontare queste storie e muove la camera vivendo di primi piani e lasciando liberi gli attori. La sua natura di regista teatrale è evidente in ogni momento nel quale si mette in disparte per far brillare il suo cast. Non mancano in ogni caso scene registicamente notevoli come quelle nelle quali sono inserite i flashback di Rustin o nelle quali nasce la marcia. Tuttavia Wolfe si affida totalmente al suo cast per far brillare il film. Scelta vincente.

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In conclusione Rustin è un film quadrato e convincente che racconta la vita di un uomo che ha dato tutta per la sua causa. Tuttavia non lo fa incensandolo oltremodo o lodando ogni suo gesto. I suoi difetti vengono messi sul piatto, esattamente come i suoi pregi. La sua omosessualità, così importante per gran parte dell’opinione pubblica che la ritiene una malattia, viene raccontata per ciò che è e deve essere: normalità. Bayard Rustin è entrato nella storia nonostante i suoi stessi amici volessero scalzarlo proprio per le sue tendenze sessuali e ha mostrato fino all’ultimo che la forza delle idee e degli ideali abbatte qualsiasi pregiudizio.

Che ne pensate? L’avete visto?

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