Una domanda semplicissima, ma quanti conoscono la risposta? Ecco cosa c’è dietro l’ideazione del franchise di Pokémon
Game Freak
Domanda: come sono nati i Pokémon? Sembra banale, ma molti non lo sanno. Ebbene: l’idea venne negli anni ’80 a Satoshi Tajiri, appassionato di insetti e piccoli animali che osservava nella natura vicino a casa sua, a Machida, un sobborgo di Tokyo. Scoprendo i videogiochi, fenomeno culturale giapponese di punta di quegli anni, Tajiri iniziò poi a pubblicare un magazine dal nome Game Freak.
Il primo numero uscì nel 1983, quando lui aveva 17 anni. Presto il magazine iniziò a colmare un vuoto in Giappone, dove ancora non esisteva una pubblicistica specializzata in videogame. Finché qualche anno dopo, nel 1989, il magazine non diventò una casa videoludica vera e propria, con il nome di Game Freak.
Ultraseven
Tajiri aveva già in mente il concept di Pokémon fin dagli anni ’80, e vide una grande opportunità con il lancio del Nintendo Game Boy e la possibilità di connettere due dispositivi, sì che gli allenatori potessero scambiarsi le creature catturate, un trademark dei primi giochi della saga, come scambiandosi delle figurine o delle carte collezionabili per colmare lacune nella raccolta.
L’idea di catturare le creature e intrappolarle in minuscoli contenitori (le poké ball) venne ispirata da Ultraseven, una serie di fantascienza giapponese degli anni ’60, nella quale il protagonista portava con sé creature miniaturizzate che tornavano alle loro dimensioni naturali una volta uscite dai dispositivi portatili.
Kaiju
Un’altra grande influenza, ovviamente, venne dal genere cinematografico giapponese Kaiju, ossia quello relativo ai “mostri”. In una parola: Godzilla (Gojira). Mostri di questo tipo facevano capo alla tradizione e alle credenze giapponesi, anche spirituali, e potevano assumere forme inusitate e fantasiose che andavano ben al di là di quelle note nel regno animale.
La diffusione di carte collezionabili, dei primi giochi RPG come il primo Final Fantasy e la grande popolarità degli animali domestici in Giappone furono altri elementi che influenzarono la creazione di un battle system, della divisione dei Pokémon in tipi e la creazione di un archivio digitale (il Pokedex) che fornisse informazioni su tutte le creature e le organizzasse in un database.
Shigeru Miyamoto, il creatore di Super Mario e Zelda, suggerì di usare diversi colori per le cartucce dei giochi (Pokémon Rosso e Blu) per differenziare più platealmente la differenza a livello di marketing, e invitò anche Tajiri a personalizzare l’esperienza di gameplay per ogni player, così che chiunque potesse essere un allenatore con un percorso unico.
Pocket Monsters Red and Green, la prima versione ufficiale dei primi due giochi (verde anziché blu) uscì infine in Giappone il 27 febbraio 1996, dopo anni di rimandi e di sviluppi. Inizialmente non ebbero grande successo ma il vento cambiò nel giro di pochi mesi, complice anche la lotteria per ottenere Mew. Il resto è storia.