Il genere survival-horror sta vivendo un vero e proprio rinascimento in questi ultimi anni. Basti pensare all’esplosione di remake di saghe importanti per questo sottogenere che, solo quest anno, ci hanno regalato le nuove versioni di Dead Space e Resident Evil 4.
In occasione di Halloween però vi vogliamo parlare di un videogioco che ha davvero fatto la storia del genere survival-horror utilizzando tecniche che allora erano considerate rivoluzionarie.
Si tratta di Alien: Isolation, il videogame creato dallo studio britannico Creative Assembly e ispirato alla famosa saga cinematografica che vedeva come protagonista Ellen Ripley, interpretata da Sigourney Weaver.
Il primo film risale al 1979 e riscosse talmente tanto successo da dare inizio ad una saga formata da cinque film e ad un universo che è stato arricchito nel tempo da diverse forme di media e soprattuto dal crossover con Predator.
Ispirare un videogioco ad una serie di film è già un impresa ardua ma l’universo di Alien sembrava veramente difficile da tradurre in forma videoludica perchè i tentativi precedenti erano stati degli assoluti fallimenti.
Nel 2014 però, Alien: Isolation ha dimostrato come fosse possibile avere successo con un videogame ispirato alla saga. Gli sviluppatori infatti presero la decisione di ambientare la storia soltanto quindici anni dopo gli eventi del primo film, calando i giocatori nei panni di Amanda Ripley,la figlia di Ellen Ripley, vero volto della saga cinematografica.
Questo dava la possibilità anche a chi non aveva familiarità con i film e i suoi crossover di comprendere la trama che sarebbe stata raccontata nel corso del videogioco.
Le prime ore del gioco spiegano come Amanda Ripley si sia imbarcata in un viaggio verso la stazione spaziale Sevastopol per tentare di rintracciare inidizi sulle sorti di sua madre. A bordo della stazione infatti si trova la scatola nera della Nostromo, dove potrebbero esserci informazioni relative proprio al destino di Ellen Ripley.
Una volta raggiunta la Sevastopol però, Amanda si rende presto conto che qualcosa è andato storto e che la stazione è stata irreparabilmente danneggianta. La nostra protagonista, come da tradizione, sarà costretta a proseguire da sola e scoprirà presto che la Sevastopol è stata infiltrata da uno Xenomorfo.
Da questo momento in poi Amanda cercherà con tutte le sue forze di capire cosa sia successo alla stazione spaziale e a cercare indizi che possano in qualche modo ricollegare a sua madre. Nel frattempo dovrà fare del suo meglio per sopravvivere ed evitare il letale alieno che si nasconde fra i bui corridoi della Sevastopol.
L’Alieno
A partire da questo momento ci troveremo in una costante fuga dal terrificante Xenomorfo, che rappresenta la vera star di Alien: Isolation. Nei panni di Amanda Ripley dovremo farci strada per tutta la stazione Sevastopol ed esplorarla a fondo per arrivare alla conclusione della trama.
Lo Xenomorfo però ci darà costantemente la caccia, creando un’atmosfera agghiacciante nella quale avvertiamo di non essere mai al sicuro. A differenza di altri videogiochi del genere survival-horror, le venti ore di questo titolo ci gettano in un clima di tensione senza pause e senza metterci a disposizioni aree sicure che l’alieno non potrà raggiungere.
La vera rivoluzione però è rappresentata dalla IA che controlla lo Xenomorfo. Creative Assembly si è superata in questo reparto, generando una creatura che ha fatto scuola nell’ultimo decennio. Lo Xenomorfo infatti, oltre ad essere graficamente realistico ed impressionante per l’epoca, da la caccia al giocatore in una maniera davvero unica e terrificante.
In parole povere i movimenti dell’alieno venivano controllati da una sorta di doppio cervello. Il primo conosceva la posizione del giocatore in ogni momento e il secondo tentava di dargli la caccia basandosi su indizi che il primo gli forniva ad intervalli regolari. Per questa ragione il giocatore era incoraggiato a spostarsi continuamente, perchè se fosse rimasto nello stesso posto per troppo tempo sarebbe stato assalito dallo Xenomorfo.
Questo sistema ha permesso all’alieno di muoversi autonomamente, senza il bisogno di avere scene codificate nel quale il mostro avrebbe dovuto apparire a prescindere. L’ IA all’avanguardia è stato il segreto dietro al successo di questo titolo perchè è riuscita a creare una costante sensazione di pericolo e di tensione nel giocatore che nessun videogioco era riuscito a creare prima.
Grazie alla creazione dello Xenomorfo, Alien: Isolation non ha avuto bisogno di implementare cosiddetti ‘jump-scare’ per spaventare i giocatori in punti precisi e non è stato necessario nemmeno ricorrere a scene crude di smembramenti e violenza gratuita. Trasformare l’utente in una preda è stato l’unico elemento necessario a creare un’atmosfera agghiacciante, perfetta per un titolo di questo genere.
La Sevastopol
Un’altro elemento fondamentale per comunicare la sensazione di terrore è stato senza dubbio quello dell’ambientazione della stazione spaziale Sevastopol.
Collocando la trama fra il primo e il secondo film della trilogia, gli sviluppatori hanno dovuto attenersi all’estetica retrofuturistica dell’Alien originale datato 1979. Questo è evidente dalla cura dei dettagli di ogni stanza della stazione. Qulsiasi oggetto con il quale Amanda interagisce richiama un’epoca in cui il futuro veniva visto diversamente da come poi si è rivelato.
I terminali e gli apparecchi tecnologici con i quali interagiamo durante l’avventura hanno un sapore antico che gli appassionati della saga sapranno senza dubbio riconoscere. Per creare la Sevastopol infatti, Creative Assembly ha avuto accesso alla concept art della saga cinematografica e questo ha aiutato a rendere autentica la sua atmosfera.
L’utilizzo della luce e degli effetti sonori inoltre è magistrale e, sebbene possa non essere un elemento appariscente come lo Xenomorfo, è comunque fondamentale nel creare l’atmosfera inconfondibile di questo titolo che secondo noi rappresenta uno dei survival-horror più riusciti di sempre.
Che ne pensate? Avete mai giocato Alien: Isolation?
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