Ricordate il raccapricciante finale del quarto film di Alien? Date un’occhiata e vediamo se riuscite a non ridere (o a dare di stomaco)
Il film
Alien Resurrection è il terzo film della saga di Alien. Diretto nel 1997 da Jean-Pierre Jeunet e scritto da Joss Whedon (il creatore di Buffy), per anni è stato considerato tra i peggiori della saga, fino a che almeno il pubblico non si è diviso nuovamente con Prometheus e Alien: Covenant. Negli anni ne sono stati rivalutati trama ed effetti ma il tono generale, più action che horror, è ancora criticato.
In particolare si ha l’impressione di vedere davvero un film “trash” fin dall’inizio, che manca delle intuizioni di Ridley Scott, dello stile ambizioso di James Cameron e dei tratti più cyberpunk introdotti da David Fincher. C’è più un film action con molti elementi disturbanti ma dall’atmosfera più militaresca, nel quale a risaltare sono specialmente le performance di Sigourney Weaver e di Winona Ryder.
La trama
Duecento anni dopo gli eventi di Alien 3, Ellen Ripley viene clonata a partire da un campione di sangue; il suo DNA viene mescolato con quello di una regina xenomorfa, alla quale Ripley dà involontariamente vita. Il tutto per via di alcuni progetti militari segreti, che hanno come mira la creazione di nuovi xenomorfi ibridati con umani, a scopo di “studio”.
Ovviamente presto gli alieni sfuggono al controllo e iniziano ad uccidere tutti, e Ripley si allea con una crew di mercenari per cercare di fuggire dall’astronave senza rimetterci la pelle. Nella parte finale del film i sopravvissuti vengono cacciati da un ultimo xenomorfo, un ibrido dai tratti particolarmente umani che è convinto di essere il “figlio” di Ripley.
Il finale
Durante lo scontro finale, Ripley sfrutta l’inaspettato affetto dello xenomorfo per distrarlo e, sfruttando il suo sangue acido (sì, il suo sangue è acido), creare una fessura in una finestra dell’astronave. L’alieno viene trascinato verso il buco e la forza della decompressione lo condanna… a quello che vedete qui sopra (dal minuto 1:48 al minuto 2:20).
Fondamentalmente, l’aria che esce dal buco attira l’alieno verso l’esterno, la sua pelle si squarcia e tutto il contenuto del suo corpo, organi, viscere e quant’altro, viene sparato fuori nello spazio come maionese spremuta fuori a spruzzo da un tubetto. Ci sarebbe un’altra similitudine per rendere bene l’idea ma di sicuro guardando la scena molti di voi ci avranno pensato da soli, e quindi lasciamo perdere.
Infine, anche la testa dell’alieno viene sparata fuori, e questa è la sua morte. Vediamo l’alieno soffrire in tempo reale e Ripley soffre a sua volta nel vederlo torturato. Anche noi dovremmo provare un’emozione simile, dato che lei si commuove apertamente. Ma è difficile. Primo, perché la scena è davvero rivoltante; secondo, perché rivoltante è anche lo xenomorfo, e anzi i suoi tratti umanoidi lo rendono ancora più raccapricciante.
Terzo, parliamo pur sempre di una creatura assassina, creata per tale scopo: uccidere. Se il film vuole farci riflettere sui confini dell’umanità e sulla complessità insita nel dare o togliere la vita, di certo non ci riesce o comunque molto meno dei tre precedenti. Quello che ci rimane è un finale che, rivisto oggi, cade a metà tra il ridicolo e il vomitevole.