Non meno gravi ed aberranti furono i provvedimenti successivi della Corte Suprema che pronuncia in più sentenze come gli Osage non siano in grado, causa scarsa intelligenza, di comprendere il mondo moderno e quindi devono essere messi sotto tutela, alla stessa stregua dei soggetti menomati dal punto di vista mentale. E ,ovviamente, il tutore deve essere un bianco.
A questo punto il governo USA ha caricato la pistola. Manca solo l’uomo che premerà materialmente il grilletto. Ed è qui che William Hale (interpretato da De Niro in Killers of the Flower Moon) entra nella storia. Egli era un allevatore di bestiame bianco che si autoproclamò Re delle OsageHills.
Con grande furbizia strinse amicizia con molti membri della nazione Osage in modo da poter affittare e/o acquistare acri da loro per i suoi affari. Hale capì che se i suoi alleati bianchi avessero sposato i membri della comunità nativa, avrebbero avuto legalmente diritto alle royalties petrolifere dei loro coniugi, dal momento che questi venivano trasferite tramite redità. Insomma, finché c’era un matrimonio legale in atto, Hale poteva orchestrare l’omicidio di un Osage in modo che il denaro potesse essere ereditato dal loro coniuge bianco.
Queste royalties petrolifere erano conosciute come headrights e non potevano essere cedute, comprate o vendute. Quindi Hale non poteva semplicemente servirsi del ricatto o dell’estorsione per arricchirsi a danno degli Osage. Gli headrights potevano essere solo ereditati, motivo per cui Hale usava il matrimonio per gli uomini bianchi per ottenere l’accesso al denaro dei nativi e poi orchestrava le morti a lui utili, le quali dovevano sembrare il più accidentali possibili per non attirare l’attenzione.
Quando questo non era possibile, si poteva sempre corrompere lo sceriffo e/o il medico legale di turno perchè dichiarassero le morti come incidenti o causate da malattie di ogni sorta. Il tutto era poi garantito dal silenzio complice della comunità bianca causato dal razzismo endemico verso i nativi. Hale, come vediamo all’inizio di Killers of the Flower Moon, sfruttò quindi il suo stesso sangue per raggiungere i propri obiettivi convincendo suo nipote Ernest a sposare la ricca donna Osage Mollie.
Ella era anche diabetica, quindi Hale pensò che la sua morte in giovane età non sarebbe stata troppo inverosimile o indagata dalle forze dell’ordine. Ma Hale voleva ancora più soldi. Così pianificò l’uccisione della sorella di Mollie, Minnie (interpretata in Killers of the Flower moon da Jillian Dion), e della madre, Lizzie Q (interpretata da Tantoo Cardinal, presente anche nello storico Western Balla coi Lupi), tramite avvelenamenti. L’altra sorella di Mollie, Reta (JaNae Collins), venne fatta saltare in aria con una bomba nascosta in casa.
Le loro finanze arrivarono quindi tutte nelle mani di Mollie ed Ernest, vero protagonista di Killers of the Flower moon. Nel frattempo l’uomo iniziò ad avvelenare lentamente la moglie in modo che tutte queste finanze dopo la morte di lei, sarebbero state sue. Mollie aveva inotltre un’altra sorella, Anna Brown (interpretata da Cara Jade Myers), che venne fatta ubriacare, portata nel bosco ed infine uccisa con un colpo di pistola alla nuca, stile esecuzione.
Gli altri omicidi, che si trattasse di avvelenamenti o di un’esplosione in una casa, erano molto più difficili da etichettare come omicidio, motivo per cui la sparatoria nella quale perse la vita Anna attirò l’attenzione della neonata FBI, che inviò il detective Tom White (Jesse Plemons in Killers of the Flower Moon) e altri agenti in Oklahoma per indagare sull’omicidio.
White e altri agenti trascorsero molto tempo nella Nazione Osage e si guadagnarono la fiducia di un numero sufficiente di membri che iniziarono a parlare contro Hale, nel frattempo divenuto milionario. La chiave del processo che vide Hale imputato divenne lo stesso Ernest che testimoniò contro suo zio, indicato come la mente dietro gli omicidi.
Il vecchio boss fu condannato all’ergastolo, ma fu rilasciato sulla parola nel 1947 dopo 18 anni e morì nell’agosto del 1962 ad 87 anni, in una casa di cura di Phoenix. Anche Ernest fu condannato all’ergastolo, ma ottenne la libertà condizionale nel 1937. Mollie alla fine si riprese dal veleno che aveva ingerito e divorziò da Ernest. Morì per cause non correlate al veleno il 16 giugno 1937. I tre figli avuti con Ernest ereditarono il suo patrimonio.
Grann, autore del saggio Killers of the Flower Moon, ha dichiarato a The Indipendentdi aver intervistato la nipote di Mollie, Margie, mentre stava facendo ricerche per il proprio libro ed dice come la famiglia non abbia mai superato, probabilmente non accadrà mai, le terribili azioni di Ernest.
[Margie] mi ha mostrato una foto di suo padre e sua zia, in piedi accanto a un uomo – ha detto Grann. Non si vede la testa dell’uomo e ho dovuto chiedere: “Era Ernest?” E Margie disse: “Sì, mio padre ha strappato la testa”. Quella foto mi ha detto tutto. Qui c’era un ragazzo con una foto innocente di se stesso con suo padre. A un certo punto, ha capito chi era suo padre e ha dovuto rimuovere quella faccia, per non dover guardare suo padre. Un’altra volta, Margie mi portò al cimitero e mi mostrò tutti i suoi parenti che erano stati uccisi e disse: ” Ho dovuto crescere senza cugini”.
La nipote di Mollie ha poi esposto nuovamente il suo dolore e la propria rabbia verso quell’avidità che ha distrutto la sua famiglia e che, forse cosa ancor peggiore, abbia sfregiato la dignità stessa dell’America.
In conclusione, possiamo solamente consigliarvi di andare a vedere Killers of the Moon per poter aprire gli occhi su un genocidio dimenticato e per ricordarci ancora una volta di quanto sia importante il dovere della memoria.