Ormai ci siamo! Manca solo una settimana all’uscita di Killers of the Flower Moon, il quale già promette di poter diventare uno dei pilastri della meravigliosa ed incredibile filmografia di Martin Scorsese. In vista del debutto del film, un elemento ha attirato una quantità sorprendente, forse anche eccessiva, di attenzione: la sua durata, ovvero tre ore e ventisei minuti. Intervistato recentemente dall’Hindustan Times, il maestro americano ha affrontato di petto le lamentele che alcuni spettatori hanno avuto sulla durata e ha sostenuto che il pubblico si è abituato a consumare altre forme di media che sono più lunghe. In particolare:
La gente dice che sono tre ore, ma dai. Puoi sederti davanti alla TV e guardare qualcosa per cinque ore. Inoltre, ci sono molte persone che guardano il teatro per tre, cinque ore. Ci sono veri attori sul palco, non puoi alzarti e camminare. Dategli quel rispetto! Date al cinema un po’ di rispetto.
Killers of the Flower Moon è basato sull’ominimo saggio di David Grann , il quale racconta l’ondata di misteriosi omicidi che colpì la tribù nativa degli Osage a seguito della scoperta di giacimenti petroliferi nella loro riserva e la contemporanea nascita del Federal Bureau of Investigation (ovvero il celeberrimo FBI). Mentre il libro originale di Grann era impostato dal punto di vista dell’agente TomWhite (interpretato da Jesse Plemons), l’autore ha elogiato la strada diversa percorsa da Scorsese nell’adattarlo. Lo scrittore ha detto a Vanity Fair :
Ho visitato il set per alcuni giorni e sono stato, ancora una volta, davvero impressionato da come sono riusciti a dare vita a queste figure storiche e mostrare le verità nascoste sulla storia. Leo [N.D.R. DiCaprio] sembrava essere in grado di catturare la natura di ErnestBurkhart, e il livello di complicità del suo personaggio, e questo sistema malvagio. E Lily Gladstone dà vita a Mollie con grande sensibilità e potere emotivo, almeno nei frammenti che ho visto.
Soffermandosi sulla visione di Scorsese, Grann ha riferito:
Quello che mi ha colpito, da Scorsese agli attori, è stato il livello di impegno e quanta ricerca hanno fatto per capire le parti e la storia. Sembravano voraci, un po’ come gli storici, nella loro ricerca di qualsiasi conoscenza, trascrizioni, documenti, nel parlare con i discendenti e con i membri della Nazione Osage.
Il film aveva esperti di lingua Osage che lavoravano con gli attori per assicurarsi che fossero in grado di insegnare loro la lingua e che la parlassero correttamente. Ho visto una scena in cui molti dei membri del consiglio tribale della Nazione Osage stavano parlando, e penso che abbiano contribuito a gran parte di quel dialogo. Penso che chiunque lo veda lo troverà tonificante, mozzafiato e potente.
Non è una novità con Scorsese, ma gli indizi che portano a considerare Killers of The Flowers Moon un grande film sono sempre più numerosi e concreti. L’ansia è tanta e per for fortuna l’attesa è vicinissima.