Nel 1974, Steven Spielberg ha portato sul grande schermo una delle opere cinematografiche più iconiche di tutti i tempi, Lo Squalo. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Peter Benchley che, tuttavia, è a sua volta ispirato da un vero fatto di cronaca che avvenne nel 1916 nel New Jersey.
In cerca di rifugio dal caldo soffocante che attanagliava la sua città natale Philadelphia, Charles Vansant uscì infatti dall’hotel della località turistica di Beach Haven per fare un tuffo veloce nell’Oceano Atlantico prima di cena il 1° luglio 1916. Il ragazzo, 25enne, si tuffò in acque poco profonde e stava nuotando insieme al suo cane appena fuori dalla riva quando notò una pinna scura che improvvisamente tagliò l’acqua profonda circa 1 metro.
La creatura marina si aggrappò alla gamba sinistra di Vansant e si rifiutò di lasciarla andare. Vansant lanciò quindi un tremendo urlo che attirò l’attenzione del resto delle persone sulla spiaggia. Una catena umana cercò di trascinarlo in salvo, ma lo squalo non aprì le mascelle finché il suo ventre non raschiò i ciottoli nelle acque basse vicino alla riva. I soccorritori trasportarono Vansant, gravemente ferito, nella hall del lussuoso Engleside Hotel, dove morì dissanguato.
Il medico curante registrò una causa di morte davvero insolita: un morso di squalo. Mentre nuotare nell’oceano era ancora un nascente passatempo americano agli inizi del 1900, gli attacchi di squali lungo la costa del New Jersey erano assolutamente inediti. Molti scienziati credevano che gli squali fossero timidi, solo un altro pesce che nuotava al largo e non rappresentava una minaccia per i nuotatori, e non abbastanza potente da sbranare un essere umano.
Le storie di attacchi di squali raccontate dagli antichi marinai venivano spesso liquidate come favole simili alle storie di serpenti marini.
I bagnanti non devono aver paura degli squali – recitava un titolo del Philadelphia Public Ledger in cui gli esperti liquidavano l’attacco a Vansant come un incidente bizzarro in cui lo squalo stava effettivamente cercando di attaccare il cane che nuotava vicino alla vittima.
Cinque giorni dopo, tuttavia, il terrore colpì ancora una volta dal mare, 70 chilometri a nord di Beach Haven, precisamente a Spring Lake, sempre nel New Jersey. Qui il 27enne Charles Bruder stava facendo la sua solita nuotata all’ora di pranzo quando un “mangiatore di uomini” lo colpì a 130 metri dalla riva e gli morse la gamba sinistra sopra il ginocchio e la gamba destra appena sotto il ginocchio. I bagnini trascinarono a riva il mutilato Bruder ma purtroppo non c’era niente che si potesse fare per salvarlo.
Mentre un assistente curatore dell’American Museum of Natural History di New York che esaminò il corpo di Bruder dichiarò che la mutilazione era opera di un’orca assassina, altri si aggrapparono alla convinzione che il colpevole dovesse essere un tonno gigante o una grande tartaruga marina. Alcuni teorici della cospirazione credevano che l’attacco fosse opera di uno squalo addestrato dai tedeschi per seguire i loro U-Boat e colpire i bagnanti americani.
Le reti protettive furono quindi installate sulle spiagge lungo la Jersey Shore mentre le barche pattugliavano le acque dell’oceano, ma si rivelarono inutili nel prevenire l’attacco successivo, avvenuto 40 chilometri a nord di Spring Lake il 12 luglio. Qui Lester Stillwell si stava divertendo con altri ragazzi in una famosa località balneare lungo il Matawan Creek. Il ragazzo stava nuotando nell’acqua salmastra del placido torrente a più di un miglio nell’entroterra da dove sfociava nella Raritan Bay. Mentre galleggiava sulla schiena, un’ombra emerse improvvisamente dalle profondità. Lo squalo lo afferrò per lo stomaco e lo trascinò sott’acqua.
Il resto dei ragazzi terrorizzati corse lungo la strada principale di Matawan gridando aiuto. Un sarto locale, il 24enne Stanley Fisher, si unì ai cittadini accorsi sul posto e da una barca a remi sondò le acque torbide con un palo. Quando individuò il corpo di Lester si tuffò nel torrente, pur sapendo che una creatura assassino era in agguato nelle vicinanze. Mentre Fisher recuperava il corpo senza vita di Stillwell, lo squalo riapparve e gli lacerò la gamba destra. Trascinato a riva dai suoi vicini che tentavano disperatamente di fasciare la ferita, Fisher morì ore dopo.
Trenta minuti dopo l’attacco a Fisher, lo squalo morse anche la gamba del dodicenne Joseph Dunn vicino alla foce del Matawan Creek, ma il ragazzo riuscì a sopravvivere. Il pesce assassino è diventato il nemico pubblico numero uno con avvisi di taglia che promettevano una ricompensa di 100 dollari “alla persona o alle persone che avrebbero ucciso lo squalo che si ritiene si trovi a Matawan Creek”. Folle assetate di vendetta brandendo lance e forconi scesero sulle rive del torrente mentre flottiglie di cacciatori di squali scendevano in acqua.
Telegrammi e lettere si riversarono alla Casa Bianca da parte di americani in preda al panico che esortavano il governo federale a fare qualcosa per fermare il canaglia mangiatore di uomini. Due giorni dopo l’attacco a Matawan Creek, il presidente Woodrow Wilson convocò una riunione di gabinetto per discutere “dell’orrore degli squali che attanaglia la costa del New Jersey”. Incaricò il segretario al Tesoro di condurre una “guerra agli squali”.
Quella stessa mattina, a bordo di un piccolo motoscafo al largo della costa di South Amboy, nel New Jersey, il cacciatore di squali Michael Schleisser individuò una pinna caudale nera nella rete a strascico che aveva gettato a Raritan Bay e colpì ripetutamente lo squalo sulla testa con il manico di un remo rotto fino a farlo cedere.. Tornato a terra, Schleisser sventrò lo squalo e, secondo quanto riferito, furono trovate ossa umane all’interno ma mai identificate in modo definitivo. Non è stato dimostrato se quel particolare squalo fosse effettivamente il mangiatore di uomini, ma per il resto dell’estate nel New Jersey non si sono verificati ulteriori attacchi.
Il rapporto tra americani e squali, però, non sarebbe più stato lo stesso. Non più visti come benigni, gli squali erano predatori mangiatori di uomini da temere. Persino gli scienziati più scettici, come riportava il New York Times, “non dubitavano più che i grossi pesci attaccassero gli uomini”.