Ahsoka è sicuramente uno dei personaggi più controversi dell’intero universo di Star Wars. Questo perché la sua presenza, nata all’interno di Clone Wars, viene costantemente “dimenticata” in ogni opera legata alla saga della famiglia Skywalker. Dopo i leggendari 6 film firmati George Lucas, Dave Filoni ha preso in mano un vero e proprio side-project di animazione creando personaggi divenuti ormai iconici e imprescindibili all’interno del continuum dell’intera saga.
Ahsoka Tano è senza alcun dubbio uno di questi personaggi che possono sedersi ai piedi del trono detenuto dai protagonisti dei vecchi film. Questo perché la sua presenza, e non presenza, è costantemente in parallello con gran parte delle vicende avvenute nella Galassia lontana lontana. Da apprendista di un giovane e talentuoso maestro di nome Anakin Skywalker, la giovane Ahsoka è riuscita puntata dopo puntata, stagione dopo stagione, a crescere e a lasciare ottime riflessioni agli spettatori e ottimi spunti per una continua progressione all’interno di più opere.
Da giovane padawan nelle Guerre dei Cloni a pedina essenziale per le operazioni ribelli in Rebels, il percorso della famigerata togruta (è così che si chiama la sua specie) è costellato da bellissime amicizie e da profonde ferite. Una di esse è quella di aver abbandonato l’ordine dei jedi a seguito di un malinteso che l’aveva vista come una minaccia verso gli utilizzatori del lato chiaro della forza, ma anche (e soprattutto) il doloroso addio verso la figura che l’ha cresciuta e addestrata: Anakin Skywalker.
Tutti dentro il Filoni-Verse!
Se George Lucas ha creato questo incredibile e leggendario universo fantastico, la figura chiave per averlo ampliato in modo più rispettoso possibile (inizialmente spalleggiato dallo stesso Lucas) è proprio Dave Filoni. Circondato da fidi collaboratori, Filoni ha creato un vero e proprio filone parallelo rispetto alla saga principale e ne sta tutt’ora ampliando gli orizzonti implementando nuove storie e personaggi intrecciandoli tra loro.
Quello che ne viene fuori è quindi un Filoni-Verse, un universo che si allaccia ai 6 film di Lucas per ampliarne le dinamiche. Vero, non sempre si ha la sensazione che il tutto risulti coerente, ma le nuove storie riescono a coprire i piccoli difetti di scrittura grazie all’inserimento di nuova linfa e dinamiche all’interno del panorama galattico starwarsiano.
Clone Wars, Rebels, Mandalorian e ora Ahsoka (e relative serie satellite) fanno quindi tutte parte di un cerchio più grande sviluppato da Dave Filoni. In tutte queste serie la vera costante resta la presenza importante della ronin Ahsoka Tano. Tutto questo per sottolineare l’importanza di questo personaggio all’interno delle storie dedicate a Star Wars e di quanto questa serie sia un vero e proprio evento.
Sarebbe stato praticamente impossibile slegare il personaggio di Lady Tano dal suo burrascoso passato e ai suoi legami con tutti i personaggi che ha incontrato lungo il suo cammino. Dave Filoni e John Favrou hanno scelto quindi la via più ovvia ma che potrebbe essere un’arma a doppio taglio: continuare dove Rebels aveva lasciato.
Seppur a distanza di anni, sia su schermo che soprattutto all’interno dell’opera, la serie tv dedicata ad Ahsoka è né più né meno il continuo naturale di Star Wars: Rebels. Più grandi e in carne e ossa, i protagonisti della serie animata si ritrovano uno dopo l’altro per raggiungere un doppio scopo quasi incompatibile: trovare il compagno Ezra Bridger e fermare gli imperialisti nel trovare il Grande Ammiraglio Thrawn.
Questo si traduce in un vero e proprio gol a porta vuota verso i più accaniti fan di Star Wars e in particolare quelli della serie Rebels. Rivedere Hera, Chopper e Sabine (dopo il bellissimo cameo di Zeb in Mandalorian) è sicuramente emozionante per chi li conosce da tempo. Cosa decisamente diversa per chi si approccia alla serie di Ahsoka senza esser prima passati da Clone Wars, Rebels, il videogioco Star War: Fallen Order e in piccolissima parte anche da Mandalorian.
Ahsoka e un passato difficile da evitare
Come già accennato, la serie guarda molto indietro per poter continuare il percorso intrapreso dalla protagonista. Senza fare spoiler (anche se le pubblicità sparate da Disney in ogni angolo del globo lasciano poco all’immaginazione), rivedremo alcuni graditissimi personaggi della saga, alcuni molto presenti mentre altri giusto come gradito cameo. Per quanto quindi il tutto possa far balzare sulla sedia i più accaniti fruitori, il prodotto rischia di perdere la propria identità lasciandola in mano a personaggi e dinamiche del passato. La serie è il continuo naturale di Rebels e ne assume quindi la forma di puro live action. Personaggi scomparsi, balene spaziali e magia occulta possono quindi risultare indigesti a chi non è preparato a dovere.
Una questione di ritmo
Entrando nel vivo della recensione possiamo tranquillamente annunciare che Ahsoka ci ha lasciati piacevolmente colpiti. Non ha naturalmente la forte identità di quel piccolo capolavoro di Andor (qui la nostra recensione) e spesso ricicla modalità e dinamiche riviste all’interno dei film e delle passate serie, però il mix funziona. Rosario Dawson si è calata perfettamente nella parte aiutando non poco ad alzare l’asticella della produzione.
Un elogio importante e necessario va allo scomparso Ray Stevenson. Il suo personaggio, Baylan Skoll, è nettamente il più interessante e sfaccettato all’interno dell’intero roster, sicuramente aiutato dalla sua magistrale interpretazione. Diventa spesso difficile gestire così tanti personaggi con così tanto spessore narrativo ma Filoni & Company sono riusciti in questa impresa. Ogni puntata rimbalza tra flashback e situazioni presenti in modo da non annoiare mischiando le progressioni narrative dei dialoghi a fulminanti azioni di combattimento di spade laser e battaglie spaziali.
Sebbene l’uso di flashback non sia generalmente un toccasana per una nuova serie, in Ahsoka questi sono decisamente un valore aggiunto. Il passato della protagonista torna in forma vivida facendoci ritoccare con mano alcune sequenze dall’alto livello emotivo. La direzione, la fotografia, le musiche e gli effetti speciali aiutano in tal senso, un tripudio di scene perfettamente integrate e già scolpite tra le migliori dell’intero universo starwarsiano.
Un disperato tentativo di salvare l’intera baracca, ma la via è quella giusta?
Già con Mandalorian Filoni ha avuto l’ingrato compito di salvare la disastrosa trilogia sequel (qui cosa ne pensiamo a riguardo) andando a compensare problematiche narrative in modo intelligente. Anche Ahsoka infatti viaggia in quella direzione. Tutte le vicende sono un pretesto per giustificare il ritorno degli imperialisti che formeranno poi Il Primo Ordine. Un gesto senza alcun dubbio apprezzabile ma che potrebbe col tempo distorcere e far cadere nel buco nero della mediocrità dei tre film l’intero filone narrativo che si sta costruendo.
In tutto questo torna il problema che abbiamo anticipato durante l’introduzione. Intersecando tra sé ogni serie e prodotto futuro, in pieno stile Marvel, si rischia che ogni prodotto perda la propria identità e che sia una mera estensione degli altri, che per fruire un prodotto sia necessario (come in questo caso) recuperare diverse altre opere per chiudere il cerchio. Se da un lato è gustoso seguire vicende di personaggi entrare e uscire da contesti diversi dall’altro si rischia che questo modus operandi rischi di ingolfare il sistema.
Ahsoka è quindi un prodotto estremamente curato, sia tecnicamente che narrativamente, ma che potrebbe essere il primo vero spartiacque tra prodotti identitari come Andor e riempitivi e derivativi come The Book of Boba Fett dove ogni uscita è l’espansione di qualcos’altro. La prima stagione risulta quindi piacevole per chi segue da tempo le vicende di Furbetta mentre fin troppo enigmatica per chi non conosce approfonditamente il personaggio e il suo passato.