Asteroid City, la Recensione del nuovo film di Wes Anderson
In sala dal 14 settembre, ecco la recensione di Asteroid City, il nuovo attesissimo film di Wes Anderson con il suo super cast composto dagli ormai fedelissimi Edward Norton e Tilda Swinton, e dai grandissimi Willem Defoe, Adrien Brody, Margot Robbie, Scarlett Johansson e Steve Carell.
Dopo il passaggio a Cannes, Asteroid City di Wes Anderson (qui il trailer) arriverà anche in Italia, con una discreta calma, a metà settembre. Un ritorno in pompa magna, quello del regista di film amati moltissimo da un certo pubblico, come l’ultimo The French Dispatch, che si avvale di un cast di fedelissimi ma anche volti “nuovi“.
Non solo Tilda Swinton ed Edward Norton, ma anche Margot Robbie, Steve Carell, Tom Hanks e Scarlett Johnasson. Insomma, già questi nomi gettano le solide basi su cui di fatto Asteroid City andrà a tirare su una riflessione metacinematografica e non solo, che potrebbe dividere (ancora una volta) il pubblico.
Asteroid City, la Trama
Siamo nel 1955, quindi in piena Guerra Fredda, ma ben lontani dalle metropoli americane. Il deserto di un imprecisato luogo tra Arizona e New Mexico, sarà lo sfondo che accoglie questo minuscolo agglomerato di case che dà il nome al film. Sole ottantasette anime che si riuniscono per festeggiare l’anniversario dell’impatto di un meteorite avvenuto millenni or sono.
Non è diverso questo Asteroid City, un film che farà ampiamente discutere e che inevitabilmente dividerà tanto la critica quanto il pubblico stesso, con le ormai consuete ripartizioni suddivise in quattro porzioni. Il bello del cinema è anche e soprattutto questo, sempre in fin dei conti.
Fatte queste ormai doverose premesse, ci possiamo addentrare in questa sua nuova opera, dove Anderson riprende tutto ciò che ha di più caro. Dalla forma ormai caratteristica di ogni film firmato Wes Anderson, fino al contenuto anch’esso ormai ben collaudato anche grazie al sodalizio ben saldo con Roman Coppola. Storie corali, tra dramma e commedia, dove l’intreccio è sempre pronto a sciogliersi in un unico punto di fuga.
Riprendendo il discorso iniziato in The French Dispatch, il buon Wes Anderson si espone ancor di più, proponendo una riflessione sulla genesi di un’opera, la sua. O meglio, le sue. I personaggi presenti in Asteroid City non sono altro che tutto ciò che abbiamo potuto ammirare fino ad oggi. Da I Tenenbaum fino agli scout innamorati di Moonrise Kingdom, passando anche per i due capolavori di animazione in stop motion come l’acclamatissimo L’Isola Dei Cani.
Il cinema di Wes Anderson in un unicum dove l’autore si autocita in ogni sua forma. Sia dentro che fuori dal set. Come si arriva dunque all’idea del suo cinema? Wes Anderson ce lo racconta per mano di Bryan Cranston, narratore onnisciente ed onnipresente, e di Edward Norton, commediografo che crea uno spettacolo nello spettacolo, con un inevitabile scissione apparentemente netta tra realtà e finzione.
Eppure, questi due concetti confluiscono inevitabilmente in Asteroid City, sebbene siano ben distinti tra sequenze a colori e in bianco e nero. Basta l’incipit per capire che con questo film, il regista texano ci mostrerà qualcosa di nuovo rispetto a quanto visto fin ora. E al tempo stesso, un suo connubio, esattamente come la distinzione di cui sopra. Realtà e finzione, vecchio e nuovo.
Ed è proprio qui che si focalizza il punto del discorso di Wes Anderson. Dopo una prima parte canonica, Asteorid City vira brutalmente verso un’istanza molto più intimista, che si racchiude in una sequenza dal sapore fortemente onirico e che lancia un messaggio forse banale ma comunque forte e ben costruito: non puoi svegliarti, se non ti addormenti.
Potrebbe quasi sembrare che con Asteroid City, Wes Anderson abbia scelto di confezionare un film testamento, un’opera che mette un punto nella sua carriera, visto e considerata la scelta di racchiudere tutto il suo cinema in questi cento minuti. La volontà di costruire un film del genere, potrà però lasciare un certo amaro in bocca.
L’alternarsi costante di piani narrativi, insieme alle storie che riguardano l’ampissima collettività di personaggi presenti, risolte in maniera molto rapida, presta il fianco ad un giudizio legato alla superficialità del film. E ancora, alle solite accuse che vedono Wes Anderson come un regista dalla bellissima forma ma dalla scarsa sostanza. Nulla di più sbagliato, almeno per Asteroid City.
Il film non vuole avere un intrinseco significato, sia esso legato allo sviluppo della storia di pari passo con i personaggi. Asteroid Cityè un film che vuole essere sentito, che vuole ripercorrere i passaggi del cinema di Wes Anderson in ogni sua forma, dalla genesi fino alla riproduzione. Uno stallo dunque che ci permetterà di risvegliarci e di voler riprendere a guardare tutta la filmografia di Anderson, ma stavolta con occhi diversi.