Talk To Me, la Recensione del nuovo horror targato A24

In sala dal 28 settembre, Talk To Me, il nuovo film horror della A24

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Arriva anche in Italia, grazie a Midnight Factory, l’acclamato Talk To Me, il nuovo horror A 24 che ha spopolato negli Stati Uniti divenendo un vero e proprio caso. Opera prima del duo registico Danny e Michael Philippou, altresì noti nei meandri di YouTube come RackaRacka, il film offre parecchi spunti molto interessanti, rileggendo a suo modo il possession movie. Ma è davvero “l’horror dell’anno“, com’è stato ampiamente definito da una larghissima fetta di pubblico?

Talk To Me, la Trama

Nella Terra dei Canguri, spopola nell’etere una challenge molto particolare: grazie ad un feticcio, è possibile essere posseduti da uno spirito, ma non oltre i novanta secondi. La giovane Mia decide quindi di partecipare a questa particolare seduta spiritica, coinvolgendo i suoi amici. In un niente, la situazione degenera inesorabilmente. La porta che unisce l’altro mondo, resta aperta. Visioni inquietanti perseguiteranno la nostra protagonista, che non sembra trovare una via d’uscita.

Talk To Me, la Recensione

Da un libro, quello dell’acclamato Babadook, ad un pezzo di ceramica che contiene una mano mummificata. L’Australia è dunque terra di feticci che generano orrore, con buona pace della A 24 che ben accoglie alla sua corte una certa tipologia di racconti mai banali. Non è un caso che ormai la casa di produzione americana si sia ampiamente affermata nel mondo del cinema contemporaneo grazie ad un suo stile molto ricercato e che abbraccia ogni genere.

In particolar modo per ciò che concerne l’horror, il quale deve la sua “rinascita” anche e proprio grazie alla A24 (qui una lista dei suoi migliori film). Un filone che sebbene il budget ridotto non ha l’intenzione di produrre film di rapido uso e consumo. Tanto in generale quanto più nell’horror, dove prende la lente di ingrandimento e la punta su talenti nascosti. Bastano i nomi di Ari Aster e Robert Eggers per dare un’idea.

Nell’era del 3.0, anche YouTube può offrire spunti interessanti, come cortometraggi che vengono poi tramutati in film. Che poi sian di scarso successo e qualità, è un altro discorso. In questo contesto dunque si inserisce Talk To Me, un film horror che racchiude in se moltissime ambizioni che però non trovano sempre una perfetta esposizione. Il che, in barba al manicheismo di oggigiorno, non lo rende né il capolavoro incensato d’oltreoceano, né un film da buttare completamente.

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I gemelli Danny e Michael Philippou, o RackaRacka per usare il loro nome d’arte, confezionano una buona pera prima che seppur non esente da difetti difficili da ignorare, riesce nell’intento di far confluire i due stili che l’horror contemporaneo offre, formando un connubio di jumpscare ed atmosfera molto interessante nei suoi intenti, un po’ meno nella sua riuscita complessiva.

Appare chiaro sin da subito che il duo dietro la macchina da presa abbia piene capacità del mezzo. Un pregevole piano sequenza apre Talk To Me e ci porta dentro la più classica delle feste giovanili alcoliche e drogherecce. Un interessante espediente tecnico che vuole restituire allo spettatore una certa sensazione di realismo rispetto ciò che sta accadendo e che andremo a vedere. Finzione sì, ma fino ad un certo punto.

È interessante vedere come sia proprio una mano ad essere l’oggetto della discordia. Un feticcio usato a più riprese nel cinema ma che qua diventa portale per un altro mondo. Una stretta, tre paroline magiche, ed ecco che il protagonista della seduta diventa un oggetto passivo di sguardi non troppo indiscreti che vanno da uno spirito deforme a quello di molte altre videocamere, quelle incorporate negli smartphone di tutti noi. Una vera e propria estensione della nostra mano.

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Talk To Me dunque si propone di rileggere un sottogenere dell’horror, quello delle possessioni, esattamente come ha fatto Bodies Bodies Bodies (sempre facente parte della grande famiglia A 24) con lo slasher, guardando alla tanto vituperata Gen Z, senza mai però avere intenti giudicatori. Tuttavia nonostante questa forte ambizione, il film tende a latitare sotto questo aspetto.

Sono molte le sequenze degne di nota, ancor più se andiamo a considerare una scelta stilistica coraggiosa ma purtroppo non ben dosata. Si parte forte sin da subito, con un interessante scena in cui tutti i protagonisti trovano lo “sballo” non tanto nei cocktail homemade (magari con qualche acido), quanto più nell’essere posseduti. Stile classico, con il consueto e frenetico alternarsi di primi piani, contenuto del tutto nuovo.

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E ancora, una buonissima dose di gore ma fine a sé stesso e molto impattante per lo spettatore. Siamo lontani dallo splatter di un film trash, in altre parole. Tuttavia, dopo aver sganciato la bomba, Talk To Me cambia pressoché subito registro, giocando molto sulla parte drammatica e offrendo l’apprezzabile nenia dell’orrore del dramma familiare. I traumi vengono quindi a galla e portano la protagonista ad una serie di scelte sempre più che opinabili.

Sebbene l’assopirsi e pur sporadicamente, Talk To Me offre anche qui scene che possono risultare molto forti. E soprattutto con uno stile ben diverso dal classico jumpscare. Una breve sequenza di torture che ha una notevole capacità di rimanere impressa nella mente dello spettatore, tanto è inquietante. Cosa non affatto banale, ancorché parliamo pur sempre di un esordio registico che può essere promosso con riserva.

Arrivando al finale ben orchestrato e che lascia moltissime domande (che avranno probabilmente risposta nel sequel già in cantiere), Talk To Me sbanda costantemente tra i due stili canonici dell’horror contemporaneo, ora somigliando ad un film della Blumhouse (qui una lista dei migliori) ed uno della A 24. O in altre parole, tra un film horror di jumpscare e gore e uno di inquietante atmosfera. Sceglie di non scegliere dunque, racchiudendo in sé di tutto, un po’, e finendo per essere schiacciato dalle sue stesse ambizioni.

Una promozione dunque, seppur con riserva, per questo Talk To Me. Di certo, è che ci troviamo di fronte ad un ennesimo fenomeno cinematografico che ha dell’ottimo potenziale per portare la gente al cinema. E di fronte a questi eventi, così come per Barbie e Oppenheimer, ogni giudizio critico, più o meno valido che sia, non può far altro che schiantarsi contro una sospensione.

Cast

  • Sophia Wilde: Mia
  • Alexandra Jensen: Jade
  • Joe Bird: Riley
  • Zoe Terakes: Hayley
  • Otis Dhanji: Daniel
  • Miranda Otto: Sue
  • Chris Aloisio: Joss

Trailer