Secondo la pregevole pubblicazione americana i Maneskin sono anche: “La più grande rock band italiana di tutti i tempi”
A dirlo è il New York Times, una delle voci giornalistiche più rispettate al mondo. Parlando dei nostri Maneskin, l’autore Dan Brooks li inserisce in un ritratto contemporaneo dell’Italia colmo di affetto e colorato di fascino esotico, nel quale il quartetto di Roma sembra la proverbiale ciliegina sulla torta.
“La colazione è fatta di caffè e sigarette. Nonostante questi rischi ortopedici e nutrizionali, tutti hanno un aspetto migliore di noi. Parlano davvero così, un mix enfatico di vocali, gesti e clacson che definiamo ‘italiani’. Essere rimproverati in questo linguaggio da un automobilista che vuole parcheggiare sulle strisce pedonali significa rendersi conto che alcune idee popolari sono in realtà vere”.
Stereotipi confermati, insomma, buon per noi. E i Maneskin? “Le uniche rock star della loro generazione, e quasi certamente la più grande rock band italiana di tutti i tempi”. Il titolo dell’articolo è proprio: “Is Maneskin the Last Rock Band?” Brooks li riassume così: “Come se i Motley Crüe fossero stati congelati criogenicamente, poi rianimati nel 2010 con Rob Thomas alla voce”.
Perché piacciono così tanto? Il giornalista affida la spiegazione a una metafora dello stesso batterista del quartetto, Ethan: “Se mangi pesce, carne e arachidi ogni giorno per anni, e poi un giorno scopri le patate penserai: ‘Wow, patate! Mi piacciono le patate. Le patate sono fantastiche’. Ma le patate sono state lì per tutto il tempo, eri tu che non le mangiavi”.
Non è tutto. Dice Brooks: “Molti elementi della presentazione dei Maneskin, come il travestimento e l’occasionale bacio tra i maschi, sono sinceramente sconvolgenti per gli italiani più anziani, anche se sembrano familiari o addirittura triti al pubblico negli Stati Uniti”. E poi, aggiunge: “Suonano musica rock ma operano secondo le logiche commerciali del pop“. Non lo si può negare, ed è un buon riassunto.