Disincanto: l’ultima, pessima stagione chiude una serie inutile e dimenticabile

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Disincanto non ci ha lasciato nulla di nulla: una serie confusa che non fa ridere e non è intelligente, e che per fortuna è finita

Quando qualche anno fa Disincanto è stata annunciata come nuova serie di Matt Groening, e per giunta in arrivo su Netflix, in tanti si sono entusiasmati: avremmo avuto il degno seguito de I Simpson e di Futurama? Ora sappiamo la risposta: no. Dopo cinque stagioni, la serie si è conclusa senza lasciare alcun impatto in nessun modo.

Disincanto segue le avventure di Bean, una giovane principessa sregolata e ribelle, un demone di nome Luci e un elfo di nome… Elfo. L’idea è più o meno quella di parodizzare l’immaginario medievale e fantasy, anche se nella serie spuntano altre realtà come quella di Steamland, d’ispirazione steampunk, o un mondo sottomarino.

I problemi principali: le trame sono infinite, intricate e inconcludenti; i personaggi sono troppi, spesso inutili e recuperati a caso a distanza di una o due stagioni; la comicità è datatissima, con gag puramente cringe o che sembrano più freddure; e la satira si perde tra frecciatine che nessuno può cogliere e messaggi banali e scontati.

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Ne risultano episodi confusi nei quali i personaggi sembrano correre qua e là senza uno scopo, mentre la trama non segue alcuna direzione e non tende ad alcun obiettivo, perché i personaggi non ne hanno alcuno. Questo potrebbe sembrare profondo, invece è solo noioso.

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