In inglese questo venne riportato con l’accezione di ignorare, che il governo americano scelse di interpretare come un responso negativo alla loro richiesta e un rifiuto di ulteriori dialoghi. La stampa internazionale invece tradusse la risposta con un altro significato: “mokusatsu: nemmeno degno di commento”.
Indignazione, quindi, più che rifiuto. Una reazione che avrebbe potuto portare a un ripensamento, o a una considerazione dei termini, forse anche a una resa. In fondo il Giappone stava perdendo comunque, era rimasto l’unica forza dell’Asse in campo e di lì a poco avrebbe subito anche la dichiarazione di guerra dell’U.R.S.S..
Ma andò come sappiamo: “mokusatsu” fu interpretato come un no, e per tutta risposta gli americani sganciarono le due bombe che uccisero un totale di più di 150mila persone. Ovviamente va ricordato che l’utilizzo della bomba atomica era urgente anche per dare una dimostrazione ai futuri nemici, i russi, della potenza americana.
Infatti non a caso Truman fece “filtrare” presso Stalin l’informazione su una nuova e potente arma da usare contro il Giappone, anche se i russi sapevano già tutto grazie alle spie a Los Alamos. Insomma, un delicato gioco di politica internazionale. La domanda rimane: senza quell’errore di traduzione (intenzionale? Accidentale?) le distruzioni di Hiroshima e Nagasaki si sarebbero potute evitare?