Dalla scena della mela accaduta veramente al rapporto di Oppenheimer con Jean Tatlock. Ecco la biografia che ha ispirato Nolan e quanto il film è fedele alla realtà.
Attenzione, se non avete ancora visto il film, questo articolo contiene spoiler.
Forse non tutti sanno che Oppenheimer, il film che sta facendo chiacchierare gli appassionati in questi ultimi giorni, si ispira ad una biografia del famoso scienziato che ha vinto anche il premio Pulitzer. Il libro si intitola “Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica” e gli autori sono Kai Bird e Martin J. Sherwin. Oltre a raccogliere il materiale storico che riguarda il Progetto Manhattan e il primo vero test della bomba atomica, dunque, Christopher Nolan ha seguito la linea di questa biografia, raccontandoci una storia il più autentica possibile.
Il film, oltre a ripercorrere la carriera di Robert Oppenheimer, esplora il contesto politico e social attorno al quale prende vita l’idea di costruire una bomba atomica per fermare la guerra (e tutte le guerre future, nella mente del protagonista). In una delle prime scene del film, ad esempio, vediamo Oppenheimer avvelenare la mela del suo professore con il cianuro. Ebbene, in effetti questo episodio accadde veramente. Oppenheimer odiava al punto il suo insegnante da volerlo avvelenare, ma fu scoperto e i genitori dovettero combattere non poco per non farlo espellere da Cambridge.
Il rapporto con Einstein
Nella sequenza forse più importante del film, invece, vediamo Oppenheimer che discute con Einstein subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (1947). In realtà la chiacchierata fra i due non si svolse proprio in quel modo, ma è vero che si incontrarono dopo il conflitto in occasione della festa di compleanno di Einstein, organizzata dal centro ricerche dell’università.
Molti di voi potrebbero pensare che la bizzarra scena in cui il protagonista si reca alla Casa Bianca da Truman (interpretato da Gary Oldman) sia pure invenzione. In realtà un incontro ci fu per davvero e non andò per niente bene. Oppenheimer pronunciò la famosa frase “ho le mani sporche di sangue” e l’inquilino dell’epoca della Casa Bianca non la prese affatto bene. Anche la frase del presidente, che Oppenheimer sente uscendo dalla stanza, è vera secondo la biografia: “Non portatemi più quel piagnone”.
Le donne della vita di Oppenheimer
Nel film la location principale è senza dubbio Los Alamos, che si trova in pieno deserto. Nolan ce la mostra praticamente in mezzo al nulla, ma in realtà qualche villaggio c’era anche all’epoca. Pensate che dopo l’uscita del film al cinema ci sono state anche proteste da parte degli attivisti della zona, che da anni chiedono che vengano loro riconosciuti i rischi a cui sono stati esposti in tutti questi anni, dopo il test Trinity, il 16 luglio del 1945.
Ma passiamo alle donne che hanno fatto parte della vita di Robert Oppenheimer. La moglie Kitty, interpretata nel film da Emily Blunt, era per davvero un’alcolista, mentre l’odio per i fiori da parte dell’amante Jean Tatlock (Florence Pugh) è documentato anche nella biografia. Nolan ha voluto modificare il modo in cui finì la relazione tra i due: nella pellicola vediamo Robert prendere la decisione di lasciarla e pronunciare per primo il discorso di rottura, in verità fu lei a decidere.
Nella terza ora il film esplora la diatriba fra Oppenheimer e Lewis Strauss, membro della Commissione per l’energia atomica degli Usa. Il personaggio interpretato da Robert Downey Jr è il principale antagonista di Oppenheimer: uno dei colpi di scena finali del film vede David Hill (Rami Malek) che testimonia proprio contro Strauss. È vero: Hill disse effettivamente che Strauss fosse ossessionato all’idea di vendicarsi di Robert Oppenheimer. Non fu però l’unico, dato che contro la sua conferma a segretario del commercio si pronunciò pure il senatore del New Mexico Anderson. Anche il breve riferimento alla telefonata con un giovanissimo Kennedy (che votò a sua volta contro) è vero.
Chiudiamo con la parte dedicata allo spionaggio con i sovietici, un tema che Nolan esplora a 360 gradi nel film. È vero anche il coinvolgimento dello scienziato Klaus Fuchs come spia all’interno del segretissimo Progetto Manhattan. Fu lui, infatti, a far uscire preziose informazioni sull’uso della bomba atomica. Nel libro su Oppenheimer, però, ci sono anche altre due persone che vengono definite spie: si tratta di David Greenglass e Ted Hall. Anche il lavoro e gli interrogatori svolti da Boris Pash (Casey Affleck) sono assolutamente basati sulla realtà dei fatti.