Stanno facendo molto scalpore le parole che il celebre regista Enrico Vanzina ha dichiarato durante un’intervista fatta con Il Giornale e con Gianni Canova, rettore dello Iulm di Milano. Lo sceneggiatore ha infatti parlato della situazione del cinema italiano e del suo modo di fare commedia che l’ha reso così popolare.
La commedia italiana ha raccontato tutto in anticipo – ha osservato Vanzina. Se fossi ministro metterei qualche lezione in meno sui Promessi Sposi e una volta alla settimana la proiezione di un film di commedia italiana per capire chi siamo e da dove veniamo.
Lo sceneggiatore ha poi raccontato aneddoti e curiosità sul film Sapore di mare, che quest’anno compie 40 anni, e ha detto la sua sulla società italiana e su come è cambiata negli anni.
Quando Sergio Mattarella mi ha ricevuto per il David mi ha detto: “Finalmente un riconoscimento alla commedia di questo Paese”. Per me è stata una grande vittoria di Steno, Risi, tutti quanti…Una certa critica di sinistra non ha capito il cinema popolare. C’è stata una grande miopia di un certa critica di sinistra, di non aver capito l’importanza del cinema popolare italiano, che ha raccontato meglio di tutti questo Paese. Volevo fare una riflessione politica.
Una cosa che mi ha colpito. Io sono liberale, né di destra né di sinistra, non ne faccio una questione ideologica ma storica. Una critica militante di sinistra demonizzò gli anni Ottanta, quelli di Craxi, Berlusconi, Reagan, della Thatcher. Sono considerati gli anni stupidi, edonistici, superficiali. All’interno del Pci iniziò un dibattito perché solo alcune voci, dissidenti, dicevano: questi film popolari, come ‘Sapore di mare’, piacciono al popolo, perché dobbiamo sostenere solo quelli dei Festival? Questo dibattuto non si è mai
Due mesi fa ho vinto il David di Donatello alla carriera. Io penso che lo dovevamo vincere ai tempi di ‘Sapore di mare’. Mai avremmo immaginato che ‘Sapore di mare’ avrebbe avuto un successo del genere. Con mio fratello Carlo avevamo fatto un film che si chiamava ‘I fichissimi’, con Jerry Calà e Diego Abatantuono. Un grande successo comico.
Il film ha il record nella storia del cinema, costò 300 milioni e incassò 9 miliardi. Quindi avevamo un potere contrattuale enorme. Portammo questo film, si chiamava ‘Sapore di sale’, ma c’era già un soggetto depositato alla Siae con lo stesso nome, così dovemmo cambiare in ‘Sapore di mare’. Fu un colpo di culo, sennò sembrava un musicarello per la canzone di Gino Paoli. Poi cercarono di boicottarci, dicevano che Christian De Sica faceva scappare la gente dalle sale, che Virna Lisi era finita, invece cominciò una seconda carriera. Ma noi volevamo fare per la prima volta un film sincero. Volevamo mettere una piccola dose di autobiografia in una commedia romantica