Cosa ci rimane di Better Call Saul? Si può dire pari o superiore a Breaking Bad?
Better Call Saul funge da prequel, sequel e complemento di Breaking Bad: una serie che ne ha ereditato lo spirito e ha chiuso un gigantesco cerchio attorno ai personaggi. Non solo il protagonista, l’avvocato dalla morale contorta che si rivela molto più complesso di quel che pensavamo, ma anche tutti gli altri.
Mike, in primis, la cui figura viene esplorata e risollevata dopo l’indegna fine in BrBa per mano di Walt; Gus, che ci appare molto meno villain e molto più umano nel suo percorso verso la violenza e la criminalità; e la famiglia Salamanca, in primis tio Hector, del quale ci viene mostrata la lancinante parabola discendente.
A funzionare sono poi anche i comprimari, tutti parte di una grande messa in scena tragica nella quale per certi versi nessuno si salva. Nacho, ennesima vittima delle eterne lotte criminali tra spacciatori; Howard, in fondo un personaggio buono ingiustamente sacrificato; Chuck, non privo di colpe ma in questo non diverso dal fratello Jimmy.
E poi Kim: la figura femminile forse più complessa e completa che si sia mai vista in una serie tv, con poche eccezioni. Rhea Seehorn conferisce con la sua interpretazione un’incredibile spessore al personaggio, che pur fungendo da “commento” e spalla morale di Saul è allo stesso tempo una donna indipendente, con una personalità esplosiva ma una morale a sua volta traballante e cedevole.
Difficile decidere chi siano i buoni e cattivi: Mike, per esempio, deve compiere delle azioni riprovevoli ma ci è ben chiaro il rimpianto con cui lo fa; mentre il perfido Lalo, la quintessenza della spietatezza dei Salamanca, non è “cattivo” di per sé ma è semplicemente il prodotto (peggiore) del suo ambiente.
Il commentario sociale in BCS si espande rispetto a BrBa, partendo sempre da vicende personali per esplorare un vasto panorama di argomenti e situazioni, dalle truffe legali al mondo della pubblicità, dalla criminalità organizzata a quella “amatoriale” e passando per lo iato tra passato e futuro nel mondo dello spaccio di droga.
La serie non lascia niente al caso, tessendo un fine fan service nel raccontarci dettagli come le origini del personaggi di Krazy 8 (il suo nome compreso) o del famoso campanello di Hector, concedendoci verso il finale comparsate di amati personaggi di BrBa come Hank o persino gli stessi Walt e Jesse.
Inizialmente BCS non è stata capita perché molto più riflessiva e drammatica rispetto a BrBa, colma invece d’azione e tensione. Ma la serie si è evoluta sui binari giusti regalando momenti incredibili ed episodi memorabili, come quello con Saul e Mike nel deserto, precipitando poi verso un finale “anticlimatico”, diciamo così, potente ma controverso, che nella sua pacatezza ancora fa discutere.
L’abilità di Vince Gilligan e dei suoi collaboratori nella costruzione di una serie perfetta trova dopo Breaking Bad molte nuove succose occasioni in Better Call Saul, non lasciandosi sfuggire alcun momento per fare della grande televisione come ancora oggi poca se ne vede, anche in streaming.