Vediamo grandi differenze con le sigle delle serie tv odierne. Anzitutto abbiamo un’introduzione narrata, che non si limita a presentare personaggi e interpreti ma ci spiega ogni volta la premessa della serie intera. Questo perché gli episodi andavano in onda settimanalmente, ed era necessario di volta in volta ricordare al pubblico cosa si guardava.
Ciò creava un meccanismo di fidelizzazione assente nelle serie di oggi, che escono tutte d’un colpo e vengono bingiate in 48 ore. Nella sigla di Hercules possiamo inoltre goderci l’ingenua ma ambiziosa CGI anni ’90, invecchiata forse male ma all’epoca molto convincente, specie per un pubblico di bambini che seguiva la serie la mattina, a casa da scuola.
La forza della serie stava nel conglomerare in maniera più o meno casuale tutta l’epica greca classica, anche quella non strettamente relativa al personaggio di Eracle (come il Minotauro, per esempio, che si scorge nella sigla), affastellando immagini che trasudavano epicità e promettevano avventure fantastiche senza fine.
E a questo serviva anche una sigla ben lunga, che durava come possiamo vedere un minuto intero, in grado di presentare uno scenario ampio con immagini tratti da vari episodi della serie e creare un immaginario resistente, forte e penetrante. Insomma: un intro da manuale, che dimostra come davvero si catturano gli spettatori di una serie tv.