Kevin Spacey e Keyser Söze: perché il finale de I Soliti Sospetti è il migliore della storia

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Keyser Söze è sempre stato lui e lo prova un identikit che giunge subito dopo. L’agente corre fuori a cercare Verbal ma lui è già svanito, con la famosa frase: “La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste. E come niente… sparisce“. Brividi.

La cosa interessante e anche un po’ divertente è che l’identità di Keyser Söze è stata tenuta segreta anche al cast e fino all’ultimo, sia per proteggere il mistero che per creare una certa tensione nella recitazione che, del resto, si coglie appieno. Meglio ancora: Bryan Singer aveva convinto ciascuno dei protagonisti, cioè della banda, che Keyser Söze era proprio lui.

La verità si è scoperta solo quando il film è stato mostrato agli attori, e Gabriel Byrne ha reagito violentemente quando ha capito che non si trattava di lui. Lo stesso Kevin Spacey ha raccontato: “Gabriel Byrne era stordito dal fatto che non era lui Keyser Söze. E se ne è andato nel parcheggio a litigare con Bryan Singer. Per mezz’ora”.

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Il tutto dietro a un finale leggendario e praticamente perfetto, culmine di un film sceneggiato magistralmente e che negli ultimi secondi ci fa precipitare addosso l’enorme verità con un incrocio di voci che rappresentano la natura sfuggente della verità stessa. Come lo stesso Söze, un fantasma quasi, che un volto migliore di quello di Kevin Spacey non poteva trovare: “Dopodiché, penso che non ne sentirete mai più parlare”.

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