Quando Robert Oppenheimer disse di sé: “Sono diventato Morte, distruttore di mondi” [VIDEO]

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La politica di non aggressione reciproca si configura da ormai molti anni in un fragile equilibrio che si regge sull’idea che a prescindere da chi attacchi per primo alla fine non vi sarebbero né vincitori né sconfitti, perché tante e tanto potenti sono le bombe atomiche in possesso di diverse potenze mondiali che la distruzione dell’intero pianeta in un lancio incrociato sarebbe quasi sicura.

Questo è vero anche ora che U.S.A. e Russia si vedono ancora una volta contrapposti nella Guerra in Ucraina: è vero che gli arsenali sono stati relativamente ridotti e la situazione è cambiata rispetto ai tempi della Guerra Fredda, ma Putin e Biden hanno ancora la possibilità, entrambi, di decidere delle sorti del mondo premendo un solo, letale “bottone”.

In quel lontano 1945, durante quella prima esplosione, Oppenheimer capisce in un lampo tutto questo, immaginando il mondo futuro e la sua esistenza in costante pericolo per via dell’ordigno che lui stesso ha creato. Ecco perché anni dopo, nell’intervista qui sopra, confessa di essersi attribuito silenziosamente un appellativo divenuto celebre.

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Quello di “Morte, distruttore di mondi” (“Death, destroyer of worlds”), un verso tratto dallo scritto sacro hindu Bhagavad Gita tramite il quale si attribuisce la paternità di ciò che ha creato. Ingiusto però “incolpare” Oppenheimer di questo: le ricerche erano in atto in tutto il mondo e molti altri sarebbero potuti arrivare dove è arrivato lui. Ma lui ci è arrivato prima.

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