Barbie, la Recensione del film con Margot Robbie

Ecco la nostra recensione di Barbie, attesissimo film di Greta Gerwig con protagonista Margot Robbie

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Finalmente al cinema, l’attesissimo Barbie, chiacchierato film diretto da Greta Gerwig con Margot Robbie protagonista assoluta della scena. Coadiuvata da Ryan Gosling, così come da un supercast a far da spalla, il film ha sin da subito suscitato tantissima curiosità in tutti i cinefili, creando già discussioni e spaccature nette. Il che lo rende in automatico un grandissimo film.

Giunta alla sua terza opera dietro la macchina da presa, saltando al di qua del set, l’attrice-regista Greta Gerwing ci porta dentro ad un film che vuole ergersi manifesto sociale, mostrando uno spaccato, anzi lo spaccato sociale per eccellenza. Un’operazione rischiosa, sia per il contenuto che per il personaggio portato su grande schermo, ma ciò che è importante è che siamo davanti ad un’operazione perfettamente riuscita. Almeno per una buona parte degli spettatori che andrà a vederlo, per usare un eufemismo.

Barbie, la Trama

Tutto scorre alla perfezione in quel di Barbieland. Ogni giorno è un grande giorno finché la nostra amata Barbie, nella versione Stereotipo, inizia ad avere una crisi di identità e coscienza che deve superare, viaggiando nel nostro mondo, quello reale. Un mondo che come ben sappiamo è molto lontano dal regalare grandi momenti ogni giorno. Girovagando in quel di Santa Monica Beach, Barbie dovrà trovare chi le ha “donato” quei cattivi pensieri ma soprattutto sé stessa, onde evitare possibili disastri. Che, neanche a dirlo, arriveranno del tutto inaspettatamente.

Barbie, la Recensione

Discutere le icone, osservarle e decostruirle laddove necessario. Il contemporaneo si muove su precisi binari, guardando tanto a noi quanto a ciò che ci circonda, a come questo viene percepito. Barbie la bambola, Barbie l’icona, Barbie l’istituzione. Ogni pezzo di plastica venduto incorpora una moltitudine di idee, in costante tensione tra le leggi di mercato e quelle di toccare le corde dello spettatore pagante. Muovere le masse, insomma, affinché si risveglino dal torpore, magari anche consegnando un obolo al cassiere.

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Barbie in tal senso ci è sempre riuscita, applicando rivoluzioni sociali nel mondo della gioventù di allora. Non più bambolotti con i quali giocare a fare le mamme casalinghe ma un’evoluzione del ruolo della donna. Giocare con un’ideale, più che con una bambola. Un’ideale che poi è stato sposato, quindi decostruito dal femminismo moderno. Chi è Barbie? Greta Gerwing ce lo racconta, con un incipit che solletica l’epica kubrickiana di 2001: Odissea Nello Spazio e che ci spiega quanto sopra menzionato.

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Con un rapido stacco viaggiamo nel presente di Barbieland, locus amoenus in cui tutto funziona alla perfezione, dove sono le donne che comandano una società dove tutto funziona in modo utopisticamente perfetto. Al di fuori dei vari Ken esistenti che fanno da corredo e che vivono in funzione delle sole attenzioni delle varie Barbie. Simbiosi mancate e sullo sfondo colori pastello, ad abbracciare una felice routine brutalmente spezzata da ciò che è la realtà. Una realtà che rovescia sensibilmente l’utopia costruita, mescolando le carte di volta in volta. Attraverso un atipico road movie, la regista di Lady Bird sfrutta la parodia per confezionare un film meraviglioso, dove si ride a crepapelle, tra una citazione cinematografica e gag brillantemente costruite. Cosa però più importante è il fatto che Barbie ci racconta il brutto mondo in cui viviamo con un’abile e significativa leggerezza.

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Il classico “fa ridere ma anche riflettere“, in altre parole. La potenza di Barbie si trova infatti nella sua essenza di film dalle varie letture e percezioni. C’è chi proverà indignazione, chi invece si sentirà accusato e chi invece si sentirà compreso. Non esiste un pubblico unico specifico a cui è rivolto ma, come una vera icona pop, abbraccia chiunque. E per farlo usa un linguaggio semplice, affinché tutti possano comprendere quello che di fatto è un dramma. La risata delle gag viene sempre e prontamente demolita dal nostro io interiore, soprattutto nei maschietti che magari potranno provare odio, senso di colpa, fragilità da camuffare. Un piccolo compendio, insomma, sul dover trovare il proprio posto nel mondo, nel rispetto verso chi ci circonda, senza il bisogno morboso di dimostrare di essere superiori a nessuno, ancor meno ad una donna. Si potrebbe quasi usare uno slogan per cui “il femminismo riparta da Barbie“, dunque.

Inevitabile, si potrà parlare di misandria, di odio verso gli uomini e altre obbrobriositá del genere, stile Andrew Tate, così per non far nomi. Perché alla fine, Barbie ci racconta chi siamo, cosa siamo. Una società fondata su estensioni del proprio essere, dove l’uomo è costretto a dimostrare di avere per poter essere. Tutte le fragilità messe sotto al tappeto che generano la mascolinità tossica, la voglia di comandare su tutto e tutti. Quel machismo che andrebbe distrutto, prima che distrugga e ci faccia distruggere a vicenda. Argomenti insomma che possono toccare certe corde specifiche, che costringono sicuramente lo spettatore maschietto a guardare dentro di sé e a provare un sentimento che probabilmente camufferá in qualcosa di altro e più simile al sentirsi offeso.

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Nonostante i disclaimer (che non vi sveleremo) il super cast di Barbie offre una prova a dir poco superba. Tanto i protagonisti, come di fatto da pronostico, quanto tutte le spalle. Da Will Ferrell fino ad America Ferrera, già apprezzata in Ugly Betty e in Superstore, che ricalca alla perfezione il collante tra finzione e realtà, distruttrice del concetto di standard e canone. Ruoli studiati perfettamente per gli attori e viceversa, in altre parole. E con un grandissimo cast che offre una grandissima prova, il tempo non è mai perso. Si ride, si riflette, alle volte si potrebbe anche piangere. Però, sorge spontanea una considerazione, tratta da uno slogan.

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È chiaro che Barbie è un film che vuole essere femminista a tutto tondo, raccontando una storia sfruttando e parodiando vari generi. Ma può esserci femminismo senza anticapitalismo? Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto però, qualora riesca a far svegliare dal torpore qualche spettatore, previa transazione economica, ben venga sempre. Altrimenti, si può rimanere a contestare a braccia conserte parlando di mera operazione di marketing che vuole lucrare su ideologie che vanno di moda oggigiorno. Pensieri in libertà, in fin dei conti restiamo in una democrazia (seppur a fasi alterne). Di certo però, suggeriamo a tutti una visione di questo Barbie, al di fuori di quei maschietti permalosi e insicuri: la realtà che viene mostrata, che è quella che viviamo ogni giorno, potrebbe trasformarsi in una cura Ludovico Van di complessa gestione fisica e psichica, con alto rischio di problemi epatici e odontoiatrici (causa denti stretti dalla rabbia).

Barbie, Il Cast

  • Barbie: Margot Robbie/Emma Mackey/Kate McKinnon/Issa Rae
  • Ken: Ryan Gosling/Simu Liu/Scott Evans/Kingsley Ben-Adir/Ncuti Gatwa
  • Alan: Michael Cera
  • Gloria: America Ferrera
  • Sasha: Arianna Greenblatt
  • CEO della Mattel: Will Ferrell

Barbie, il Trailer

Che ne pensate? Andrete a vederlo?

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