Se non conoscete il boss finale di Earthbound, Giygas, sappiate solo che per guardarlo dovete partire psicologicamente preparati
Giygas è il nome del main villain e boss finale di Earthbound, il secondo gioco della saga di Mother e gioiello assoluto per SNES troppo spesso ingiustamente dimenticato. Giygas è un alieno che viene combattuto da alcuni ragazzi umani apparentemente anonimi, tra i quali Ness, i quali scoprono però di essere destinati allo scontro finale con lui e di essere gli unici a poterlo battere.
Dopo infinte (nonché inquietanti, grottesche e surreali) peripezie, Ness e i suoi amici si trovano a scontrarsi con Giygas; il quale però, corrotto dal suo stesso potere, si è trasformato nell’essenza del male puro e non è in grado di controllarsi. Come risultato si tramuta in una creatura grottesca dai tratti indefiniti, che sembra racchiudere mille mostri insieme.
La boss battle, come potete vedere, viene presentata con un susseguirsi di sfondi uno più disturbante dell’altro, che rappresentano volti raccapriccianti simbolo della crescente corruzione di Giygas. I colori molto accesi contribuiscono a dir poco all’effetto e le musiche, tra le migliori della storia dei videogiochi (non solo in questa battle) scivolano verso il noise lasciando il player letteralmente pietrificato man mano che la battaglia prosegue.
La spiegazione della natura orrifica di questo boss risiede in un’idea di Shigesato Itoi, il creatore del gioco. Da bambino egli infatti vide un film per adulti per sbaglio, entrando nella sala errata, e scambiò una scena di un’uccisione per una scena di stupro. La cosa lo segnò profondamente e anni dopo decise di includere il trauma nel suo gioco.
Ecco perché mentre viene ferito Giygas pronuncia frasi che rendono la battaglia ancor più spaventosa, appellandosi alla pietà di Ness e dicendo cose contrastanti come “fa male”, “non è giusto” e “sono f e l i c e”. Il trauma viene rielaborato conferendo al dialogo un sottotesto erotico che, poi, legato allo “stupro” (ossia, l’uccisione di Giygas) rende il tutto ancor più controverso e disturbante.
Questa è ovviamente solo la ciliegina sulla torta di un gioco praticamente perfetto, nel quale succede di tutto e di più: ogni passo è intriso di sottile ironia e riflessioni tra le righe estremamente intelligenti con pronta rottura della quarta parete ed esplicitazione dei meccanismi della narrazione videoludica. Un finale degno di un capolavoro dimenticato, che ne riassume ed amplifica la potenza dei significati.