Final Fantasy XVI: è davvero la nuova ripartenza della saga? [RECENSIONE]

Una rinascita come la Fenice?

Final Fantasy XVI
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Fin dalle prime immagini Final Fantasy XVI è stato enormemente divisivo. Tramite le dichiarazioni e i trailer si notava quanto questo capitolo volesse cambiare formula, trovare una nuova dimensione all’interno della saga. Un solo protagonista, gameplay action ed esplorazione ridotta ai minimi termini hanno fatto vacillare diversi “vecchi fan” del brand tanto da polarizzare totalmente le aspettative.

Ora dopo ora ci siamo invece immersi in un gioco dalle dinamiche sfaccettate che riesce molto bene nei suoi principali intenti ma che lascia un po’ al caso alcuni elementi di “contorno”. Fin dalle prime battute possiamo però notare quanto Final Fantasy XVI voglia dimostrarsi maturo, in tutti i sensi, proponendo al giocatore una narrativa cruda e osando nel scardinare alcune dinamiche della saga.

Ma come sanno i grandi fan della creatura nata sotto la penna di Hironobu Sakaguchi e proseguita da tanti altri importanti nomi, Final Fantasy cambia ogni passo che fa, evolve pur non trovando sempre la giusta dimensione. Questo nuovo capitolo quindi rimescola alcune carte, così come han fatto i titoli precedenti, mantenendo al suo interno però alcuni cardini necessari per indossare l’importante nome che porta. Quindi, in definitiva, Final Fantasy XVI è un successo oppure è l’ennesima occasione sprecata? Vediamolo insieme passo passo.

Che cos’è un Final Fantasy?

La domanda potrebbe sembrare banale ma circoscrivere all’interno di poche parole cosa significa essere o non essere parte della saga è decisamente complicato. Al suo esordio possiamo trovare come base l’idea di trasportare su videogioco l’essenza RPG cartacea facendo sì che un gruppo di eroi si confrontino con mostruosità di ogni genere. Sia per i limiti tecnologici dell’epoca che per restare fedeli a quanto appena scritto, il gioco si sviluppava su combattimenti a turni, nudi e crudi. Velocemente però la saga trovò una nuova strada.

Gli eroi senza nome, raffigurati come i Guerrieri della Luce, iniziavano ad avere una propria personalità e una storia che li circondava da vicino. Si perde quindi quella volontà di “creazione del personaggio” da gioco di ruolo puro e ci si affida a storie più complesse e cucite perfettamente sui protagonisti. Anche il gameplay cambia di conseguenza facendo posto a qualcosa di più dinamico: l’Active Time Battle.

Questo sistema, l’ATB, è stato portato dal quarto capitolo fino al nono. In molti quindi identificano Final Fantasy (qui un articolo dedicato alla saga) a questo sistema di gioco. Ma se il gameplay, o perlomeno la base, restava la stessa (cambiando notevolmente il sistema di crescita dei personaggi), si passava da ambientazioni puramente fantasy a sci-fi/steampunk. La componente di fondo fantasy non era quindi più legata a doppio filo al brand, così come il sistema di combattimento. Il decimo capitolo torna con una modalità a turni puri e cambia notevolmente l’esplorazione. Un gioco più lineare con pochissime aree realmente libere per l’esplorazione.

MMO, politica e nuove strade

Dopo il capitolo di Tidus e company Square Soft (all’epoca) decide di tentare una strada tanto impervia quanto coraggiosa, nominare Final Fantasy XI, quindi parte della saga principale, un capitolo online. L’MMO, antecedente al celeberrimo rivale World of Warcraft risulta comunque un successo e piega nuovamente le regole. Con il dodicesimo capitolo si torna al single player, un’esplorazione leggermente maggiore rispetto alla decima fantasia finale, un focus maggiore sulla politica globale all’interno della narrativa e un sistema di combattimento ibrido, una sorta di fusione tra il vecchio ATB e il sistema presente in FFXI, il tutto gestito dai Gambit.

Dopo un tredicesimo capitolo enormemente criticato per la sua linearità e un sistema di combattimento ibrido capace di mostrare le sue potenzialità solo nell’endgame, un quattordicesimo capitolo ancora online nato come pesante fallimento e rinato dalle sue ceneri e un quindicesimo capitolo demolito da una narrativa frammentata, da un immenso e vuoto open world e anch’esso da un sistema ibrido risultato poco profondo, siamo arrivati al punto di parlare del titolo in oggetto.

Tutta questa disamina solo per mettere in evidenza quanto tutto il brand sia enormemente cambiato nel corso degli anni e quante variabili ci siano per identificare la saga. Final Fantasy XVI merita quindi questo titolo? A nostro parere sì. Questo perché rispecchia i cardini principali della saga, dalle varie creature a l’epica della narrativa. Inoltre tutto il gioco è basato sui Eikon, parte fondamentale del brand.

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Gameplay nuovo di zecca

Come già anticipato, accontentare tutti i fan è un’impresa a questo punto impossibile, soprattutto quando andiamo a toccare il gameplay. La cura del combat system di Final Fantasy XVI è stata curata da un veterano del settore, una figura di grosso peso: Ryota Suzuki. Uscente da uno degli action game più riusciti di sempre, Devil May Cry V, lo sviluppatore ha prestato la sua sapienza all’ultimo titolo della saga di Final Fantasy. Il risultato è decisamente incredibile. Il gameplay infatti funziona perfettamente. Clive, il protagonista delle vicende, avrà la possibilità di utilizzare il potere degli Eikon e ognuno di essi donerà al personaggio una serie di poteri unici. Con l’avanzare dell’avventura avremo quindi a disposizione la possibilità di personalizzare il nostro moveset.

Tra fulmini, congelamenti ad area, muri di pietra, tornado e molto altro, ognuno potrà gestire i vari combattimenti come meglio crede. Purtroppo ci sono 2 punti deboli dietro a un combat system finemente curato. Il primo risulta senza alcun dubbio la difficoltà con cui abbatteremo i nostri nemici. Parliamoci chiaro, la saga non è mai stata sinonimo di brutalità a livello di difficoltà e anche qui, durante le fasi finali, possiamo trovare degli ottimi nemici tra cacce e cronoliti. Manca però una vera e propria sfida di base, nei vari boss e veri e propri nemici segreti/opzionali.

Il secondo punto debole, che va per forza di cose a impattare anche sul gameplay, è la mancata componente rpg. Forse è proprio questo il cambiamento più grande del nuovo capitolo. Non aspettatevi di combattere il fuoco col ghiaccio (o viceversa) e, soprattutto, non avremo a che fare con status negativi di nessun tipo. Avvelenamenti, blind, novox e compagnia bella non sono presenti e avrebbero sicuramente espanso la qualità del gameplay, soprattutto considerando che il protagonista ha a disposizione un numero limitato di pozioni.

Luci, luci e ancora luci (e qualche ombra)

Durante i vari combattimenti ci troveremo in mezzo a una miriade di effetti. Il colpo d’occhio è ottimo anche se, soprattutto contro nemici grossi e veloci, si rischia di perdere un po’ la telecamera. Tutto sommato il gioco si comporta bene, come già detto, lato gameplay anche di fronte a grossi cali di frame rate durante l’esplorazione e di risoluzione durante i combattimenti. Se nel secondo caso, in mezzo ai tanti particellari e il caos della battaglia ci si renderà pochissimo conto, se non per niente, della risoluzione dinamica, i cali di frame negli spostamenti saranno più una costante.

Sicuramente sono problemi facilmente sistemabili tramite future patch. Sinceramente il gioco ci è sembrato totalmente apprezzabile e godibile a fronte di una quasi nulla patch day one. Insomma, ci sembra inutile fare le pulci a un gioco che mette sul piatto un potenziale incredibile per un difetto sistemabile nel giro di qualche settimana e che non toglieva praticamente nulla alla fruizione finale.

No RPG, no Party, ma tutta un’altra storia

Come già accennato, la componente rpg è ridotta ai minimi termini e anche i vari oggetti messi a disposizione al giocatore non riescono a variare sensibilmente il gameplay. Oltre a questo potremmo utilizzare solamente il protagonista per praticamente il 99% del gioco. La gestione di un eventuale party ci sarebbe piaciuta, palesemente uno dei tasselli mancanti rispetto ai vari Final Fantasy single player, ma è palese che il team volesse concentrare tutte le sue energie, narrative e non, su Clive.

Perché le vicende che vedono il protagonista buttato in mezzo a un delirio politico su larga scala sono decisamente eccezionali. La narrativa e l’intera trama è sicuramente la punta di diamante del titolo. Come già anticipato, Final Fantasy XVI non fa troppi sconti, per nessuno, sia nei confronti dei protagonisti che per gli avversari. Il mondo di Valisthea è in subbuglio e ogni nazione utilizza i propri Dominanti (coloro che possono utilizzare i poteri degli Eikon fino a trasformarcisi) come deterrente o arma verso le fazioni avversarie. Il tutto viene poi ricamato da una serie di alleanze e tradimenti all’altezza di Game of Thrones (qui troverete le citazioni specifiche).

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La serie TV non è tirata in ballo per caso, infatti gli sviluppatori non hanno nascosto essere una delle tante fonti di ispirazione. Oltre alle trame politiche ne han tratto anche la crudezza con cui si svolgono determinati eventi. Per quanto nel resto della saga si possano trovare storie incredibili, quella di Final Fantasy XVI non è da meno, anzi siamo di fronte a una delle trame meglio riuscite di tutto il brand.

C’è un’altra grossa fonte d’ispirazione a nostro parere che non è stata pubblicamente citata. Nelle dinamiche generali questo nuovo capitolo si comporta molto similmente alle avventure norrene del dio della guerra made in Sony. Come in God of War infatti il titolo è fortemente action con qualche spolverata di RPG (molto molto blanda infatti), enormemente story driven, trama matura ed esplorazione semplice.

Saliamo sul Chocobo in giro per il mondo… open map

Niente world map totalmente esplorabile ma più una soluzione mista tra Final Fantasy X e Final Fantasy XII. Ci sono 4 macroaree frammentate da diversi biomi o villaggi che possono essere velocemente esplorate dal gruppo di protagonisti. Una soluzione che a noi non è dispiaciuta. In mezzo a una grande mole di open world piatti e monotoni (vero Forspoken?), la scelta di curare al meglio le aree esplorabili ci è sembrata decisamente più azzeccata. Il risultato infatti è ottimo, con vegetazioni curatissime così come strutture e ambientazioni.

Nel complesso ci è sembrato il tutto un po’ disabitato, un problema però diffuso in tanti videogiochi vista la complessità elevata nell’inserire tante figure a schermo senza perdere qualità e/o far esplodere la console. Il team ha fatto di tutto per mascherare la poca popolosità ma in qualche occasione la si può notare in modo più evidente. Il risultato complessivo, tra esplorazione, impatto visivo e ambientazioni è decisamente di alto livello.

Ad accompagnarci in giro per Valisthea ci saranno le incredibili note composte da Masayoshi Soken. Un lavoro incredibile che teniamo a citare visto la maestria con cui ha inserite composizioni originali che riescono a divenire memorabili accanto a celebri brani della saga inseriti nel contesto giusto. Sicuramente una delle punte di diamante del gioco!

Final Fantasy XVI: alta dose di epicità

Perché secondo noi Final Fantasy XVI è un titolo riuscito? Il team di sviluppo che focalizzato tutte le sue energie per rendere gli Eikon il centro dell’intera vicenda. Oltre ai vari chocobo, moguri, behemoth e compagnia bella, Shiva, Ifrit, Bahamut e le altre evocazioni sono parte integrante della saga. Tutta la narrativa, almeno fino a un certo punto, e il gameplay gravitano intorno agli Eikon. Una soluzione decisamente efficace e che richiama la saga all’ennesima potenza. Proprio per questo, seppur alcune mancanze, seppur qualcuno si aspettasse qualcosa di diverso, Final Fantasy XVI è un vero Final Fantasy.

Non solo gli spettacolari scontri fra Eikon che spezzano piacevolmente il ritmo di gioco mettendo in scena cinematiche assurde, ma proprio tutto il gameplay è basato su di essi. Clive non sarebbe tale senza il loro potere e la storia non esisterebbe di pari passo. Al di là di una parentesi centrale che rallenta le vicende, la trama è un escalation di informazioni, di evoluzioni narrative e di epicità.

E forse è questo che ci aspettiamo davvero da un titolo della saga: epicità. In questo caso Final Fantasy XVI ha raggiunto a pieno i suoi obiettivi!

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RECENSIONE
VOTO:
8.5
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Claudio Faccendi
Niente Musica e niente Sci-Fi rendono Claudio pazzo furioso!
final-fantasy-xvi-recensioneFinal Fantasy XVI vuol dare una nuova ripartenza alla saga. Dopo deludenti capitoli single player Square Enix ha deciso di cambiare formula e dare il progetto in mano a chi ha letteralmente salvato la compagnia con la rinascita di FFXIV. All'interno di questo progetto si respira tutta l'epicità presente nei capitoli migliori della saga. Una narrativa di altissimo livello ci accompagna tra scenari meravigliosi e combattimenti divertenti. Sicuramente si sente la mancanza di una vera componente RPG, di una sfida maggiore e di qualche segreto. In complesso però i pregi superano di gran lunga i difetti.