Ne La Certa, il brano forse più impegnativo di Exuvia, Caparezza interpreta nientemeno che… la morte, spiegando come essa abbia un ruolo fondamentale nella nostra vita. Uno dei suoi sforzi lirici più intensi
In Exuvia Caparezza tocca vette poetiche davvero molto alte. Vero che lui stesso dice “non chiamarmi artista ma cazzaro”, però ascoltando canzoni come questa c’è da dire che la parola artista sale davvero spontaneamente alla bocca. La Certa è l’inevitabilità della fine di ciascuno di noi; che, nella visione fumettistica di Caparezza, si fa personaggio a sé e canta esprimendosi in prima persona nella canzone.
“Smettila di mandarmi fiori
Tanto mi azzanneresti come i cani fuori
Piuttosto leggimi dentro come i grandi tomi
Perché la vita è un lampo e tu ci arriverai in ritardo
Come fanno i tuoni
Io sono il tuo futuro, chiama i testimoni
Non puoi mandare i piani in fumo come gli estintori
Vengo a riportarti coi piedi per terra
Anche se voli così alto che calpesti droni
Sono leale se ti chiamo “vita mia”
Quando stai male sono la tua litania
Ma quando il male passa divento una tassa, una tirannia
Spinta nella massa che mi tira via
Mi vedi come la cattiva, la tenebra, la maldita, la dea che fa la bandita
Ma voglio solo schiodarti dalla panchina
Voglio vederti giocare la tua partita
Ringraziami
Che se fossi svanita come una dedica incisa nella battigia
Avresti l’anima spenta, l’anima grigia
Come la cenere di una cicca nella lattina
Ho dato io il tuo senso a tutto
E sono vera e senza trucco
Anche se non lo ammetti è a me che va il pensiero
Più che al cielo del Nabucco“