5 Film che raccontano la malattia con leggerezza [LISTA]

In attesa de La Folle Vita, dal 29 giugno al cinema, ecco un bel po' di consigli!

50 e 50, malattia
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Affrontare il tema del dolore, della malattia, attraverso il cinema è sempre difficoltoso. Portando sullo schermo la sofferenza, il regista accetta di affidarsi al giudizio di chi certe sfide le ha affrontate, o peggio ancora, di coloro che ancora stanno combattendo una dura battaglia. Eppure, c’è chi è riuscito a girare film in grado di raccontare la malattia con leggerezza e con garbo, senza pietismo né pesantezza ma sempre con rispetto.

È questo il caso, ad esempio, de La folle vita, pellicola in uscita il 29 giugno grazie a Wanted Cinema di cui, di seguito, potete apprezzare il trailer ufficiale:

Il film di Ann Sirot e Raphaël Balboni, registi di origine belga sbarcani quest’anno a Cannes con La sindrome degli amori passati, racconta la vita di una coppia di trentenni. Sulla loro quotidianità irrompe la madre di lui, che comincia a manifestare comportamenti insoliti.

Le amnesie e gli atteggiamenti sopra le righe, sfociano presto in una diagnosi di demenza, che costringerà la coppia a focalizzare la propria esistenza sui problemi di salute della donna. La situazione diventa progressivamente sempre più ingestibile, tanto da mettere in crisi il rapporto di coppia…

Sebbene le premesse possano suggerire il contrario, il film riesce a districarsi nel tema senza mai sfociare nel dramma più crudo, mantenendo invece un approccio ironico che rende il film estremamente godibile.

Per arrivare preparati alla visione di una delle opere più interessanti dell’anno, eccovi dunque un po’ di film che sanno raccontare la malattia con leggerezza.

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La folle vita (2020), Ann Sirot e Raphaël Balboni

LA FOLLE VITA

Iniziamo i nostri consigli parlando in maniera più approfondita di questa produzione belga. Il film di Sirot e Balboni vive di una narrazione disincantata, in cui l’incedere della demenza in una donna già eccentrica, diventa un inno alla libera espressione di sé. Il crollo dei freni inibitori dovuto alla patologia, diventa quasi un’estensione ineluttabile di una vita vissuta fuori dagli schemi.

A questa libertà si contrappongono quella del figlio e della consorte, costretti a farsi carico della donna eppure desiderosi di coltivare la propria crescita di coppia, di viversi senza dover rendere conto di responsabilità non richieste né attese.

La folle vita è una dichiarazione d’amore per la libertà, ma anche un invito ad accettare la malattia come una fase inevitabile della vita, una fase che, in ogni caso, saremo tutti prima o poi destinati ad affrontare.

Il tutto è reso attraverso un’estetica sublime, in cui i colori diventano il veicolo principe per raccontare gli stati d’animo dei protagonisti. Il gioco di tinte e tessuti, trasporta il film in una dimensione quasi irreale, una terra dell’inconscio in cui, forse, risulta ancor più semplice far proprie determinate verità.

Se cercate un film capace di parlare di malattia neurologica con leggerezza, La folle vita è un film assolutamente imperdibile! Non perdetevelo, vi ricordiamo che sarà in sala dal 29 giugno.

50 e 50 (2011), Jonathan Levine

50 e 50, malattia

Prodotto dall’inarrestabile duo composto da Evan Goldberg e Seth Rogen (The Disaster Artist, The Interview, The Boys), 50 e 50 è un fulgido esempio di come si possa raccontare il cancro strappando anche qualche risata.

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Protagonista della storia, interpretato da Joseph Gordon-Levitt, è Adam Lerner, un ventisettenne che sembra essere giunto all’apice delle sue ambizioni. Ha una relazione stabile con una ragazza meravigliosa, una vita sociale piena e un lavoro da sogno in una stazione radiofonica.

Tutto precipita quando, in seguto a dei dolori alla schiena, riceve una diagnosi di neurofibrosarcoma, rara forma di tumore maligno che colpisce la spina dorsale. Il suo, mondo fatto di eventi e serate, viene improvvisamente sostituito da una dimensione del tutto nuova, i cui confini sono tracciati dalle mura delle cliniche oncologiche.

Il film di Levine riesce a giostrare perfettamente due registi apparententemente inconciliabili. Sebbene non manchino i momenti toccanti che aprono a un finale intenso, 50 e 50 è anche un’opera ricca di passaggi esilaranti. La narrazione trabocca di quell’ironia sboccata e scorretta che è il marchio di fabbrica delle produzioni targate Seth Rogen.

Proprio l’attore canadese, nei panni dell’amico del malato, è l’incarnazione di quella che, citando Boris, potremmo definire “la linea comica” del film. A differenza del notaio di Nando Martellone, il personaggio di Rogen è però perfettamente integrato nello sviluppo della storia, redendo così 50 e 50 un esempio eccellente di come si possa raccontare il cancro senza doversi per forza rassegnare a due ore di melodramma ininterrotto.