Alien Covenant: la spiegazione dello sconvolgente finale di un film che ha diviso i fan

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Alien Covenant è un film sia amato che odiato dai fan della saga. E il colpo di scena finale ha sconvolto tutti

Il finale di Alien: Covenant, il sesto film della saga iniziata da Ridley Scott (e di nuovo da lui diretto) riprende le premesse di riflessione esistenziale maturate in Prometheus (2012). Lo fa nello specifico nella figura dell’androide David, interpretato da Michael Fassbender, istruito da Peter Weyland per ricercare le verità dietro alle origini della specie umana e il significato della sua esistenza.

In Covenant l’androide mostra un volto che potrebbe apparire “malvagio” ma è in realtà solo una deviazione logica, freddamente appunto “robotica”, legata alla sua ricerca. Come nel film precedente, David non esita a mettere in pericolo degli esseri umani pur di ottenere delle risposte, e senza fermarsi davanti a nulla.

David infatti intuisce fin troppo presto le sue capacità superiori rispetto ai suoi creatori e, dopo la morte di Weyland e messo di fronte alle incredibili tecnologie di creazione genetica degli “ingegneri” (i creatori dell’arma biologica che dà poi vita agli xenomorfi) si erge a “Dio” e non resiste alla tentazione di proseguire in prima persona gli esperimenti.

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Il robot riporta molto della personalità ambiziosa di Weyland, il quale tuttavia s’è dovuto miseramente arrendere a una morte fin troppo umana. Lui, non ostacolato da tali limiti, decide di spingersi più in là di chiunque altro e supera ogni ostacolo etico nel convincersi che gli umani sono una specie “inferiore”, che va eliminata.

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