One Piece: di cosa parla la serie Netflix basata sul manga di Eiichiro Oda [VIDEO]

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Complice l’inserimento nella serie dei “frutti del diavolo” che, ingeriti, conferiscono poteri sovrumani di differente natura. Questo crea una vasta galleria di villain, alcuni legati a vere e proprie saghe a sé stanti nella narrazione, con i quali Luffy e i suoi si debbono scontrare in battaglie spesso intricate e prolungate, di solito sullo sfondo di una realtà straniera oppressa o in pericolo per colpa dei villain stessi.

Non basta perché a dare la caccia alla ciurma c’è anche la marina militare, organo istituzionale ufficiale di controllo che esercita la propria autorità in tutti gli oceani; anche in questo caso abbiamo sia inutili yes-men rappresentanti di un potere autoritario che persone di buon cuore coerentemente convinte che la marina sia essenziale per l’equilibrio del mondo e che esso vada assolutamente ricercato.

Anche se la ciurma di pirati protagonisti si possono considerare “i buoni” spesso i personaggi si trovano di fronte a dilemmi morali e a realtà complesse, finendo non di rado per scontrarsi tra di loro nella ricerca ciascuno del proprio obiettivo e nella realizzazione della propria personalità in una crescita di carattere costante, punto di forza della serie.

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Non va scordata nel parlare di One Piece una colossale componente comica, che si alterna a momenti di tensione e più avventurosi e rende la serie completa nel suo non prendersi mai troppo sul serio. Spiccano anche una serie di parodie e re-interpretazioni di motivi popolari occidentali, di ogni tipo: per esempio il personaggio di Brook è ispirato al chitarrista Slash.

La lore di One Piece è una delle più ampie e intricate nell’universo manga e un adattamento in live action che tenga conto di tutte le sfumature che essa presenta è una sfida davvero ardua. Riuscirà la serie Netflix a rendere giustizia all’opera di Oda? Lo sapremo il 31 agosto con i primi episodi.

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