Complice l’inserimento nella serie dei “frutti del diavolo” che, ingeriti, conferiscono poteri sovrumani di differente natura. Questo crea una vasta galleria di villain, alcuni legati a vere e proprie saghe a sé stanti nella narrazione, con i quali Luffy e i suoi si debbono scontrare in battaglie spesso intricate e prolungate, di solito sullo sfondo di una realtà straniera oppressa o in pericolo per colpa dei villain stessi.
Non basta perché a dare la caccia alla ciurma c’è anche la marina militare, organo istituzionale ufficiale di controllo che esercita la propria autorità in tutti gli oceani; anche in questo caso abbiamo sia inutili yes-men rappresentanti di un potere autoritario che persone di buon cuore coerentemente convinte che la marina sia essenziale per l’equilibrio del mondo e che esso vada assolutamente ricercato.
Anche se la ciurma di pirati protagonisti si possono considerare “i buoni” spesso i personaggi si trovano di fronte a dilemmi morali e a realtà complesse, finendo non di rado per scontrarsi tra di loro nella ricerca ciascuno del proprio obiettivo e nella realizzazione della propria personalità in una crescita di carattere costante, punto di forza della serie.
Non va scordata nel parlare di One Piece una colossale componente comica, che si alterna a momenti di tensione e più avventurosi e rende la serie completa nel suo non prendersi mai troppo sul serio. Spiccano anche una serie di parodie e re-interpretazioni di motivi popolari occidentali, di ogni tipo: per esempio il personaggio di Brook è ispirato al chitarrista Slash.
La lore di One Piece è una delle più ampie e intricate nell’universo manga e un adattamento in live action che tenga conto di tutte le sfumature che essa presenta è una sfida davvero ardua. Riuscirà la serie Netflix a rendere giustizia all’opera di Oda? Lo sapremo il 31 agosto con i primi episodi.
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